«Nessuno può dire con certezza se il terremoto di Messina o quello del Giappone sia stato un castigo di Dio». Così si è espresso lo storico Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), nel corso di una conversazione a Radio Maria. È stato accusato d’avere detto esattamente il contrario, di avere giudicato la recente tragedia capitata in Giappone come un esemplare castigo di Dio, che avrebbe punito quanti non si sarebbero sottomessi alla sua volontà, peccando. L’accusa è culminata con la richiesta delle dimissioni – o del suo allontanamento – dal CNR. Un cattolico con queste idee – sostengono gli accusatori – non può ricoprire una carica così importante in un organismo di carattere scientifico.
Riguardo le cose dette realmente dal de Mattei, esse sono reperibili nel sito di Corrispondenza Romana. Tutti, leggendole, potranno farsi un’idea della consistenza – o inconsistenza – delle critiche che gli sono state mosse. Ma i punti salienti del suo intervento sono sintetizzabili in tre possibili – dunque ipotetiche – risposte alla domanda relativa al ruolo di Dio dinanzi a tragedie di questo genere.
Le trascrivo: una prima ipotesi: «le grandi catastrofi sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio, che ci scuote e ci richiama col pensiero ai nostri grandi destini, al fine ultimo della nostra vita, che è immortale»; una seconda ipotesi: «le catastrofi sono talora esigenza della Giustizia di Dio, della quale sono giusti castighi»; una terza ipotesi: «le grandi catastrofi sono spesso una benevola manifestazione della misericordia di Dio». Francamente, a me pare che non vi sia niente di errato.
Non entro però nel merito, ma su di un punto delicatissimo vorrei soffermare la mia attenzione. Esso verte intorno alla domanda: «Dio può punire?». Può il Dio di misericordia, pace, perdono e soprattutto d’amore punire gli uomini per qualche loro malefatta, diciamo: per il loro peccato?
A prescindere da qualunque interpretazione si voglia dare della recente catastrofe giapponese (io sono del parere che: «Nessuno può dire con certezza se il terremoto di Messina o quello del Giappone sia stato un castigo di Dio»), rispondere di sì a questa domanda è conforme alla verità cattolica.
Aiutandoci a capire meglio questa verità, la Salvifici doloris di Papa Giovanni Paolo II insegna: «Se è vero che la sofferenza ha un senso come punizione, quando è legata alla colpa, non è vero, invece, che ogni sofferenza sia conseguenza della colpa ed abbia carattere di punizione».
Dunque, Dio può certamente punire, senza venir meno al suo amore per l’uomo, ma noi non siamo in grado di stabilire se quella determinata sofferenza, quella specifica tragedia, quella croce particolare sulle spalle di un nostro fratello sia da considerarsi una punizione divina. A meno che ciò non sia esplicitamente rivelato ed insegnato dalla Chiesa.
Non solo. Anche se non costituiscono oggetto di fede, meritano attenzione anche gli avvertimenti di castighi che più d’una volta sono stati minacciati durante apparizioni mariane, riconosciute dalla Chiesa. A Fatima, per esempio, la Regina del Rosario preannunciò nel 1917 imminenti castighi, se l’uomo non si fosse convertito: dalla seconda Guerra Mondiale alla diffusione del comunismo.
Temo che se qualcuno venisse a conoscenza di queste “minacce” celesti, forse reclamerebbe anche le dimissioni di Maria.
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IL TIMONE n. 103 – Anno XIII – Maggio 2011 – pag. 3