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15.12.2024

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Il Codice da Vinci
31 Gennaio 2014

Il Codice da Vinci

 

 


 

Ennesima mistificazione anti-cattolica: esce tradotto in Italia un libro che si spaccia per storico. Accuse alla Chiesa e all’Opus Dei. Fantasie buone per vendere romanzi più o meno mal scritti, che dal punto di vista storico sono autentica spazzatura.
Immaginiamo questo scenario. Esce un romanzo in cui si afferma che il Buddha, dopo l’illuminazione, non ha condotto la vita di castità che gli si attribuisce ma ha avuto moglie e figli. Che la comunità buddhista dopo la sua morte ha violato i diritti della moglie, che avrebbe dovuto essere la sua erede. Che per nascondere questa verità i buddhisti nel corso della loro storia hanno assassinato migliaia, anzi milioni di persone. Che un santo buddhista scomparso da pochi anni – che so, un Daisetz Teitaro Suzuki (1870- 1966) – era in realtà il capo di una banda di delinquenti. Che il Dalai Lama e altre autorità del buddhismo internazionale operano per mantenere le menzogne sul Buddha servendosi di qualunque mezzo, compreso l’omicidio. Pubblicato, il romanzo non passa inosservato. Autorità di tutte le religioni lo denunciano come un’odiosa mistificazione anti-buddhista e un incitamento allo scontro fra le religioni. In diversi paesi la sua pubblicazione è vietata, fra gli applausi della stampa. Le case cinematografiche, cui è proposta una versione per il grande schermo, cacciano a pedate l’autore e considerano l’intero progetto uno scherzo di cattivo gusto.
Lo scenario non è vero, ma ce n’è uno simile che è del tutto reale. Solo che non si parla di Buddha, ma di Gesù Cristo; non della comunità buddhista, ma della Chiesa cattolica; non di Suzuki e del suo ordine zen, ma di san Josemaría Escrivá (1902-1975) e dell’Opus Dei da lui fondata; non del Dalai Lama ma di Giovanni Paolo II. Il romanzo in questione ha venduto tre milioni e mezzo di copie negli Stati Uniti, è sbarcato anche in Italia e la Sony ne sta traendo un film che sarà diretto da Ron Howard e per cui è già cominciata una propaganda internazionale. Come è stato correttamente osservato dallo storico e sociologo americano Philip Jenkins, il successo di questo mediocrissimo prodotto è solo un’altra prova del fatto che l’anti-cattolicesimo è “l’ultimo pregiudizio accettabile” (è il titolo di un libro di Jenkins: The New Anti-Catholicism. The Last Acceptable Prejudice, Oxford University Press, New York 2003).
Il Codice Da Vinci (trad. it., Mondadori, Milano 2003) mette in scena una rocambolesca caccia al Santo Graal.
Quest’ultimo – secondo il romanzo – non è, come la tradizione ha sempre creduto, una coppa in cui fu raccolto il sangue di Cristo, ma una persona, Maria Maddalena, la vera “coppa” che ha tenuto in sé il sang réal (in francese antico il “sangue reale”, da cui “Santo Graal”), cioè i figli che Gesù Cristo le aveva dato. La tomba perduta della Maddalene è dunque il vero Santo Graal. Apprendiamo inoltre che Gesù Cristo aveva affidato una Chiesa che avrebbe dovuto proclamare la priorità del principio femminile non a san Pietro ma a sua moglie, Maria Maddalena, e che non aveva mai preteso di essere Dio. Sarebbe stato l’imperatore Costantino (280-337 d.C.) a reinventare un nuovo cristianesimo sopprimendo l’elemento femminile, proclamando che Gesù Cristo era Dio, e facendo ratificare queste sue idee patriarcali, autoritarie e anti-femministe dal Concilio di Nicea. Il progetto presuppone che sia soppressa la verità su Gesù Cristo e sul suo matrimonio, e che la sua discendenza sia soppressa fisicamente. Il primo scopo è conseguito scegliendo quattro vangeli “innocui” fra le decine che esistevano, e proclamando “eretici” gli altri vangeli “gnostici”, alcuni dei quali avrebbero messo sulle tracce del matrimonio fra Gesù e la Maddalena. Al secondo, per disgrazia di Costantino e della Chiesa cattolica, i discendenti fisici di Gesù si sottraggono e secoli dopo riescono perfino a impadronirsi del trono di Francia con il nome di merovingi. La Chiesa riesce a fare assassinare un buon numero di merovingi dai carolingi, che li sostituiscono, ma nasce un’organizzazione misteriosa, il Priorato di Sion, per proteggere la discendenza di Gesù e il suo segreto. Al Priorato sono collegati i Templari (per questo perseguitati) e più tardi anche la massoneria. Alcuni fra i maggiori letterati e artisti della storia sono stati Gran Maestri del Priorato di Sion, e alcuni – fra cui Leonardo da Vinci (1452-1519) – hanno lasciato indizi del segreto nelle loro opere. La Chiesa cattolica, nel frattempo, completa la liquidazione del primato del principio femminile con la lotta alle streghe, in cui periscono cinque milioni di donne. Ma tutto è vano: il Priorato di Sion sopravvive, così come i discendenti di Gesù in famiglie che portano i cognomi Plantard e Saint Clair.
Secondo l’autore Dan Brown quanto abbiamo riassunto fin qui rispecchia esattamente e letteralmente la realtà ed è basato su documenti inoppugnabili. La parte che anche l’autore presenta come immaginaria ipotizza che il Priorato oggi si appresti a rivelare il segreto al mondo tramite il suo ultimo Gran Maestro, un curatore del Museo del Louvre che si chiama Jacques Saunière. Per impedire che questo avvenga, Saunière e i suoi principali collaboratori sono assassinati. Uno studioso di simbologia americano, Robert Langdon, è sospettato dei crimini. Con l’aiuto di una criptologa che lavora per la polizia di Parigi – Sophie Neveu, la nipote di Saunière – Langdon dovrà affrontare le trame dell’Opus Dei (sul cui conto, coinvolgendo anche Giovanni Paolo II, si ripetono le più crude “leggende nere” – cento volte smentite, ma dure a morire – desunte dalla letteratura internazionale che la critica, esplicitamente citata), ma riuscirà a identificare gli assassini e dipanare la matassa. La tomba della Maddalena è nascosta sotto la piramide del Louvre, voluta dall’esoterista e massone presidente francese François Mitterrand (1916-1996), ma il sang réal scorre nelle vene della stessa Sophie, che è dunque l’ultima discendente di Gesù Cristo. Solo l’estrema ignoranza contemporanea in materia di religione e di cristianesimo spiega come un tale ammasso di sciocchezze possa essere preso sul serio. Ci sono testi del primo secolo cristiano dove Gesù Cristo è chiaramente riconosciuto come Dio. All’epoca del Canone Muratoriano (190 d.C.) il riconoscimento dei quattro Vangeli come canonici e l’esclusione dei testi gnostici era un processo che si era sostanzialmente completato, novant’anni prima che Costantino nascesse. La cifra di cinque milioni di streghe bruciate dalla Chiesa cattolica è del tutto assurda, e Brown si dimentica del fatto che nei paesi protestanti la caccia alle streghe è stata più lunga e virulenta che in quelli cattolici. L’idea stessa di un “codice Da Vinci” nascosto nelle opere dell’artista italiano è stata definita “assurda” dalla professoressa Judith Veronica Field, docente alla University of London e presidentessa della Leonardo Da Vinci Society (cfr, fra i molti riferimenti, Gary Stern, “Expert Dismiss Theories in Popular Book”, The Journal News, 2.11.2003). Inoltre, chi conosca un poco la storia delle mistificazioni sul Graal sa che nel Codice Da Vinci c’è ben poco di nuovo: tutto è già stato detto in centinaia di libri su Rennes-le-Château, e – benché il nome di questa località francese non sia mai menzionato nel romanzo di Brown – i cognomi Saunière e Plantard fanno chiaramente riferimento alle stesse vicende.
Rennes-le-Château è un paesino francese dei Pirenei di cui diventa parroco, nel 1885, don Berenger Saunière (1852-1917), un personaggio bizzarro che nel 1910 subisce una sospensione a divinis. Diventato più ricco di quanto fosse consueto per un parroco di campagna, si favoleggia che abbia trovato un tesoro. Tutto può spiegarsi, peraltro – come sospetta il suo vescovo – con un meno romantico traffico di donazioni e di messe. La leggenda di Saunière non continuerebbe nel tempo se la sua perpetua, Marie Denarnaud (1868-1953) – cui il sacerdote ha intestato le sue proprietà di Rennes-le-Château, per sottrarle al vescovo con cui è in conflitto – non proseguisse per anni, anche per incoraggiare eventuali acquirenti, a favoleggiare di tesori nascosti. E se le leggende non attirassero l’attenzione di esoteristi – fra cui Pierre Plantard (1920-2000) – e di giornalisti interessati ai misteri esoterici.
Plantard e i giornalisti che gli credono annunciano che Saunière ha trovato un tesoro di tipo non materiale, la verità stessa sulla storia del mondo. Nel paesino pirenaico esisterebbero i documenti in grado di provare che Gesù Cristo – verità accuratamente nascosta dalla Chiesa cattolica – aveva avuto figli da Maria Maddalena, che questi figli e i loro discendenti – l’ultimo è Plantard stesso – portano in sé il sangue stesso di Dio e che pertanto hanno il diritto di regnare sulla Francia e sul mondo intero.
Il Codice Da Vinci si limita a ripetere questa affermazioni. Nessuna fonte parla invece del Priorato di Sion e dei merovingi come discendenti fisici di Gesù Cristo prima che Plantard arrivi a Rennes-le-Château negli anni 1950.
Nella prima pagina (p. 9 nell’edizione italiana) de Il Codice Da Vinci si afferma che tutta la storia è confermata da documenti inoppugnabili ritrovati nel 1975 nella Biblioteca Nazionale di Parigi. I documenti, però, sono stati “ritrovati” dalle stesse persone che li avevano nascosti nella Biblioteca Nazionale: Plantard e i suoi amici. Ed è certissimo che non si tratta di documenti antichi ma di falsi moderni.
Niente documenti, dunque, e niente storia: solo fantasie anti-cristiane, buone per vendere romanzi più o meno mal scritti, ma che dal punto di vista storico devono essere considerate autentica spazzatura.

IL TIMONE – N. 31 – ANNO VI – Marzo 2004 – pag. 47 – 49

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