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14.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto…
12 Febbraio 2014

Hanno scritto… hanno detto…

Il Timone n. 122 – anno 2013 –

«Il vero problema non sta nel peccato in sé quanto nel tentativo di giustificarlo ed elevarlo a sistema: non solo esiste oggi una lobby gay nella Chiesa, ma in tanti seminari e università pontificie, a proposito di omosessualità, si insegna apertamente che si tratta di una tendenza naturale che non va corretta in alcun modo. E l’ideologia di genere (o “gender”, come si dice in inglese) viene promossa come adeguata alla Rivelazione cristiana, in aperto contrasto con il Catechismo della Chiesa cattolica (e con il buon senso). Non per niente Benedetto XVI, nel discorso alla Curia Romana alla vigilia di Natale, identificava nell’ideologia del gender una delle più gravi sfide della Chiesa. È questo un cancro che è cresciuto silenziosamente negli anni e che oggi sta producendo dei danni enormi, soprattutto nella formazione dei sacerdoti». (Riccardo Cascioli, in La Nuova Bussola quotidiana, 4/3/2013).

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«Le logiche pastorali e lo spirito di governo della Chiesa non sono omologabili alle logiche delle società civili democratiche e alle logiche politiche dei governi liberali del mondo. Questo non vuol dire che la Chiesa ripudi la democrazia, tutt’altro: l’apprezza, la sostiene e la favorisce; chiunque si sia preso cura di leggere le opere della Dottrina Sociale della Chiesa lo ha chiaro in sé. La diversità che corre tra governo ecclesiale e governo democratico è che nel governo della società civile la sovranità appartiene al popolo, che la concede in delega ai suoi governanti e che agli stessi la revoca col meccanismo delle libere elezioni. Nel governo ecclesiale il potere è incentrato sulla successione apostolica, esercitata dal Collegio degli attuali Apostoli presieduto dall’attuale Pietro, al quale spetta l’ultima parola, ma volendo anche la prima e la sola».
(Ariel S. Levi di Gualdo, E Satana si fece trino. Relativismo, individualismo, disubbidienza. Analisi sulla Chiesa del terzo millennio, p. 79).

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Il linguaggio dogmatico non contraddice il linguaggio pastorale, il linguaggio cioè che scende a mostrare come la proclamazione della Verità debba guidare tutta l’azione che la Chiesa compie affinché l’uomo giunga alla fede e per mezzo della fede alla vita nuova, alla partecipazione alla vita divina, alla vita divina che opera per mezzo della carità, affinché chiunque crede (in Gesù Cristo) non perisca ma abbia la vita eterna. L’azione pastorale della Chiesa è proprio tutta quella che essa compie per annunciare e comunicare il Mistero del Verbo Incarnato, di Dio fatto uomo, di Gesù Cristo Redentore. Quando la Chiesa spiega come tale azione possa e debba avvenire, non fa direttamente magistero, ma mostra quali sono in concreto tutte le conseguenze della comunicazione della Verità».
(S.E. Mons. Mario Oliveri, Intervento in Enrico Maria Radaelli, Il domani – terribile o radioso? – del dogma, p. IX).

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«Amare la Chiesa significa riconoscerne l’autorità e le verità di fede proclamate e vivere la nostra appartenenza a questa grande famiglia dei figli di Dio attivamente nel servizio. Tutto bisogna amare della Chiesa: dal Papa al più sconosciuto dei sacerdoti, dalla Basilica di San Pietro alla più sperduta tra le parrocchie di campagna. Ogni sacerdote è un uomo speciale. Chi, se non il sacerdote, quale rappresentante di Dio, può rimettere i peccati? Chi può trasformare il pane e il vino nel corpo e sangue di Gesù Cristo? Sai perché il sorriso di un sacerdote dà sempre un particolare senso di gioia? Perché ti fa percepire il sorriso di Cristo».
(Fabrizio de Falco, Le meraviglie della Chiesa, p. 6).

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«Il Mistero Eucaristico, che da 2000 anni il cristiano celebra nel Giorno del Signore, è stato istituito da Cristo nella sua Pasqua. Questo dovrebbe essere noto a tutti. Il cattolico crede che la Messa sia proprio la stessa cena sacrificale di Cristo, che riaccade “sacramentalmente” per noi e con noi, qui ed ora, e si rende conto che simile invenzione altro autore non poteva avere che Lui. Un dono non paragonabile ad alcun altro e al quale non c’è riforma accettabile che possa togliere o aggiungere a piacimento alcunché di sostanziale. Quello eucaristico è il mistero della fede più da accogliere e da riscoprire ogni giorno per introdursi sempre più nella sua abissale verità, che non da volgarizzare, magari improvvisando inediti ritrovati, di dubbio valore pedagogico e di sprovveduto profilo liturgico».
(Don Piero Re, Fate questo in memoria di Me. A Messa, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, p. 16).


IL TIMONE N. 122- ANNO XV – Aprile 2013 – pag. 34

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