Utilizzati in origine anche come strumento apologetico contro le accuse dei pagani e per preparare chi aspirava al battesimo, i catechismi passano poi per le scuole monastiche e le Summae dell’epoca di Tommaso d’Aquino. Con il Concilio di Trento diventano la risposta a Lutero. I Catechismi Romano, di Pio X e del 1992: tre tappe di un’unica storia e di una sola dottrina
La Chiesa ha sempre avuto bisogno di catechismi, perché il suo compito di evangelizzare il mondo esige l’esposizione sistematica dei contenuti della fede. Agli inizi, il catechismo era costituito dalla predicazione degli Apostoli. Perciò testi della catechesi furono i Vangeli, gli Atti degli apostoli, le Lettere di san Paolo. Ancora più tardi furono i vescovi, successori degli Apostoli, ad assumersi il compito di trasmettere i contenuti essenziali della fede. Rimangono alcune testimonianze come la Didaché o la Lettera a Diogneto che ci informano sulla catechesi più antica.
Nel II secolo gli Apologeti come Giustino martire o Tertulliano sentirono il bisogno di riassumere per sommi capi il contenuto della fede cristiana, dirigendo i loro scritti agli imperatori o ai personaggi più colti della loro epoca. Infatti, sapendo che esistevano numerose filosofie accolte dall’Impero, occorreva considerare il cristianesimo come una nuova “filosofia”, concedendogli libera circolazione. In realtà, il cristianesimo non è una filosofia e non si è cristiani perché colti o perché si aderisce a una dottrina esoterica, tuttavia la proposta era sensata.
I catechismi, i pagani e le eresie
Tra il II e il III secolo, nell’epoca dei Severi, sorsero le due scuole di catechesi più illustri istituite ad Alessandria e ad Antiochia. In particolare il Didaskaleion di Alessandria fu diretto da Origene, illustre teologo vissuto prima del Concilio di Nicea del 325. Quelle scuole erano vere e proprie università, tollerate perché i cristiani erano divenuti troppo numerosi per poterli eliminare. Verso il 180, Celso scrisse il Discorso vero, un violento pamphlet che analizzava i contenuti della fede cristiana, criticati come superstizioni di uomini di poco conto. Conosciamo il libro di Celso dalla confutazione scritta da Origene, che riuscì a dimostrare il contrario. Da allora i pagani preferirono ignorare il cristianesimo. A partire dal IV secolo iniziano i grandi concili ecumenici, resi necessari dalle eresie, sempre esistite anche in precedenza, ma che ora potevano risultare avallate dal potere politico per piegare la Chiesa alle proprie esigenze. Perciò la teologia fece ricorso alle filosofie più accreditate per spiegare il vero contenuto della fede nelle forme più razionali, tali da scongiurare interpretazioni soggettive. Infine occorreva inserire queste formulazioni rigorose nella professione di fede. Al termine del primo concilio, quello di Nicea del 325, fu redatto il Credo che, con ampliamenti redatti nel successivo concilio di Costantinopoli del 381, si proclama nella Messa domenicale.
Il battesimo, fino al termine del IV secolo, era impartito solamente agli adulti, perché dopo quel solenne ingresso nella comunità cristiana non si tollerava la ricaduta in una vita mediocre. La preparazione dei battezzandi durava anche due anni e culminava nella quaresima precedente il battesimo con una istruzione quotidiana. Famose rimasero le Catechesi di Cirillo di Gerusalemme. Per molto tempo ancora, la catechesi fu organizzata nel modo descritto da parte del vescovo, con testi in seguito pubblicati per comodo di chi non avesse potuto esser presente. È chiaro che la predicazione nel mondo antico non si limitava ai quindici minuti dell’omelia domenicale come ai giorni nostri. Nella società agraria si aveva tempo in abbondanza, fatta eccezione per i tempi di semina e raccolto.
Dalle scuole monastiche al Concilio di Trento: il Catechismo Romano
Dopo la fine del mondo antico, terminarono le imprese editoriali e diminuì il numero di coloro che sapevano leggere. Rimanevano attive le scuole monastiche dove si preparavano compendi sempre più asciutti delle grandi opere dell’antichità. Ebbe notevole sviluppo la pittura sacra, considerata biblia pauperum, un libro che poteva esser letto dagli analfabeti. Fino al 1000 la cultura di sacerdoti e fedeli risultava decisamente modesta.
La ripresa passò attraverso le scuole monastiche, per esempio Bec in Normandia, illustrata da sant’Alselmo di Aosta; proseguì nelle scuole delle cattedrali della Champagne e raggiunse l’apice con la creazione delle università. Le Summae, ovvero esposizioni ragionate del dogma e della morale, culminate con la Summa theologiae di san Tommaso d’Aquino, sono compendi del sapere teologico del primo millennio cristiano, ripensato alla luce della filosofia di Aristotele. Il maestro formava il monaco che a sua volta istruiva le folle assiepate intorno a lui nei tempi forti dell’anno liturgico.
I catechismi attuali sono conseguenza dell’invenzione della stampa a caratteri mobili, avvenuta con Gutenberg tra il 1430 e il 1450. La riforma protestante per opera di Lutero e Calvino non si comprende senza la stampa, accolta con lo stesso rispetto che circondava la Sacra Scrittura. Lutero diffuse la riforma col suo catechismo fondato sulla tripartizione Gebot, Glaube, Gebet (comandamenti, fede, preghiera), senza tanto precisare in che cosa differiva la fede riformata dalla fede della Chiesa antica.
Appare evidente il ritardo con cui la Chiesa cattolica comprese le potenzialità della stampa. La ripresa cattolica avvenne nel corso del Concilio di Trento (1545-1563). Col concorso delle nuove congregazioni religiose, in primo luogo la Compagnia di Gesù fondata da sant’Ignazio di Loyola, fu operato uno sforzo gigantesco per la diffusione del sapere. Perciò furono i gesuiti, per esempio san Pietro Canisio, a scrivere i nuovi catechismi in lingua tedesca che conobbero un successo travolgente. In seguito, quei catechismi furono tradotti anche nelle lingue con scarsa diffusione come il lituano che, come primo monumento letterario scritto, ebbe un catechismo cattolico.
Le tre grandi realizzazioni seguite al Concilio di Trento furono il Catechismo ad uso dei parroci o anche Catechismo Romano, il Messale e il Breviario. Tra i decreti più importanti sicuramente si deve ricordare il dovere di ogni diocesi di avere un proprio Seminario per la formazione dei sacerdoti e il dovere grave del vescovo di risiedere nella sua diocesi e di effettuare la visita pastorale in tutte le chiese e cappelle comprese sotto la sua giurisdizione. San Carlo Borromeo effettuò in modo esemplare la riforma della sua diocesi. Istituì le scuole di dottrina per i ragazzi e ordinò che tutti i parroci tenessero un’ora di dottrina il pomeriggio della domenica per gli adulti, leggendo e commentando il catechismo accennato, preparato quando si trovava a Roma come Segretario di Stato del papa Pio IV, suo zio. Il parroco impiegava tre anni per fare l’esposizione completa comprendente: 1. Il simbolo della fede o credo; 2. I Sacramenti; 3. Il Decalogo; 4. Il Padre nostro. Se i fedeli erano diligenti, nel corso della vita sentivano almeno una decina di volte l’esposizione completa della teologia dogmatica, sacramentaria, morale e spirituale e finivano per ragionare secondo categorie cristiane. Con questo patrimonio culturale la Chiesa cattolica è vissuta per tre secoli.
Dal Catechismo di san Pio X al Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992
All’inizio del XX secolo, la Chiesa cattolica si trovò assediata da tutte le parti da una cultura aggressiva che negava ogni valore alle sue dottrine, proponendo ben altri maestri. Il papa Pio X fece argine a tutto ciò proponendo il suo Catechismo nella versione più estesa per gli adulti e più breve per i ragazzi che si preparavano alla prima comunione. La redazione classica prevedeva il dialogo per domande e risposte, da apprendere a memoria. In seguito, queste modalità sono state vanificate da una pedagogia che ha messo da parte la memoria, preferendo i disegni o le interpretazioni soggettive che hanno fatto perdere il contatto con le parole-chiave della teologia.
Sicuramente il Concilio Vaticano II rappresentò il tentativo della Chiesa di rispondere ai cambiamenti in atto nella società moderna, ripensando al modo di presentare la dottrina cattolica agli uomini del nostro tempo. Anche questa volta fu effettuata la revisione del Messale e del Breviario, mentre il Catechismo della Chiesa cattolica ha dovuto attendere fino al 1992, quando il papa Giovanni Paolo II, al termine del sinodo dei vescovi del 1985, ne ordinò la redazione. Occorsero sette anni per completare il nuovo Catechismo, concepito come un poderoso trattato comprendente la Sacra Scrittura, la Tradizione, il Magistero autentico, la spiritualità dei Padri e dei santi e delle sante, per illuminare con nuova luce la fede, anche nel caso dei problemi che in passato non erano emersi. La struttura è quella ormai classica: 1. Il Credo; 2. La sacra liturgia con i Sacramenti in primo piano; 3. L’agire cristiano alla luce dei Comandamenti; 4. La Preghiera (questa quarta sezione, a giudizio di molti commentatori, appare la più originale e comprende anche la preghiera dei cristiani orientali). Tutto ciò è stato espresso in modo nuovo, certamente non adatto alla memorizzazione, ma sicuramente alla riflessione e allo studio sistematico. Il papa Benedetto XVI ha curato la pubblicazione del Compendio del catechismo della Chiesa cattolica per favorire lo studio da parte dei fedeli meno provveduti.
Dossier: IL RITORNO DEL CATECHISMO
IL TIMONE N. 109 – ANNO XIV – Gennaio 2012 – pag. 39 – 41
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