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14.12.2024

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Il giorno dell’astensione
31 Gennaio 2014

Il giorno dell’astensione

 

 


Il mondo cattolico si prepara a boicottare il referendum sulla fecondazione artificiale.
Anche il Timone sostiene le ragioni di chi vuole disertare le urne. Almeno per tre buoni motivi
Astenetevi, astenetevi, qualche cosa resterà. Potrebbe essere questo lo slogan che riassume la mobilitazione del mondo cattolico italiano alla vigilia dei quattro referendum sulla fecondazione artificiale promossi dai Radicali. La parola d’ordine – prima timidamente sussurrata e poi diffusa a macchia d’olio anche attraverso voci autorevolissime dell’episcopato – è chiara e forte: starsene a casa. Girare alla larga dalle urne, reagendo alle solite picconate antigiuridiche degli uomini di Pannella usando un’arma inaspettata e paradossale. Un’arma, diremmo, di tipo pannelliano: la resistenza “passiva e non-violenta” a un voto che è stato scelto solo da 500.000 italiani, tante le firme necessarie a indire una consultazione abrogativa, minoranza che non può certo obbligare milioni di persone a fare ciò che non credono giusto. Come l’articolo 75 della Costituzione insegna.
Anche il Timone sostiene con convinzione e senza tentennamenti la scelta del non voto. E lo fa non sulla base di qualche mozione dei sentimenti, o per impulsiva reazione allergica, ma alla luce della retta ragione. Vediamo di capire meglio il senso di questa scelta.

Perché astenersi?

Sebbene l’effetto pratico sia il medesimo, dal punto di vista morale il fatto di non recarsi alle urne in occasione di questi referendum ha un valore assai differente a seconda delle motivazioni per cui si agisce. Infatti, si può benissimo evitare di andare ai seggi perché non se ne ha voglia, o perché si ha un impegno più importante, o semplicemente per andare al mare. Ma per i cattolici non sarà, o non dovrebbe essere, così. Riteniamo vi siano tre ragioni fondate per disertare le urne:
a. Evitare che si identifichi il mondo cattolico con la legge 40/2004 sulla fecondazione artificiale.
Come ha scritto Cesare Cavalieri – direttore di Studi cattolici da sempre impegnato con coraggio e generosità sul fronte della vita umana minacciata – «la 40/2004 non è una buona legge, fra l’altro perché sacrifica embrioni per ottenere la fecondazione e ammette la fecondazione artificiale omologa che la legge naturale esclude». Se dunque ci recassimo a votare contro l’abrogazione di parti della legge, daremmo a intendere che la legge 40 ci va bene così com’è, che vogliamo difenderla come cosa nostra. Come spiega sempre Cavalieri, «il No ai quattro quesiti referendari significherebbe l’esplicita volontà di mantenere in vigore una legge che, come abbiamo detto, andrebbe comunque migliorata in senso contrario alle proposte referendarie. L’astensione “attiva”, invece, non significa approvazione della legge, e vanifica le manovre peggiorative dei promotori dei referendum”.
b. Anche se rimane una legge ingiusta, la L. 40 stabilisce alcuni limiti alla fecondazione artificiale.
Ora, se i referendum radicali vedessero prevalere validamente i Sì, questo comporterebbe un grave peggioramento della normativa. Verrebbero infatti aboliti i limiti nell’accesso alle tecniche di fecondazione artificiale, sarebbe autorizzata la sperimentazione sugli embrioni, verrebbe eliminato il divieto di produrre più di tre embrioni, sarebbero reintrodotti il congelamento massiccio e la fivet eterologa. Per tutte queste ragioni, l’azione demolitiva dei Radicali deve essere contrastata in quanto fonte di un male peggiore. Bisogna assolutamente evitare il deterioramento
di una legge già di per sé insoddisfacente.
c. A tutto ciò va aggiunto che, quando si dibattono questione di bioetica, nella società in cui viviamo si gioca sempre una partita truccata. Cioè una partita nella quale i grandi mezzi di comunicazione, gli intellettuali, i cantanti e le ballerine, le Tv pubbliche e commerciali sono palesemente schierate sul versante permissivo. Basti dire che il giorno successivo all’approvazione dei referendum da parte della Corte costituzionale il simbolo dei quotidiani italiani moderati, il Corriere della sera, si è schierato a favore del Sì con un titolo a nove colonne.
Dunque, i cattolici – ma più esattamente: le ragioni umane del diritto alla vita del nascituro – non hanno un accesso libero, paritetico e garantito ai mass media, e non potranno mai raggiungere l’opinione pubblica con la stessa forza ed efficacia che il fronte anti-vita può mettere in campo. In simili condizioni, dove l’arbitro della partita è «venduto», l’unica strada percorribile è l’organizzazione di un’astensione attiva, che faccia naufragare i referendum.

In che modo astenersi?

Poiché questa astensione non è frutto del disimpegno o della irresponsabilità, sarà necessario connotarla in modo tale da rendere esplicito il suo contenuto di valore. Dunque, l’astensione sarà:
a. Motivata. Non è pensabile che si arrivi alla tornata referendaria senza essersi fatti un’idea precisa sulla fecondazione artificiale, sulla sua grave inaccettabilità, sulla sua contrarietà non solo alla morale ma agli stessi principi del diritto. Ciò significa essere in grado di argomentare – ciascuno secondo le proprie competenze e capacità – nel confronto con gli altri le ragioni che si oppongono alla Fivet.
b. Legittima. Nessuno potrà mai affermare che la scelta di non votare in un referendum sia in qualche modo censurabile in punta di diritto, né tanto meno sul piano morale. L’astensione è una delle tre possibilità previste dal referendum, e la volontà, eventualmente anche organizzata, di far mancare il quorum è perfettamente legittima. Per ben 17 volte gli italiani hanno già fatto mancare il quorum ad altrettanti referendum, e nessuno ha gridato allo scandalo.
c. Testimoniante. Sarebbe bello che l’astensione fosse occasione per un’azione di testimonianza forte, che rendesse tangibile la presenza nella società italiana del “popolo della vita”. Ebbene: anche il Timone appoggia lilla proposta di Padre Livio Fanzaga, rilanciata dallo stesso Cesare Cavalieri, di promuovere per il giorno del referendum una serie di pellegrinaggi presso santuari mariani. Per affidare così alla Madonna almeno tre intenzioni: che il diritto alla vita di ogni bambino non nato sia riconosciuto dalle leggi degli uomini; che tutte le piccolissime vittime dell’aborto e della fecondazione artificiale siano accolte dal Padre e siano vicine a chi le ha uccise così orribilmente; che i nemici della vita, soprattutto i teorici del male, siano toccati dalla grazia di Dio e si convertano.

In ogni caso, i cattolici devono mettersi bene in testa che i referendum saranno anche un appuntamento importante, ma rappresentano soltanto una battaglia nella grande guerra che si combatte contro la vita innocente. Il giorno dopo il voto, anche se la legge 40 sarà sopravvissuta all’assalto dei Radicali, saremo chiamati a continuare a testimoniare in ogni occasione il nostro no, senza se e senza ma, a ogni fecondazione artificiale. Anche a quella omologa e “benedetta” dalla legge.

IL TIMONE – N. 42 – ANNO VII – Aprile 2005 pag. 8-9

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