Il mese di maggio in Occidente
Come mai, ci si domanderà, allora, in Occidente è stato scelto il mese di maggio da dedicare alla Madonna? Certamente occorre partire dal suddetto riferimento all’esplosione della primavera, cioè al mese dei fiori, nonché al mese che risveglia i nidi e che ridesta i cuori.
Già i romani, fin dal 247 a.C., celebravano le feste della dea Flora, adornando di ghirlande le porte delle case e indossando vesti sgargianti. Successivamente, nel Medioevo, il mese di maggio era particolarmente dedicato alla donna del cuore o alle stesse fidanzate, con festeggiamenti talvolta lascivi e sensuali.
Proprio in questo contesto storico nasce il mese di maggio consacrato a Maria. I cristiani cominciarono a pensare a come eclissare il culto della dea Flora, facendo risplendere Colei che, con la sua bellezza, costituiva il fiore più bello della terra e del cielo. Questo avviene fin dal secolo XIII con Alfonso X di Spagna, il quale, con una poesia intitolata “Ben venga maggio”, loda Maria come la regina dei fiori. Su tale linea si possono ricordare il beato Enrico Suso (Susone) (1295-1366) domenicano e il benedettino Volfango Seidil (1562), autore del libretto Il maggio spirituale, in cui propone di ornare di fiori l’immagine della Madonna, di cantare in suo onore e di compiere qualche atto di mortificazione; sulle stesse orme san Filippo Neri (1515-1595).
Un codice conservato a S. Domenico di Fiesole parla della decisione di un gruppo di novizi domenicani di festeggiare Maria durante il Calendimaggio con canti e offerte di fiori, sull’esempio dei fidanzati che cantavano alle loro ragazze. In seguito questo uso si estese a tutto il mese di maggio.
La diffusione del mese di maggio
La vera e propria diffusione del mese di maggio consacrato a Maria si ebbe ad opera di alcuni padri gesuiti nel secolo XVIII. Nel 1775 il padre Annibale Dionisi (1679-1754) pubblicò Il mese di Maria, ossia il mese di maggio consacrato alla Madonna, mediante l’esercizio di varie virtù, rosario e litanie davanti all’immagine di Maria, meditazione, considerazioni spirituali quotidiane, fioretti e giaculatorie.
Molta diffusione ebbe anche Il mese di maggio del padre François Lalomia († 1789), mentre nel 1785 il teologo gesuita Alfonso Muzzarelli (1749-1813) diffuse il famoso Mese di maggio, inviandolo a tutti i vescovi perché ne introducessero la pratica nelle loro diocesi.
Fu in seguito a questo invio che la pratica del mese di maggio si diffuse lentamente in quasi tutte le parrocchie del mondo cattolico. I frutti di tale diffusione furono veramente straordinari: istruzione nelle verità della fede, esperienza religiosa nel contesto di canti popolari e di riti solenni, incontri di preghiera comunitaria in onore della Madre di Dio, crescita della fiducia in Lei, allenamento della volontà in ordine all’esercizio delle virtù cristiane ecc.
Breve crisi e ripresa
Nella prima fase dopo il Concilio Vaticano II, come per tanti altri aspetti della vita della Chiesa, si ebbe a constatare una certa crisi delle pratiche mariane e, quindi, anche della pratica del “mese di maggio”.
Fu come un periodo di assestamento, perché, dopo un’attenta valutazione dei documenti conciliari, la devozione alla Madonna è riemersa in maniera quasi accelerata, specialmente da quando, attraverso l’esatta lettura della costituzione del Concilio Vaticano II Lumen Gentium e la pubblicazione della esortazione apostolica Marialis cultus (2 febbraio 1974) di Paolo VI, si è compreso che essa offre un’occasione per dischiudere alla meditazione la figura e la missione di Maria in tutta la sua ampiezza, «cioè nel suo riferimento cristologico e nel suo significato antropologico» (p. Lippert).
Oggi, quindi, siamo in una fase di netta ripresa, perché si è compreso che la devozione alla Madonna, quando essa è armonizzata con la liturgia e quando è cristocentrica ed ecclesiale, è un’occasione meravigliosa per invogliare i fedeli verso una conoscenza più efficace dei problemi del proprio tempo.
Ci si augura, pertanto, che il “mese di maggio” possa essere caratterizzato soprattutto dalla preghiera come tempo di esperienza religiosa del Dio rivelato: Padre, Figlio e Spirito Santo e che la preghiera rivolta a Maria sia una preghiera di intercessione alla “Donna vestita di sole”, in quanto persona viva e glorificata da Dio ed in quanto Madre e modello della Chiesa.
Tradizionalmente il mese di maggio terminava con la consacrazione e l’offerta del proprio cuore a Maria. Oggi sarebbe auspicabile che tale consacrazione sia fatta al Cristo Figlio di Dio e Figlio della Vergine Maria, per mezzo della stessa Maria, quale consapevole rinnovazione delle proprie promesse battesimali e come promessa di vivere tutti gli impegni fondamentali di rinuncia a Satana, al fine di una più efficace adesione e donazione allo stesso Cristo Salvatore del mondo.
Quanto mai opportuna sarebbe, infine, l’offerta al Signore, per mezzo di Maria, di tutte le nostre sofferenze: la donazione della propria vita al Cristo benedetto degno di tutta l’adorazione. Perché le nostre sofferenze, messe nelle mani della Madonna Santa, raggiungano in pieno e direttamente, come se avessero le ali, il “Sofferente divino”.
IL TIMONE – N. 53 – ANNO VIII – Maggio 2006 – pag. 16 – 17
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