Timone n. 133 – Maggio 2014
/* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-priority:99; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin:0cm; mso-para-margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:10.0pt; font-family:"Times New Roman","serif";}
«Facendo riferimento all’antica tradizione spirituale, il Pontefice suggerisce che cominciamo a essere davvero credenti quando con decisione permettiamo a Dio di entrare nel nostro cuore. È un punto essenziale della sua pastorale l’indicazione di aprire a Dio il cuore. Quel cuore che è il centro della vita spirituale e della vita morale dell’uomo. In linea con la dottrina tradizionale della Chiesa e del Catechismo della Chiesa cattolica, papa Bergoglio sottolinea che la grazia di Dio precede ogni nostra iniziativa e bussa insistentemente alla porta del nostro cuore».
(Livio Fanzaga – Saverio Gaeta, Effetto Bergoglio. Le dieci parole di papa Francesco che stanno cambiando il mondo, p. 24).
*****
«Qualcuno vuole usare i prossimi Sinodi sulla famiglia per prendersi la rivincita sulla Humanae Vitae. Anche allora Paolo VI era stato blandito per anni dal mondo laico e da quei vescovi che dopo il Concilio si aspettavano cambiamenti dottrinali importanti in materia di morale sessuale e familiare, salvo poi passare repentinamente al linciaggio quando quella enciclica che riaffermava ladottrina della Chiesa su vita e famiglia fu pubblicata deludendo i “progressisti”. Ma da allora si è sviluppato in alcuni episcopati, nei seminari, negli ordini religiosi un Magistero parallelo che ha insegnato e propagato come dottrina della Chiesa ciò che era frutto di alcuni intellettuali e teologi ansiosi soltanto di “essere del mondo”. Intellettuali, teologi e vescovi che hanno palesemente disobbedito ai Papi, teorizzando anzi il valore di una disobbedienza che non poteva che essere “profetica”. E sono gli stessi che oggi esaltano papa Francesco, scoprendosi più papisti del Papa, scatenando anche una caccia agli “eretici”, rei di non accodarsi a questa rivoluzione ormai inarrestabile». (Riccardo Cascioli, in La Nuova Bussola quotidiana, 20/3/2014).
*****
«La legalizzazione dell’aborto, in Italia e nel mondo, non ha portato a niente di buono essendosi dimostrata nei fatti un disastro su tutti i fronti. Non solo non ha permesso di sconfiggere l’aborto clandestino e i pericoli per la salute delle donne, ma ha fatto sì che l’interruzione di gravidanza divenisse una pratica banale e ricorrente, portando ad un incremento abnorme del numero degli aborti. In appena quarant’anni, l’aborto legale è riuscito a fare dell’uccisione dei bimbi non-nati il più vasto e crudele genocidio della storia dell’umanità, e del grembo materno il luogo più pericoloso per la vita di un bambino; e tutto questo senza alcun giovamento per la salute delle donne, essendo che le conseguenze sulla salute fisica e psichica non sono peculiarità esclusive dell’aborto clandestino, ma della pratica abortiva in sé. Ma l’aborto non si è abbattuto unicamente sui nascituri e sulle madri, poiché i suoi effetti si fanno sentire anche sui familiari, in particolare i figli nati, e sui padri dei bambini abortiti».
(Lorenza Perfori, www.libertaepersona. org 31/4/2014).
*****
«Qual è allora lo scopo della liturgia? È quello dell’adorazione. All’uomo che si prostra con umiltà davanti alla divina Maestà, Dio risponde con la santificazione della sua creatura: due movimenti ascendente e discendente che non possono mai mancare e devono comporsi nel dovuto equilibrio. Nella liturgia domina l’orientamento di tutti ad Patrem e in essa il rapporto reciproco tra i fratelli non è mai diretto (faccia a faccia), ma laterale: insieme, ma rivolti al Signore con lo sguardo a Lui, nel canto della sua lode, nell’ascolto della sua parola, nell’adesione al suo Sacrificio».
(Don Enrico Finotti, “Conversi adDominum. L’orientamento nel culto, in Liturgia «Culmen et Fons», dicembre 2013, anno 6, n. 4, p. 3).
*****
«Senza Dio, senza la sua legge morale, logicamente è possibile ogni arbitrio, come giàacutamente osservava Dostoevskij (1821-1881). Senza riconoscere l’oggettività del bene, rifiutando il suo valore perenne, l’unica legge immutabile sarà quella di attuare ciò che conviene al singolo uomo, alla particolare ideologia, al determinato stato, alla peculiare società, alle specifiche classi, siano esse sociali, economiche o d’età; ma per fare questo bisogna inevitabilmente applicare la legge del più forte, per fare questo saranno imprescindibili gli scontri fra uomini, società, classi, stati. La legge è quella del più adatto, o del più ricco e potente, o dell’ideologia mediaticamente più influente; ecco dunque servita la prospettiva d’autentiche catastrofi umane, come ha ampiamente dimostrato il XX secolo e continua a testimoniare l’attualità».
(Christian Peluffo, E venne ad abitare in mezzo a noi. La rivoluzione cristiana nella storia, p. 23).
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl