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15.12.2024

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I martiri di Cristo Re
31 Gennaio 2014

I martiri di Cristo Re

 

 

 

 

Sono i Cristeros, cattolici perseguitati che per affermare il loro diritto di vivere la fede si trovarono costretti a prendere le armi. Al grido di Viva Cristo Rey. In Messico, negli anni Venti del secolo scorso. Dominato dalla Massoneria.

Tra gli eventi che nel XX secolo hanno visto per protagonisti quelli che Giovanni Paolo II chiama “i nuovi martiri”, uno era finora  sfuggito all'attenzione del grande pubblico: il martirio subito dalla Chiesa in Messico. Raccontiamo   questa   storia dimenticata, che difficilmente si trova nei libri di storia, quella di una rivolta di coraggiosi, di contadini, maestri, impiegati, madri di famiglia, che insorsero in difesa delle libertà concrete (di fede, di diritto ad un insegnamento libero, ad una socialità non soffocata dallo Stato), che combatterono contro il genocidio culturale: l'epopea dei Cristeros.
Prima della celeberrima rivoluzione avvenuta agli inizi del XX secolo, il Messico aveva conosciuto, nello spazio di cinquant'anni, settantadue colpi di stato e trentasei costituzioni: la corsa al potere era continua e avveniva nel crepitio delle fucilate. Tra i vari litiganti, chi seppe trarre profitto fu l'Amministrazione Statunitense, appoggiando di volta in volta gli ambiziosi contendenti e soffiando sul fuoco della discordia. Fin dai primi anni della loro indipendenza gli Stati Uniti rivolsero particolare attenzione alle ricchezze dell'ex-colonia spagnola. Ai primi dell'Ottocento incorporarono la Louisiana e la Florida, e oltre ai commerci vi impiantarono ben presto un'aggressiva attività missionaria protestante, allo scopo di “delatinizzare” quelle regioni la cui popolazione era quasi interamente cattolica. A metà del secolo, gli USA crearono un incidente diplomatico col Messico, a cui fece seguito una breve ed intensa guerra di annessione: la bandiera a stelle e strisce sventolò così in tre nuovi stati – il Texas, la California, il New Mexico – un territorio enorme e dalle immense risorse naturali. Fu sempre Washington ad appoggiare le rivolte che servivano a sbarazzarsi di uomini divenuti non graditi, sostituendoli con personaggi più malleabili, che appena giunti al potere si affrettavano a rilasciare concessioni minerarie a importanti compagnie americane per lo sfruttamento di oro, platino, mercurio, rame, ferro, carbone e argento.
Per di più, alla vigilia della prima Guerra Mondiale, una nuova scoperta, quella del petrolio, accentuò l'interesse nord-americano per i territori al di là del Rio Grande.
Scoppiata la Rivoluzione nel 1910, una serie di dittatori si susseguì al potere: dapprima Carranza, autore nel 1917 di una Costituzione ferocemente anti-cattolica, e quindi Obregon e Calles, eletti coi voti del 2% della popolazione.
La  Rivoluzione, inizialmente sostenuta dalla sollevazione dei peones, che sognavano una più equa riforma agraria e che erano animati da un profondo sentimento religioso, finì in realtà per porre a capo della nazione messicana una classe dirigente massonica che diede il via ad una massiccia opera di scristianizzazione della società, generale Plutarco Calles fu i principale protagonista dell'opera di persecuzione. Nato negli USA, fu l'esponente di quell'ideologia apparentemente contradditoria – un misto di liberismo e leninismo, di giacobinismo e autoritarismo pragmatico – che diede i fondamenti ideologici e pratici al “Partido Revolucionario Institutional”. Il collante di tale composita ideologia fu l'appartenenza massonica dei suoi seguaci e un nemico da abbattere con odio determinato: la Chiesa Cattolica.
La persecuzione religiosa raggiunse il suo vertice con la “Legge Calles” del 14 giugno 1926, con la quale la Chiesa Cattolica, che rappresentava non solo la religione del popolo messicano, ma la sua stessa anima e identità culturale e nazionale, fu privata di tutti i diritti.
I vescovi messicani, sostenuti da Papa Pio XI, ordinarono di chiudere al culto le chiese, dal momento che ne andava della vita stessa dei sacerdoti e della libertà del popolo di Dio. Cominciò a scorrere il sangue dei martiri. I cattolici perseguitati trovarono il coraggio di manifestare pubblicamente la propria fede, affrontando dapprima la repressione poliziesca e quindi quella militare. Calles impose agli impiegati cattolici una scelta: rinunciare a Cristo o perdere il posto. Su 400 maestri di Guadalajara, ben 389 preferirono essere destituiti piuttosto che rinnegare la fede. Mentre le prigioni andavano riempiendosi sempre più, i cattolici costituitisi nella “Lega per la difesa della libertà religiosa”, continuarono la battaglia civile e non violenta con il boicottaggio nei confronti dello Stato: acquistare solo lo stretto necessario, disertare teatri e luoghi di divertimento, rinunciare a viaggi, ritirare i depositi dalle banche. Il boicottaggio venne propagandato dai giovani attivisti in vari modi e in ogni parte del paese e la risposta violentissima del regime non si fece attendere: le detenzioni vennero sostituite dalle esecuzioni sommarie. Il generale Gonzales, comandante delle truppe nella regione di Michoacan, emise questo decreto in data 23 dicembre 1927: “Chiunque farà battezzare i propri figli, o farà matrimonio religioso, o si confesserà, sarà trattato da ribelle e fucilato”.
A Città del Messico, in tutta risposta, convennero folle di pellegrini da ogni parte della nazione, a ricordo del primo Congresso Eucaristico Nazionale, tenutosi nel 1924 con grande successo, nonostante le restrizioni governative, e sulla cima del Cubilete, centro geografico della nazione, per la prima volta venne lanciato il grido fatidico, segnale di riscossa e di insorgenza, che doveva diventare il grido dei martiri davanti ai plotoni di esecuzione o alle forche di questa nuova Vandea: “Viva Cristo Re!”. Ma di fronte agli arresti, alle confische, ai campi di concentramento, agli stupri e agli eccidi, consumati nell'indifferenza internazionale, rotta solo dalle vibranti proteste del Vaticano, i cattolici si trovarono senza altra alternativa, dopo la testimonianza, il boicottaggio e la resistenza passiva, che prendere le armi: divennero soldati, soldati di Cristo Re o, come venivano sprezzantemente definiti dai nemici, “Cristeros”. L'11 gennaio 1927 fu proclamato il Manifesto alla nazione detto “de los Altos” e nacque l'Esercito Nazionale dei Liberatori. Il programma politico prevedeva la restaurazione di tutte le libertà soppresse. L'esercito si organizzò disponendo unicamente del sostegno dei volontari e della popolazione civile. Le colonne si spostavano continuamente in una tattica di guerriglia.
L'armata era composta di giovani, contadini e operai, studenti e impiegati, animati e uniti da uno spirito ammirevole: alla sera, prima di addormentarsi, i Cristeros cantavano l'inno “Tropas de Maria”. Quando era possibile si conservava il Santissimo, e i soldati si davano il cambio ogni quarto d'ora per l'adorazione. I capi portavano la croce sul petto e i soldati l'immagine della Vergine di Guadalupe; prima di dare battaglia, tutti si facevano il segno della croce e poi si battevano al grido di “Viva Cristo Re”. Lo spazio non ci consente di elencare i tanti protagonisti dell'eroica insurrezione, i valorosi e i martiri, alcuni dei quali, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, hanno raggiunto la gloria degli altari, come il gesuita Padre Miguel Agustin Pro, fucilato senza processo.
Fu una Vandea, abbiamo detto, ma con una conclusione diversa: il desiderio di vedere cessare definitivamente le sofferenze del popolo messicano portò l'Episcopato a siglare accordi con il governo. Il 29 giugno 1929, festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, le chiese del Messico si riaprirono al culto, e le campane tornarono a suonare nel paese: vennero celebrate Messe ovunque, tra l'entusiasmo della popolazione. I Cristeros deposero le armi: discesero dai monti, sciolsero i battaglioni che per tre anni avevano tenuto testa alle truppe governative, e tornarono ai loro villaggi e alle loro città. La gioia per il ritorno della pace si accompagnò però nei loro cuori all'amarezza per la mancata vittoria: i nemici di sempre rimanevano ai loro posti di comando e la tregua, così frettolosamente raggiunta, sapeva di compromesso.
Molti esponenti dei Cristeros si sentirono traditi: non era stato firmato un accordo, ma una resa. Numerosi membri del clero e laici noti per il loro impegno antigovernativo vennero esiliati e molti Cristeros, appena deposte le armi, furono arrestati e fucilati. Non pochi paesi che avevano dato loro ospitalità vennero saccheggiati e i sacerdoti ritornati nelle loro parrocchie divennero bersagli dell'ostilità governativa.
Prese il via un'opera più raffinata e meno cruenta di marginalizzazione dell'identità religiosa e culturale del popolo messicano.
Secondo il filosofo argentino Alberto Caturelli, “il popolo messicano è il prototipo di una comunità martire, della cui testimonianza partecipano tutti i popoli della Iberoamerica. Popolo di Cristo Re la cui epopea cristiana ha consacrato tanti messicani come testimoni del Testimone”. Impossibile immaginare una gloria maggiore: a noi il dovere di non soccombere alla maledizione della dimenticanza.

Cronologia

 

• Dicembre 1916: attraverso elezioni manipolate, Carranza diventa Presidente del Messico. Egli si appoggia al liberalismo giacobino, al protestantesimo nordamericano e alla massoneria.  Si inaugura la serie di governi anticattolici che domineranno il Messico per tutto il secolo XX.
• 5 febbraio 1917: viene approvata la nuova Costituzione massonica. La Costituzione proibisce l'insegnamento religioso, spoglia la Chiesa di tutti i suoi beni, limita il numero dei sacerdoti e l'esercizio del loro ministero, nega alla Chiesa personalità giuridica, vieta ai sacerdoti di avere proprietà, di votare, ereditare, ma li obbliga al servizio militare. Nel biennio successivo, undici fra arcivescovi e vescovi vengono esiliati  negli  USA,  due a  Cuba,  altri  in  Europa. Centinaia di sacerdoti e religiosi vengono cacciati e duemila scuole cattoliche vengono chiuse.
• 1920: un colpo di Stato militare depone Carranza. Il generale Alvaro Obregòn (1880-1928) è il nuovo presidente.
• 1924: Scaduto il mandato presidenziale di Obregòn, inizia la “staffetta” con Plutarco Elias Calles.
• 21 aprile 1926: una lettera pastorale dei vescovi messicani accusa il governo di voler “annichilire il cattolicesimo”, aprire le porte ai Protestanti e favorire la Massoneria.
• 14 giugno  1926: viene emanata la  “legge Calles”, che restringe ancor di più la libertà religiosa.
31 luglio 1926: per la prima volta, dopo più di 400 anni, i vescovi decidono di sospendere il culto pubblico in tutte le chiese del Messico. Si vive come in un lutto nazionale.
• Agosto 1926: si contano sei rivolte in diverse zone del Paese e numerose proteste di piazza. La rivolta dei Cristeros è iniziata. Dopo un anno, i Cristeros in armi sono circa 25.000.
• 18 novembre 1926: nell'Enciclica Iniquis afflictisque, Papa Pio XI richiama l'attenzione della Chiesa universale sulla “paurosa situazione” dei cattolici messicani.
• 21 giugno 1929: i vescovi Ruiz Flòres e Pascual Diaz firmano con il Presidente ad interim Emilio Portes Gii un modus vivendi che pone fine agli scontri. Il 29 giugno si riaprono le chiese. Ma la persecuzione continua.
Nel 1935 si contano in Messico poco più di 300 sacerdoti, sugli oltre 4.000 presenti all'inizio della rivolta. In 17 Stati non si tollera la presenza di alcun sacerdote.
La cristiada era costata la morte di 30.000 cristeros a cui vanno aggiunti 150.000 morti tra il popolo e quasi 40.000 caduti dell'esercito governativo.

 

BIBLIOGRAFIA

Paolo Gulisano, Viva Cristo Re! Cristeros: il martirio del Messico 1926-29, II Cerchio, Rimini 1999.
L. Ziliani, Messico Martire, Soc. Ed. 5. Alessandro, Bergamo 1932.
Vandea e Messico, Edizioni Centro Grafico Stampa, Bergamo 1993.


IL TIMONE  N. 14 – ANNO III – Luglio/Agosto 2001 – pag. 18-20

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