«…in casa cattolica si sono sempre aggirati dei falsari. Artisti del dogma che con perizia spacciano per autentiche opere d’arte della fede dipinti e sculture che invece sono delle croste. E non serve mica la competenza dell’esperto per capire di tenere tra le mani un falso: basta un’occhiata superficiale e ci si accorge subito di essere di fronte ad una copia d’autore. Quest’ultima espressione è corretta, perché chi riproduce la sana dottrina corrompendola non è in genere uno qualunque – il catechista dell’oratorio o il sagrista – bensì spesso si veste delle insegne episcopali, è direttore o presidente di qualche consesso prestigioso che si fregia della qualifica di “cattolico”, siede (all’occorrenza) da “credente” in Parlamento, regge un ateneo di ispirazione “cattolica”, insegna da teologo in qualche rinomata università pontificia, scrive su giornali e riviste di carattere religioso che stampano decine di migliaia di copie».
(Tommaso Scandroglio, in La Nuova Bussola quotidiana, 4/2/2014).
«La invadente e beffarda dittatura della “cultura” di oggi ci ha regalato, negli ultimi decenni, la progressiva disgregazione della famiglia, la crescente umiliazione della donna, l’aberrante logica della eliminazione sistematica di chi è fastidioso: del concepito, dell’handicappato, dell’anziano, del malato terminale. Anche la cosiddetta legge sulla omo-fobia avrà, come unica conseguenza di fatto, quella di imbavagliare le coscienze e di impedire la libera espressione delle proprie convinzioni. È tempo di scendere in campo, con ogni mezzo, per proclamare una verità troppo spesso taciuta: che siamo noi disgustati, che siamo noi gli oltraggiati, che siamo noi profondamente offesi di fronte a questo immane scempio dell’uomo, della sua storia e della stessa civiltà umana. Siamo feriti nel nostro sentire più profondo; siamo umiliati, ogni giorno, da una campagna irragionevole e devastante, che tenta, con lucida e colpevole consapevolezza, di assestare il “colpo di grazia” a ciò che di più sacro e tangibile riconosciamo: la Vita, la Famiglia, la libertà di coscienza, l’educazione».
(P. Mario Piatti, icms, in Maria di Fatima, n. 8, set-ott 2013, p. 3).
«La mia devozione alla Madonna deve consistere nella donazione amorosa di me stesso alla Madonna; ossia, faccio dono di me alla Madonna. E se di un dono si può fare quel che si vuole, la Madonna può fare di me, suo dono, quello che vuole, e io non posso fare altro se non quello che vuole Lei, quello che piace a Lei, quello che opera Lei. Tanto più sono devoto della Madonna, quanto più mi abbandono a Lei, mi conformo a Lei, vivendo in tutto e per tutto governato da Lei».
(P. Stefano M. Manelli, FI, La devozione alla Madonna, pp. 13.14).
«L’intelligenza, quando vuole essere più intelligente del necessario, cade nella presunzione della ignoranza; la volontà, quando vuole essere più sufficiente della grazia, si impoverisce nel presunto diritto della forza. La fantasia, quando sfocia nel mito, esce dal suo raggio d’aiuto all’amore; la memoria, quando rimescola senza interruzione il passato, dimentica l’esperienza per il presente. È necessario credere all’intelligenza, è assolutamente utile amare la volontà, è intensamente gradevole servirsi della fantasia, è esperienza consumata usare la memoria, ma a nulla valgono questi gesti se con pari dignità non si lasciano addomesticare dall’amore di Dio per le verità cui servono».
(P. Giovanni M. Luisetto, Mannelli di spighe, pp. 317-318).
IL TIMONE – Marzo 2014 (pag. 34)
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