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14.12.2024

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I cattolici contro l’unità d’Italia?
31 Gennaio 2014

I cattolici contro l’unità d’Italia?

 

 

 

A dispetto del titolo, che sembrerebbe preludere ad un’opera di taglio più spiccatamente polemico a proposito dei problemi storico-politici, Marco Invernizzi, in I cattolici contro l’unità d’Italia? svolge un’analisi completa dell’Opera dei Congressi dalla sua fondazione -1874 alla sua soppressione -1904.
Anche se l’attenzione di Invernizzi è concentrata sulla storia dell’Opera, presentata seguendo il suo sviluppo cronologico e ordinata in capitoli secondo i vari presidenti che si sono succeduti alla guida del movimento, non è dimenticato lo scenario di fondo, infatti sono “…anni importanti per il movimento cattolico, che cerca per la prima volta di assumere un atteggiamento unitario di fronte allo Stato…
Sono anni importanti anche per l’Italia in generale, che conosce, nel 1876, il passaggio della guida del governo dalla destra storica alla sinistra, e successivamente, dalla politica crispina all’inizio della fase giolittiana, attraverso la crisi del 1898. In questi anni il movimento socialista assume la fisionomia più definita, costituitosi in partito nel 1892, e diventa la terza grande famiglia ideologica italiana, che si affianca ai cattolici e ai liberali nella lotta per l’egemonia culturale e politica” (p.25).
Cattolici (liberali, intransigenti ma non legittimisti, conservatori), liberali, massoni, socialisti.
Un panorama ideologico e dottrinale molto complesso quello dell’Italia post-unitaria.
In questo contesto si colloca l’Opera dei Congressi il cui scopo ultimo non era tornare indietro nel tempo ma riconquistare la società ai principi cristiani, attraverso una loro diffusione dal basso, dal campo dell’istruzione a quello delle amministrazioni locali.
Un “ordinare il mondo a Dio” ad opera dei laici e quindi secondo le modalità loro specifiche, come molto più tardi indicherà il Concilio Vaticano Il. Nata nel 1874 come” associazione di associazioni”, l’Opera dei Congressi si proponeva di coordinare, mediante congressi annuali, l’attività delle numerose associazioni cattoliche che si trovavano sul territorio italiano, favorendone la cooperazione, promovendone l’attività e colmando le lacune nei campi in cui esse erano assenti, ovvero un “instaurare omnia in Christo” oggi, forse, troppo spesso dimenticato dal nostro caotico mondo cattolico che rischia di perdere la sua reale efficacia dietro una moltitudine di nomi e di sigle.
Allora, i cattolici furono veramente contro l’unità d’Italia?
No, risponde Invernizzi, ma cercarono nel nuovo Stato di combattere per l’indipendenza del Papa e per costruire una società ispirata ai valori del Vangelo. L’intransigenza di alcuni membri dell’Opera nulla aveva a che fare con il legittimismo, inteso come restaurazione delle dinastie dell’Italia preunitaria, un fenomeno di stretta nicchia e privo di qualsiasi rilevante influenza nelle vicende dell’associazione. Più rilevante invece il dibattito che, specialmente dopo il 1898, divide i membri dell’Opera: era ancora necessario attenersi al non expedit, o non era più opportuno giungere ad un suo superamento? E, scendendo in campo, era meglio schierarsi con i socialisti per sconfiggere i massoni, che avevano laicizzato l’Italia o, come male minore, allearsi con i liberali per far barriera contro il socialismo?
Nel 1904 l’Opera venne chiusa da Pio X, ma questo non significò la fine dell’impegno dei cattolici che continuerà con l’Unione Economico-Sociale, la Società della Gioventù Cattolica Italiana e soprattutto con l’Unione Elettorale Cattolica Italiana.
Una nuova fase avrebbe contraddistinto l’azione del mondo cattolico in quanto “la priorità andava a un’azione sociale che migliorasse le condizioni del proletariato agricolo e operaio e all’unità delle forze cattoliche.. .mentre la prospettiva politica era l’intervento elettorale a fianco dei moderati per salvare l’Italia dal socialismo” (p.122) che si realizzerà nel 1913 con il Patto Gentiloni.

 

 

 

 

 

 

TIMONE N. 19 – ANNO IV – Maggio/Giugno 2002 – pag. 43

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