La Santa Chiesa, oltre ai sette Sacramenti che abbiamo visitato negli ultimi numeri, ha istituito per nostra maggior salute anche i Sacramentali. Che cosa sono esattamente? Lo spiega bene la Costituzione Sacrosanctum Concilium del Vaticano Il: “Sono segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, […] vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l’effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie circostanze della vita” (SC 60).
Tra i sacramentali ricordiamo in particolare le benedizioni, le consacrazioni, i riti di professione religiosa e di rinnovazione dei voti, i riti delle esequie, gli esorcismi; ma “si possono aggiungere, se la necessità lo richiede, anche nuovi sacramentali” (SC 79). Il Codice di Diritto Canonico (CDC) precisa che “solo la Sede Apostolica può costituire nuovi sacramentali, (…) abolirne alcuni o modificarli” (can 1167). A differenza dei sacramenti, quindi, che sono tutti direttamente istituiti da Cristo e il cui numero è invariabile nel tempo, e che sono ineliminabili fondamenti della vita cristiana, i sacramentali possono invece variare di numero e di natura, in quanto istituiti dalla Chiesa, sebbene con riferimento alle azioni di Cristo e in imitazione dei suoi gesti di salvezza.
Sottolinea il Catechismo: “Essi sono istituiti dalla Chiesa per la santificazione di alcuni ministeri ecclesiastici, di alcuni stati di vita, di circostanze molto varie della vita cristiana, così come di cose utili all’uomo.
Secondo le decisioni pastorali dei vescovi, possono anche rispondere ai bisogni, alla cultura e alla storia propri del popolo cristiano di una regione o di un’epoca.
Comportano sempre una preghiera, spesso accompagnata da un determinato segno, come l’imposizione della mano, il segno della croce, l’aspersione con l’acqua benedetta (che richiama il Battesimo)” (CCC 1668). I sacramentali coinvolgono dunque persone o cose di varia natura; le benedizioni per esempio possono riguardare degli oggetti, oppure una chiesa, un altare, gli oli santi o le campane, o possono investire un abate o un’abbadessa all’inizio del loro mandato, dei catecumeni ancora non battezzati, e finanche (…) dei non cattolici (cfr CDC can 1170).
I sacramentali derivano dal sacerdozio battesimale: ogni battezzato è chiamato a essere una benedizione e a benedire (cfr CCC 1669; Gn 12,2; Le 6,28; Rm 12,14; 1 Pt3,9).
Anche i laici sono quindi coinvolti: è sempre il Concilio a ricordarcelo: “Si provveda che alcuni sacramentali, almeno in particolari circostanze e a giudizio dell’ordinario, possano essere amministrati da laici dotati delle qualità adeguate” (SC 79). E il Catechismo arriva a precisare: “anche i laici possono presiedere alcune benedizioni” (CCC 1669; cfr CDC can 1168); perlomeno quelle che non riguardano la vita ecclesiale e sacramentale (la cui presidenza è affidata al ministro ordinato).
Un giovane, per esempio, può recitare una formula di consacrazione della sua vita a Dio, come promessa di perenne conversione; gli abitanti di una cittadina possono radunarsi per celebrare un atto dì speciale affidamento della loro città a Maria; un padre di famiglia può benedire i suoi figli o il pane sulla tavola o la sua dimora o gli oggetti che vi sono in essa; in fondo è sempre Dio che benedice.
“Ai fedeli ben disposti è dato di santificare quasi tutti gli avvenimenti della vita per mezzo della grazia divina che fluisce dal Mistero pasquale della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo, Mistero dal quale derivano la loro efficacia tutti i sacramenti e i sacramentali; e così ogni uso onesto delle cose materiali può essere indirizzato alla santificazione dell’uomo e alla lode di Dio” (SC 61; CCC 1670).
IL TIMONE N. 24 – ANNO V – Marzo/Aprile 2003 – pag. 61