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15.12.2024

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Il mondo del sacro. Liturgia romana e rinascenza carolingia
3 Novembre 2014

Il mondo del sacro. Liturgia romana e rinascenza carolingia

 
 
Il periodo molto lungo, un secolo e mezzo circa, che va dalla morte di San Gregorio Magno agli inizi del predominio dei Franchi in Italia è un'età di grande importanza per la storia della liturgia occidentale, in quanto vede l'affermarsi di riti particolari ormai distinti dal Romano. Questa situazione di libertà liturgica, basata sull'intento pratico di incentivare, nelle singole regioni, un culto consono, nelle forme, alle esigenze della civiltà locale, crebbe, tuttavia, in modo esponenziale, tanto da far giungere lo studioso mons. Enrico Cattaneo a parlare di anarchia liturgica. E non è un caso che, a questa situazione, si aggiunse, nello stesso periodo, una significativa disgregazione della disciplina ecclesiastica. La congiunta azione dei due elementi portò a una decadenza collettiva della vita spirituale.
Le ricadute di questo fenomeno sulla vita culturale e sociale dell'Occidente non favorivano il progetto di creazione di un grande impero da parte dei Carolingi, che compresero, ben presto, come la creazione di una situazione cultuale omogenea fosse un fattore imprescindibile per la salda unione delle genti che abitavano i loro domini.
L'iniziatore del cammino di riawicinamento dei Franchi agli usi liturgici della Sede Romana fu il santo vescovo Crodegango di Metz (t 766); questi, inviato come legato dal re Pipino presso il Papa Stefano Il, rimase affascinato dalla liturgia romana, che si presentava ben ordinata in ogni parte, sobria e forte nei testi e accompagnata da un canto accurato. Ritornato in patria, egli farà della liturgia il fulcro della sua "regula canonicorum", base della riforma ecclesiastica, tendente a riunire il clero in canoniche ove vivere in comunità, aventi appunto, come elemento propulsivo, una regolare vita liturgica. Tuttavia, in Crodegango, l'idea di sostituire la liturgia romana con quella gallicana non si presentò sin dal principio, ma maturò col tempo, e si concretizzò nell'opera di convincimento attuata nei confronti di Pipino, che porterà, col concilio di Ouierzy del 754, all'adozione della liturgia della Sede Apostolica per tutta l'estensione del regno. L'azione del vescovo generò molteplici effetti, tra i quali ricordiamo: l'affermazione dell'importanza della vita liturgica quale sostegno della vita canonicale, garanzia di disciplina e spiritualità; la conoscenza dei testi, del canto e delle cerimonie della liturgia romana, che spianò la strada al tentativo di unità liturgica operato in seguito; e, infine, la maturazione nella corte franca dell'idea che il fatto liturgico potesse essere fonte di disciplina civile.
Il figlio di Pipino, Carlo Magno, vero fautore della rinascenza carolingia, continuò l'azione liturgica del padre, vvalendosi dell'ingegno e della cultura di un monaco benedettino, incontrato in Italia e condotto seco: Alcuino di York (735-804). Infatti, nonostante gli sforzi del defunto sovrano, quando Carlo fu incoronato, il rito più diffuso in Francia era ancora quello gallicano, sebbene modificato da tradizioni e usi locali che impedivano la tanto agognata unità ecclesiastica. Alcuino si dedicò subito alla compilazione di un lezionario e, successivamente, dato il convincimento del sovrano di introdurre il rito romano in tutte le chiese dei suoi territori, si dedicò all'opera di riforma della Messa. Da principio elaborò i testi delle Messe per ogni giorno della settimana e in seguito si cimentò nella composizione di un supplemento del sacramentario papale Adrianeo, oggi ritenuto da alcuni opera di Benedetto di Aniane, in modo che potesse essere usato in qualsiasi chiesa. Frattanto, Carlo Magno aveva dato incarico di compilare un omilario per le lectiones del mattutino e di rivedere la Vulgata, avviando così ad unità anche l'ordinamento dell'Ufficiatura.
In definitiva, il sovrano, desideroso di organizzare saldamente il suo vasto impero, composto da genti diverse per tradizione e costume, comprese come la liturgia rappresentava l'espressione più viva dell'unità civile, poiché, nel culto, principiava o finiva ogni azione importante della comunità. E per riuscire meglio nel suo intento, assunse l'ulteriore compito di organizzare la cultura ecclesiastica, affinché il clero potesse essere anche maestro civile delle popolazioni, stabilendo che tutto fosse regolato dai libri della Roma papale. Gli effetti di cotanto lavoro non furono subito evidenti. Infatti, l'inerzia del clero legato alle vecchie tradizioni, la difficoltà delle singole chiese di reperire le risorse economiche per munirsi dei nuovi libri liturgici, insieme ad altri fattori di varia natura, non permisero la piena realizzazione del progetto di Carlo Magno.
L'opera di riforma continuò sotto il regno di Ludovico il Pio, il quale favorì la pubblicazione di un regolamento per la vita in comune del clero, pervaso da un accentuato orientamento liturgico. Come Pipino si affidò a Crodegango e Carlo Magno ad Alcuino, Ludovico pose la sua fiducia in Amàlario (770/80-850 calo Dai suoi studi liturgici traspare una venerazione per la liturgia romana e un nuovo modo di esporre le cerimonie e i vari usi, basato sulla convinzione che essi abbiano primariamente un significato mistico e simbolico. Il nuovo metodo da lui adoperato gli valse una condanna per eresia in un altro sinodo di Ouierzy dell'838, ma non impedì il diffondersi dell'applicazione del simbolismo alle cerimonie.
Infine, occorre ricordare l'imporsi, durante il secolo IX, nella liturgia occidentale dell'individualismo liturgico-devozionale. Ciò favorì l'ingresso delle "apologiae sacerdotis" nel rito offertoriale, con le quali il sacerdote pregava per diminuire la sua indegnità di ministro e per raccomandare in modo particolare l'offerente. Tale fenomeno darà origine, con susseguente graduale evoluzione di formule e cerimonie, alle preghiere che si recitavano ai piedi dell'altare e a quelle che preparavano la comunione. La riforma liturgica seguita al concilio Vaticano Il, ritenendo le un elemento tardivo, le eliminò dall'Ordo Missae. •
 
Il Timone – Novembre 2014
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