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14.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto
9 Gennaio 2015

Hanno scritto… hanno detto

HANNO SCRITTO, HANNO DETTO…
«Il cuore del cristianesimo è l’annuncio del perdono dei peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi, che Gesù Cristo ha espiato sulla croce con la sua sofferenza, con la sua obbedienza e il suo amore. Nessuno al mondo, prima di Gesù, ha potuto affermare “ti sono rimessi i tuoi peccati”.
In nessun’altra direzione l’uomo potrebbe guardare per essere liberato dal macigno che lo schiaccia. Solo guardando a Gesù l’uomo ha questa speranza.
Il Figlio di Dio è l’unica possibilità che è data agli uomini perché siano liberati dal male. Che cosa devono fare? Solo pentirsi e chiedere perdono. Nel momento in cui il loro cuore si apre a questo mistero di misericordia, il male mortale, che avvelena la vita, si dissolve come la nebbia al sole. Ogni volta che un peccatore decide di confessarsi fa questa straordinaria esperienza.
L’assoluzione del sacerdote spezza le catene, guarisce le ferite, dissolve le angosce, ridona la speranza».
(P. Livio Fanzaga, Il coraggio del perdono, pp. 62-63).

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«È evidente che quella dell’avanzata del gender è una strategia mondiale che osserviamo in tutti i Paesi, con le sole eccezioni di quelli musulmani e di qualche Paese orientale: si vuole sostituire il Creatore e distruggere la sua opera più bella, cioè l’uomo creato a immagine di Dio. “Maschio e femmina li creò”: il gender invece vuole distruggere la radice della immagine naturale dell’uomo. I nemici di Cristo vogliono distruggere la base stessa della grazia, che è la natura, e creare un nuovo tipo di uomo né maschio né femmina: in sé è una ribellione contro Dio. È vero, quello dell’ideologia del gender sembra un’avanzata inarrestabile, ma noi sappiamo che Cristo è Signore della storia e che le potenze nemiche che adesso sembrano trionfare con l’ideologia del gender sono in fondo fragili perché Cristo è più forte.
Dobbiamo avere fiducia nella Provvidenza divina che è onnipotente e interverrà. È già successo nella storia dell’umanità: quando si arriva al vertice di un degrado morale della società, essa poi crolla e succederà anche con questa perversione della creazione stessa: non ha una consistenza, è un trionfo passeggero».
(S.E. Mons. Athanasius Schneider, intervistato da La Nuova Bussola Quotidiana, 6/8/2014).

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«Nel vecchio Catechismo c’era tutta la dottrina in pillole di facile trangugio. Nel nuovo c’è ancora tutta, sì, ma talmente diluita nelle chiacchiere da giustificare il fatto che pochi l’abbiano letto.
L’ignoranza religiosa oggi è enorme anche in moltissimi sedicenti credenti. Talvolta, nelle discussioni con qualcuno di questi, tornerebbe utile potergli dire: tiè il catechismo, lèggitelo e poi parliamo, perché non sai nemmeno di cosa stiamo parlando.
Ora, una cosa del genere si poteva fare col libretto di san Pio X, non certo col voluminoso Compendio del monumentale Catechismo. Un libriccino scritto largo e a domande-risposte numerate, il tempo per scorrerlo lo trova anche il più svogliato.
Non così per un libro-trattato che, oggi come oggi, forse nemmeno i preti, affaccendati come sono, hanno letto».
(Rino Cammilleri, in La Nuova Bussola Quotidiana, 17/11/2014).

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«Anche la chiesa deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti.
Proprio l’uso del bastone può essere un servizio di amore. Oggi vediamo che non si tratta di amore, quando si tollerano comportamenti indegni della vita sacerdotale.
Come pure non si tratta di amore se si lascia proliferare l’eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi autonomamente inventassimo la fede.
Come se non fosse più dono di Dio, la perla preziosa che non ci lasciamo strappare via».
(Benedetto XVI, Omelia della S. Messa in conclusione dell’Anno sacerdotale, Piazza San Pietro 11/6/2010).

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«Non riesco a vedere le ragioni adeguate di una posizione che da una parte afferma l’indissolubilità del matrimonio come fuori discussione, ma dall’altra sembra negarla nei fatti, quasi operando una separazione tra dottrina, pastorale e disciplina. Questo modo di sostenere l’indissolubilità la riduce ad una sorta di idea platonica, che sta nell’empireo e non entra nel concreto della vita. E pone un grave problema educativo: come facciamo a dire a dei giovani che si sempre” è già molto difficile, che il matrimonio è indissolubile, se sanno che comunque ci sarà sempre una via d’uscita? È una questione poco sollevata, e la cosa mi stupisce molto».
(Cardinale Angelo Scola, intervista rilasciata al Corriere della Sera, 2/12/2014). â–

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