Il Timone n. 125 – anno 2013 –
«Giovanni Paolo II ha portato Cristo nel centro del cuore umano, annichilito ma non distrutto. Annichilito dal terribile tentativo di costruire una società senza Dio. A questo uomo che usciva dalla crisi delle grandi ideologie e si avviava a passi incerti, insicuri – dettati dal relativismo e dallo scetticismo – Giovanni Paolo II seppe riproporre la radicalità dell’annuncio cristiano, coè “Cristo redentore dell’uomo, centro del cosmo e della storia”. Questa intuizione lo fece compagno di strada di tutti gi uomini, che da lui impararono a prendere sul serio il senso della loro vita, la loro inesauribile domanda di verità e bellezza. Da Giovanni Paolo II impararono ad andare oltre ciò che è immediato, reattivo e consumista, per percorrere la strada che dall’uomo va verso Dio, il sentiero ineliminabile della vicenda umana».
(Mons. Luigi Negri, in Medjugorje. Mensile di esperienze e cultura cristiana, anno III, n. 5, mag 2013, pp. 6-7).
«Sembra che in Italia si sia scatenata una guerra e che tutti diano la caccia all’omosessuale, che non può andare a scuola, non può lavorare, non può camminare per strada, non può andare al bar o in altro posto pubblico e via dicendo. È una mattanza, un vero e proprio genocidio. Mai un film che parli di omosessualità o una trasmissione televisiva o una notizia del telegiornale che s’intrattenga sul tema. Proibite anche le feste colorate di lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, che andavano sotto il nome di gay-pride. (…) Sono state richieste perfino le dimissioni di tutti i parlamentari e dei membri dei consigli di amministrazione di aziende pubbliche e private omosessuali. È tutta una burla, naturalmente. La cultura omosessualista domina tutti i gangli della società italiana e propone l’esatto capovolgimento del diritto naturale, evitando accuratamente che s’insinui il dubbio che il disordine sessuale e l’alterazione dell’identità meritino le cure mediche».
(Danilo Quinto, in Corrispondenza Romana, 22/5/2013).
«La cultura cattolica è morta per suicidio e bisogna farsene una ragione. I figli di questo mondo, come dice il Vangelo, sono stati più scaltri, e i figli di Maria sono stati pavidi e fessi. I primi sono sempre astuti come serpenti, i secondi ingenui come colombe. I primi hanno fatto bene il loro lavoro, i secondi no, perché Cristo aveva raccomandato a loro di essere sia astuti che candidi. Dunque, meritano quel che hanno, cioè niente. Prenotiamoci, dunque, un posto nel prossimo pullman per Medjugorje. E facciamoci salire quei pochi che hanno ancora voglia di combattere, perché rischiano la fine dei soldati giapponesi nella jungla di Iwo Jima».
(Rino Cammilleri, in La Nuova Bussola quotidiana, 24/5/2013).
«Fatima è sempre un appello alla riparazione e all’instaurazione nel mondo della devozione al Cuore Immacolato di Maria unito alla profezia di quello che sarebbe accaduto se fossero state trascurate le parole della Madonna. Se ci fosse stata subito la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, la Madre di Dio avrebbe impedito che la rivoluzione comunista spargesse i suoi errori nel mondo, non ultimo una “dissacrazione del naturale” a cui stiamo oggi assistendo. Se la Chiesa intera, imitando il suo Pontefice, si consacra al suo Cuore, questo apre sicuramente una pagina nuova del trionfo del Cuore Immacolato di Maria, dove le macerie e le rovine, moniti ineludibili, si tramutano in sprone perché tutti diveniamo prelibati fiorellini d’amore che la Vergine colloca accanto al trono di Dio, come promise la Madonna a Lucia».
(P. Serafino M. Lanzetta FI, La Chiesa riparte da Fatima, in Il Settimanale di Padre Pio, 2/6/2013, pp. 2021).
«Fautore all’alba della modernità ideologica di un impegno del cristiano nella storia sorretto da una visione organica della società, Giuseppe Toniolo è stato anche visto come una sorta di “restauratore” della concezione economica medievale, adattata naturalmente alle dinamiche sociali e industriali del XIX-XX secolo. Il richiamo all’economia medievale costituisce ancora oggi uno dei fattori d’interesse del pensiero di Toniolo ma, dei molti libri e articoli usciti su di lui nel periodo della beatificazione, nessuno ne ha rievocato l’adesione al corporativismo e, coerentemente, quasi tutti hanno tralasciato d’indicare alcuni dei suoi maestri culturali perché giudicati “maledetti” dal pensiero politicamente corretto dominante nei media. Ben pochi, ad esempio, hanno rilevato la continuità esistente tra il pensiero sociologico e giusfilosofico di Toniolo e quello di un Joseph De Maistre o di un padre Taparelli d’Azeglio».
(Giuseppe Brienza, L’economista di Dio: Giuseppe Toniolo ad un anno dalla beatificazione, pp. 27-28).
IL TIMONE N. 125 – ANNO XV – Luglio/Agosto 2013 – pag. 34
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