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14.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto…
1 Febbraio 2014

Hanno scritto… hanno detto…

Il Timone n. 130 – anno 2014 –

«La questione del peccato è centrale nelle vicende umane e nell’annuncio cristiano. Se c’è e contrassegna l’esistenza personale di ogni uomo e donna, allora l’annuncio del Salvatore chiama ognuno alla conversione, vale a dire a volgere lo sguardo a Dio. Questa è l’esperienza che da duemila anni fanno tutti i santi e aspiranti tali. Se invece il peccato non c’è o è comunque irrilevante ai fini della salvezza perché tanto il Signore perdona tutti a prescindere, allora è la Chiesa che deve inseguire il mondo, assecondarlo nei suoi desideri e nelle sue conquiste, limitandosi a fornire un servizio che appaga quel bisogno spirituale – nel senso generico del termine – che c’è in ogni persona. Questo è ciò che predicano non solo Scalfari e affini, ma anche tanti teologi e intellettuali cattolici».
(Riccardo Cascioli, in La Nuova Bussola Quotidiana, 30/12/2013).

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«Così come esiste il cattolico laico, esiste anche il prete adulto. In genere non porta l’abito ecclesiastico, visto come fonte di distanza dalla gente e simbolo di una perdita di virilità a cui egli sembra tenere molto, in qualche triste caso intendendola anche come genitalità. Il prete adulto non ama il principio di autorità, è un fan sfegatato della democrazia, intesa quale principio generatore di giustizia, che egli applicherebbe a tutto, liturgia, esegesi, morale, persino sui dogmi preferirebbe un bel confronto democratico con tanto di votazione alla fine del dibattito. (…) Il prete adulto si guarda bene dal convertire a Cristo, un’attività considerata retaggio del colonialismo ecclesiastico: a che serve infatti convertire al cristianesimo e ancor più al cattolicesimo dopo che quel sopraffino teologo di Rahner ha spiegato che tutti siamo già cristiani, cristiani anonimi, se solo si accetta l’uomo e si segue la propria coscienza? Per questo la missione assunta dal presbitero adulto non è la conversione a Cristo e alla Sua unica Chiesa delle persone, ma è piuttosto quella di educare alla cittadinanza responsabile e consapevole ».
(Renzo Puccetti, Don Riccardo e la sua piccola Ars, s.e., 2013, p. 16).

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«È necessario difendere oggi la fede cattolica, che indubbiamente è sotto attacco: non solo ad opera delle tradizionali forze ideologiche che dall’esterno contestano la sua pretesa di essere la completa e definitiva rivelazione della verità che salva (alludo all’ebraismo, al paganesimo come religione di Stato nell’Impero romano, alla filosofia ellenistica anticristiana di Celso, all’Islam, al deismo illuministico, alla Massoneria, al comunismo ateo, allo scientismo neopositivistico, all’irrazionalismo vitalistico, al razionalismo critico), ma anche ad opera di quelle nuove forze ideologiche che agiscono all’interno, interpretando la fede cristiana con schemi concettuali erronei o inadeguati, i quali finiscono per annullarla proprio come verità (mi riferisco al modernismo teologico e alle varie forme del relativismo dogmatico)».
(Antonio Livi, in AA.VV., Verità della fede. Che cosa credere e a chi. I criteri di discernimento tra Magistero e teologia, p. 47).

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«La Chiesa in quegli anni assomigliava più che mai a una barca sbattuta dai marosi: si era da poco chiuso il Concilio e il contraccolpo del nemico a questo grandioso avvenimento voluto dallo Spirito Santo era stato tremendo. Giocò un ruolo negativo, ad esempio, il desiderio di bruciare i tempi dell’unità delle Chiese. Questo portò molti prelati cattolici a sposare tesi pseudo-protestanti. A un certo momento alcuni teologi hanno messo in dubbio l’infallibilità del Papa, proponendo di considerarlo al massimo un Vescovo primus inter pares e, per alcuni, intendendo come pares anche i vescovi appartenenti alle varie confessioni cristiane. Il Magistero e la stessa Tradizione della Chiesa erano così superati».
(Gianni Ferraresi, Con noi, instancabile, p. 87).

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«Oggi quello che sta accadendo – spesso colla convivenza di molti – è qualcosa che non ha paragone nella storia, se non nelle epoche buie dei totalitarismi sanguinari e violenti. Si sta tentando di imbavagliare la libertà di espressione (a tutti i livelli, compresa la libertà di stampa), e sembra che più nessuno sia capace di reagire. L’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) – come si leggerà nelle pagine di questo saggio – ha pubblicato un documento che sembra uscito dagli uffici del KGB o dalle ordinanze del Minculpop, e tutto sembra passare come ovvia e ordinaria amministrazione».
(Gabriele Mangiarotti, Introduzione a Gianfranco Amato, Omofobia o eterofobia? Perché opporsi a una legge ingiusta e liberticida, p. 12).


IL TIMONE N. 130 – ANNO XVI – Febbraio 2014 – pag. 34

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