Da Charles de Foucauld a Thomas Merton, da John Henry Newman a Madeleine Delbrêl. Sono solo alcune fra le più affascinanti personalità sorprese dalla Grazia della fede. Testimoni di un miracolo sempre nuovo: la conversione.
Nessun dubbio:nonostante il sempre più aggressivo secolarismo, l’azione dello Spirito Santo continua a mostrarsi nella storia umana e a suscitare – anche mediante l’intercessione della Madonna, costantemente all’opera nella miriade di santuari a lei dedicati – il risveglio della fede cattolica in tanti cuori.
Sebbene l’attenzione si fissi normalmente soltanto su alcune figure di spicco, sono realmente innumerevoli le testimonianze – divulgate su riviste mariane, proposte da siti internet, rese note pubblicamente in incontri comunitari – che documentano la vivacità di un popolo alla ricerca delle proprie radici religiose.
Resta però il fatto che i nomi più altisonanti dei convertiti appaiono di grande effetto per rendere evidente come la fede non sia il rifugio emotivo di chi non ha sufficiente intelletto per rispondere razionalmente agli interrogativi sul senso ultimo della vita, come vorrebbero far credere i “falsi profeti” che tuttora imperversano sui mass-media e nei salotti mondani. Vale dunque la pena di ripercorrere qui alcune delle più affascinanti parabole umane che hanno contrassegnato il cattolicesimo recente. Grazie a Dio, le vicende dei possibili protagonisti riempirebbero intere annate del Timone, per cui mi limiterò a qualcuna delle più emblematiche.
Dovendo sceglierne uno da cui cominciare, il personaggio giusto può essere il visconte Charles-Eugène de Foucauld (1858-1916), ossia quel padre Carlo di Gesù che lo scorso 13 novembre è stato dichiarato beato. La svolta decisiva nella sua vita avvenne poco prima dei trent’anni, al rientro dalle esperienze in Africa come ufficiale della cavalleria francese e come esploratore, quando la lettura di un libro di Bossuet lo spinse a interrogarsi sul senso della vita. In quei momenti gli sgorgò dal cuore una «strana preghiera», secondo la sua definizione: «Domandai a quel Dio, nel quale ancora non credevo, di farsi conoscere da me, se veramente esisteva».
Su consiglio dell’abate Huvelin, suo padre spirituale, Nazareth fu l’iniziale punto d’approdo di una ricerca esistenziale che nei venticinque anni successivi vide modificarsi più volte la risposta. Dapprima, nel 1890, entrò fra i trappisti, dove rimase per sette anni; poi tornò a Nazareth e qui maturò la decisione della consacrazione sacerdotale, che ricevette nel 1901; infine si recò in Algeria, indossando la tunica bianca con il cuore e la croce sul petto, simbolo visibile del suo motto Jesus Caritas. Visse per una quindicina d’anni nel deserto di Béni Abbes e di Tamanrasset, dove fu assassinato da un gruppo di predoni.
Anche la poetessa Madeleine Delbrêl (1904-1964) visse la prima giovinezza nell’ateismo più pieno, tanto da scrivere a 17 anni: «È stato detto: “Dio è morto”. Poiché è vero, occorre avere il coraggio di non vivere più come se egli vivesse». Due anni dopo, però, fu scossa dall’improvvisa scelta di un caro amico, che abbandonò tutto per entrare fra i Domenicani, e dalla cecità che colpì suo padre, spingendola a guardare diversamente la realtà: «Scelsi ciò che mi sembrava tradurre meglio il mio cambio di prospettiva: decisi di pregare», narrò ella stessa. Il 29 marzo 1924 fu la data della conversione: «Nella preghiera, Dio mi ha trovato e io mi sono accorta che lui è la verità vivente e che lo si può amare come una persona».
Il suo padre spirituale, l’abate Lorenzo, l’accompagnò nella ricerca vocazionale che, dopo un passaggio attraverso l’esperienza dello scoutismo, la vide iniziatrice di un’esperienza di vita comune, concretizzata a Ivry con il gruppo religioso «Carità di Gesù» dedito alla vita evangelica e al servizio delle parrocchie. Negli anni della guerra e del dopoguerra si impegnò strenuamente per aiutare le persone in difficoltà e, a partire dal 1954, raccontò in un diario la sua intensa partecipazione al grande momento della vita della Chiesa immersa nell’evento conciliare.
Thomas Merton (1915-1968) diceva di essere divenuto cattolico leggendo la teoria dell’apostasia descritta da James Joyce nel suo Ritratto dell’artista da giovane. Ma, in realtà, l’itinerario di conversione di uno dei più importanti autori della spiritualità contemporanea non è configurabile unicamente come un impeto intellettuale. Dopo una giovinezza trascorsa in giro per il mondo – tra Francia, Stati Uniti e Inghilterra – nel 1933 compì un viaggio a Roma dove, passeggiando all’ombra dell’abbazia trappista delle Tre Fontane, percepì la vocazione al monachesimo, cui però al momento non diede seguito. Soltanto dopo la laurea, conseguita nel 1938, chiese di entrare nella Chiesa cattolica e ricevette il battesimo il 16 novembre dello stesso anno.
Tre anni più tardi, nel dicembre 1941, entrò nell’abbazia trappista di Nostra Signora del Getsemani, negli Stati Uniti, e nel 1947 pronunciò i voti solenni. L’anno successivo venne pubblicato il suo libro più noto, La montagna dalle sette balze, racconto autobiografico della sua conversione che è divenuto un best seller. A partire dal 1965 cominciò a vivere da eremita all’interno del monastero, anche se talvolta veniva chiamato per conferenze nell’ambito dell’Ordine trappista. E proprio durante un incontro religioso a Bangkok perse accidentalmente la vita per una scarica elettrica sotto la doccia.
Per singolare ironia, la scrittrice Sigrid Undset (1882-1949) trascorse la prima parte della propria vita a Christiania (l’attuale Oslo), ma fino all’età di quarantadue anni visse in un ambiente di liberi pensatori, del tutto estranei alla dimensione religiosa. Era sì stata battezzata nella Chiesa luterano-evangelista, la più diffusa in Norvegia, ma poi le questioni della fede erano state accantonate. In lei aveva prevalso l’impulso intellettuale e la passione per la scrittura, che ebbe nel 1928 il sigillo del Premio Nobel per la letteratura, assegnatole dall’Accademia di Svezia per le sue «imponenti descrizioni della vita medievale norvegese».
La crisi umana che la condusse a cercare una diversa pienezza avvenne intorno al 1920, al rientro da alcuni anni vissuti a Roma. Ella stessa raccontò che, all’apice del suo processo creativo, trovò in Dio il significato profondo della propria vita: «È venuto a cercarmi nel deserto», scrisse in una lettera. Così, nel 1924, aderì alla Chiesa cattolica e modificò anche il proprio orizzonte letterario, dando a tutti i suoi nuovi romanzi un’impronta fortemente religiosa.
Durante la seconda guerra mondiale dovette abbandonare la propria nazione e rifugiarsi negli Stati Uniti. Rientrata in patria nel 1945, non scrisse più un rigo sino alla morte.
«Cor ad cor loquitur» (il cuore parla al cuore) fu la frase che John Henry Newman (1801-1890) pose sotto lo stemma da cardinale. In queste scarne parole è come racchiuso il segreto della conversione di questo che fu uno dei più rinomati uomini di cultura dell’Ottocento. Un’illuminazione che si concretizzò la sera dell’8 ottobre 1845 a Littlemore, nei pressi di Oxford, dove si era recato per alcuni giorni di ritiro spirituale. Ad accoglierne la decisiva professione di fede cattolica fu il passionista Domenico della Madre di Dio, beatificato nel 1963.
Newman aveva allora 44 anni ed era sacerdote nella Comunione anglicana. Dopo il passaggio al cattolicesimo si recò a Roma e sentì la vocazione a entrare fra gli Oratoriani fondati da san Filippo Neri.
Nel 1854 fu nominato rettore dell’Università cattolica di Dublino e la sua fama giunse fino a papa Leone XIII, che nel 1879 lo insignì della porpora cardinalizia. A conclusione del processo canonico sulle sue virtù eroiche, papa Giovanni Paolo II nel 1991 lo ha proclamato venerabile.
Ora si attende soltanto l’accertamento di un miracolo attribuito alla sua intercessione per elevarlo all’onore degli altari.
LIBRI “DI” E “SU” CONVERTITI
Un “evergreen” dei testi scritti da convertiti è il bellissimo Dio esiste. Io l’ho incontrato (SEI, 1990) del francese André Frossard. L’arcivescovo Angelo comastri ha pubblicato, per la San Paolo, due volumi nei quali narra storie di conversioni del XX secolo: nel 2003 Dov’è il tuo Dio? e nel 2005 Nel buio brillano le stelle. Un altro testo che presenta figure significative di cristiani, atei ed ebrei convertiti alla fede cattolica è Ritorno a casa di padre Angel Peña (Villadiseriane 2005 – tel. 035/656764 – mail:info@villadiseriane.it). Le conversioni dei musulmani sono invece state approfondite da Giorgio Paolucci e Camille Eid nel libro I cristiani venuti dall’Islam (Piemme 2005). Negli ultimi anni diversi convertiti hanno raccontato in prima persona la loro esperienza. Il più noto è stato Leonardo Mondadori il quale, insieme con Vittorio Messori (anche lui un convertito), ha pubblicato Conversione. Una storia personale (Mondadori). Più recentemente, Alessandra Borghese ha scritto Con occhi nuovi (Piemme, 2004) e Pedro sarubbi si è confidato in La passione di Barabba. Storia della mia conversione (Piemme 2006). Una testimonianza molto interessante è inoltre quella dei coniugi scott e Kimberly Hahn, proposta in Roma dolce casa. Il nostro viaggio verso il cattolicesimo (Ares, 1998), mentre l’avvincente percorso esistenziale dell’ex rabbino eugenio Zolli si trova nell’autobiografia Prima dell’alba (San Paolo 2004).
ESPERIENZA DI UN CONVERTITO
«Un momento di stupore che dura ancora. Non mi sono mai abituato all’esistenza di Dio. Entrato alle cinque e dieci d’un pomeriggio in una cappella del Quarteire latino per cercarvi un amico, ne sono uscito alle cinque e un quarto in compagni di un’amicizia che non era di questa terra. Entratovi scettico e ateo di estrema sinistra, anzi – più ancora che scettico, più ancora che ateo – indifferente e preoccupato da ben altre cose che da un Dio che non pensavo neppure più a negare, ne sono uscito qualche minuto dopo “cattolico, apostolico, romano”, trascinato, sollevato, ripreso, risucchiato dall’onda di una gioia instinguibile».
(André Frossard, Dio esiste. Io l’ho intontrato, SEI, Torino 1990, p. 12-13).
IL TIMONE – N. 55 – ANNO VIII – Luglio/Agosto 2006 – pag. 39 – 41