Il Timone n. 124 – anno 2013 –
«Non ci si assesta più su posizioni intransigenti, del tipo: no al divorzio, no all’aborto, no ai bambini in provetta, no all’eutanasia, no al riconoscimento dell’omosessualità come valore che genera uno status giuridico. Per carità, queste posizioni non sono apertamente negate. Semplicemente, scompaiono dal dibattito pubblico. Il politico di riferimento, al quale i cattolici hanno appaltato i temi eticamente sensibili, su questi principi tace. E diventa molto loquace nel sostenere le soluzioni di compromesso – ovviamente lodate come punto di equilibrio alto e civile – che verranno sostenute in sede parlamentare. Dunque la linea del Piave morale per i cattolici si sposta continuamente: in un certo momento coincide con il rifiuto dei matrimoni gay; in un momento successivo, arrivate le nozze gay, coincide con il rifiuto delle adozioni per i gay; in un momento ancora successivo, giunte le adozioni, il politico cattolico sposta la trincea al punto in cui si richiede che i gay siano conviventi da almeno cinque anni, e facciano la raccolta differenziata correttamente e allevino un cucciolo di cane da almeno tre. E così via».
(Mario Palmaro, in La Nuova Bussola quotidiana, 1/5/2013).
«Un elemento molto visibile è che nel post Concilio i fedeli hanno largamente perduto il senso dell’importanza della dottrina per la salvezza, sostituita invece con l’importanza del fare. Non sembrano più esserci tesi o comportamenti da condannare né nell’ambito della dottrina né in quello della morale, ma solo situazioni da ascoltare, accompagnare, condividere, comprendere. Le rare sospensioni dall’insegnamento di teologi che hanno sistematicamente espresso posizioni teologiche eterodosse sono interpretate dall’opinione pubblica cattolica come mancanza di misericordia ed esercizio autoritario del potere, quando non come lesioni alla libertà di ricerca e di espressione. Queste interpretazioni sono aiutate dal modo in cui i media presentano questi casi, ma il fatto stesso che i fedeli cattolici preferiscano le interpretazioni dei media piuttosto che la fedeltà alla gerarchia della Chiesa la dice lunga sugli esiti del primato della pastorale».
(Stefano Fontana, Il Concilio restituito alla Chiesa. Dieci domande sul Vaticano II, p. 80).
«Cos’è la rivoluzione etica che mette in gioco i fondamenti dell’uomo, la dignità della sua vita, il valore inviolabile della sua corporeità che è quella che è e non può essere inventata secondo le tendenze, se non il tentativo di chi, ormai fallito nella rivoluzione che avrebbe dovuto portare alla società comunista-egualitaria, gioca l’ultima carta, quella della rivoluzione sulla “grammatica” della natura? È l’ultima chance che resta, ma è quella decisiva, che davvero porterà alla rivoluzione in senso stretto. Forse che quella dei poveri operai che non hanno mai visto un tozzo di pane in più, era solo una maschera per nascondere il vero ideale del materialismo scientifico visto da Marx? Probabilmente. Il fine era comunque questo: la dissacrazione di ogni valore per reinventare i valori dell’uomo, per ridisegnare l’uomo stesso. Ergersi al posto di Dio e dire cosa deve essere l’uomo».
(Serafino M. Lanzetta, Avrò cura di te. Custodire la vita per costruire il futuro, p. 26).
«Chi entra nella casa di un personaggio illustre e trascura di salutarlo rispettosamente, certamente viene considerato maleducato. Se è doveroso dimostrare rispetto verso le autorità della terra, quanto più non lo sarà davanti al Re dell’Universo? La presenza di Cristo nelle Specie consacrate dell’Eucaristia non è limitata solo al momento della Comunione, ma permane dovunque ci sia un Tabernacolo che custodisce il SS. Sacramento. Quando entriamo in una chiesa, il nostro primo pensiero deve essere quello di individuare la posizione del Tabernacolo in cui viene custodito il SS. Sacramento, per poter onorare Gesù con un atto di riverente adorazione. Oltre a essere un segno di rispetto, la genuflessione è anche e soprattutto un atto di adorazione, con cui l’uomo si umilia davanti a Dio e lo riconosce come suo Sovrano e Creatore».
(Sergio Russo, Il fumo di satana. Riflessioni su di un gesto fondante del Cristianesimo, p. 89).
«La condanna dell’aborto non è una prerogativa della religione cristiana. Ippocrate, il famoso medico greco vissuto nel V secolo a.C., con solenne giuramento prese l’impegno di non somministrare mai a una donna una medicina per uccidere il feto. Ancora oggi ebrei, musulmani, buddisti e molti altri che si considerano pagani condannano l’aborto come il peggiore degli omicidi».
(Antonio Brandi, Editoriale, in Notizie pro vita, n. 4, apr. 2013, p. 3).
IL TIMONE N. 124 – ANNO XV – Giugno 2013 – pag. 34
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl