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12.12.2024

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Il mondo del sacro. Cieli medievali
9 Gennaio 2015

Il mondo del sacro. Cieli medievali

Cieli medievali

L’architettura medievale che siamo abituati a guardare e a incontrare nei nostri viaggi e nelle nostre città consiste prevalentemente di edifici costruiti, o in gran parte rimodellati, a partire dal XII secolo, e a partire da questi monumenti si impone ai nostri occhi un’idea di arte e di architettura che viene arbitrariamente estesa anche su quell’altra metà di Medioevo che precede l’anno Mille.
Il risultato di questo processo abbastanza naturale è che Carlo Magno, Re Artù e Federico Barbarossa si aggirano per l’immaginazione popolare in un paesaggio costellato di castelli e grandi cattedrali, tutte pressappoco simili a modelli assai più tardivi e quindi inesistenti al tempo in cui le vicende più o meno storiche dei celebri personaggi ebbero luogo.
Questo Medioevo dello spirito, inconsistente dal punto di vista storico, ha comunque una sua
dignità poiché consegnando quel tempo al mito, e a un mito sovente più vago di quello che vela la pur lontana antichità classica, ne fa involontariamente un modello eterno e alternativo
al tempo presente. D’altra parte, si creano così dei malintesi che allignano non di rado anche nell’immaginazione delle menti più coltivate.
Uno di questi è l’equivoco intorno all’antichità della pianta centrale nell’architettura di chiesa. Si pensa spesso che l’uso di tracciare la pianta delle chiese in forma di un cerchio o di un poligono sia peculiare del Rinascimento e che sia la manifestazione dell’antropocentrismo e dell’astrazione filosofica della fede, che vengono attribuiti a quel periodo della storia culturale europea, mentre durante il Medioevo, identificato per contrapposizione quale epoca di massima fioritura del Cristianesimo, si costruivano chiese longitudinali o a pianta di croce latina. Questa convinzione è rafforzata dal fatto che la grande maggioranza delle chiese del secondo Medioevo, e le più conosciute tra esse, prediligono effettivamente piante longitudinali e a croce latina.
Lo stesso non vale invece per il periodo precedente. Dal quinto all’undicesimo secolo la Cristianità in Occidente come in Oriente è ricca di realizzazioni a pianta centrale, tra le quali ricordo come esempio l’antica Anastasis del Santo Sepolcro eretta già in epoca costantiniana. In Occidente gli esempi sono numerosi: a partire da San Lorenzo a Milano, anch’essa risalente al IV secolo e sempre ingrandita nei secoli seguenti con espansioni che replicano altrettante piante poligonali, a San Vitale a Ravenna nel VI secolo, alla cappella palatina del palazzo di Carlo Magno ad Acquisgrana nell’VIII secolo, fino ad arrivare come esempio limite del periodo al Duomo vecchio  di Brescia, del XII secolo, la pianta centrale ha sempre denotato nelle chiese la massima importanza per dignità simbolica e valore religioso o civile.
Ai modelli più famosi, dei quali ho appena enumerato solo alcuni, sono da aggiungere le molte copie e imitazioni che fecero di questi edifici una vera tipologia. Le ragioni simboliche nella diffusione della pianta centrale e poligonale nel primo Medioevo sono forse più semplici di quanto si è spesso inclini a pensare: la cupola rappresentava per gli antichi il cielo, la parte più nobile dell’universo e la sede di Dio ed era quindi ritenuto importante creare in un edificio di grande dignità un’ampia cupola, cosa che la tecnologia dell’epoca non permetteva ancora di fare su soli quattro appoggi come avvenne dalla cattedrale di Pisa in poi, ma consentiva invece sopra una base circolare o poligonale. L’alto ambiente cupolato insieme alla limitata dimensione degli ambienti laterali risulta in una esaltazione dello spazio centrale, con uno slancio verticale dell’intero edificio e con la solennità che ne deriva.
Alla base del favore di cui godettero da allora le chiese a pianta centrale sta dunque una ricerca della dimensione verticale e della monumentalità e non certo una trascuratezza dell’orientamento del culto che sembrerebbe imporre una conformazione longitudinale dell’edificio. Nel dibattito odierno sull’architettura delle chiese contemporanee si nota da anni un ritorno alla pianta centrale, privo però di quelle motivazioni e di quelle caratteristiche formali che ne determinarono l’uso nel passato e che vedevano, a fianco della verticalità, la simmetria secondo molti assi e la possibilità appunto di costruzione di una cupola destinata a richiamare l’idea del cielo, oggi tragicamente assente dalle nostre chiese. â–

 
Il Timone – Gennaio 2015

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