Il moderno naturalismo, influenzato da Marx, da Nietzsche e da Freud, riduce l’uomo a una delle tre concupiscenze: degli occhi, della carne e superbia della vita. Vediamo perché.
Il naturalismo è una concezione filosofica che nega l’esistenza di una causa ordinatrice che trascenda la natura, ritenendo che questa abbia in sé stessa la ragione della propria esistenza e che se nella natura esistono un finalismo e un ordine essi dipendono dalla natura stessa. Il naturalismo è quindi un immanentismo che storicamente ha assunto le forme del panteismo e del materialismo.
Esso si afferma nel Rinascimento, soprattutto ad opera di Bernardino Telesio, Giordano Bruno e Tommaso Campanella, come manifestazione della secolarizzazione del pensiero filosofico.
Bernardino Telesio (1509-1588) cercherà di spiegare la natura e il divenire dell’universo utilizzando i principi del caldo e del freddo; tali principi agiscono su una materia concepita come uniforme e “sensitiva” (cioè capace di percezione); nell’uomo tuttavia Telesio ammette l’esistenza di un’anima immortale che trascende il mondo fisico.
Il pensiero di Giordano Bruno (1548-1600) introduce l’immanentismo in modo esplicito e radicale; esso, pur richiamandosi a precedenti neoplatonici, è di fatto il risultato di una visione del mondo nuova “influenzata dall’idea (che s’introduce con gli arabi e domina la filosofia moderna) per cui l’esistenza non dipende dall’essenza, ma è qualcosa di assoluto e di irriducibile ad essa. Allora, in questa situazione (si tratta) di vedere se Dio abbia un’esistenza distinta da quella del mondo: ciò che per il Bruno non è. Dio e universo sono due facce di una stessa realtà”.
L’identificazione del divino con la realtà naturale porta Giordano Bruno a ritenere che le religioni rivelate siano un cumulo di superstizioni contrarie alla ragione e alla natura; la vita morale pertanto non deve essere guidata dai precetti tradizionali, ma dall’eroico furore” attraverso cui l’uomo, con uno slancio intuitivo, coglie l’unità del tutto.
L’immanentismo naturalistico e le conseguenze antropologiche ed etiche che da esso derivano faranno di Giordano Bruno un padre della modernità e un simbolo del “libero pensiero”.
Anche per Tommaso Campanella (1568-1639) la natura è un tutto animato e Dio è lo spirito animatore della natura. Egli cerca di conciliare l’immanentismo del naturalismo con una visione religiosa che implica la trascendenza, senza però poter superare la contraddizione esistente tra queste due istanze.
I motivi del naturalismo rinascimentale influenzeranno in modo significativo la successiva riflessione filosofica, soprattutto nell’ambito dell’antropologia e dell’etica.
II naturalismo infatti invita a vivere “secondo natura”, ma qual è la natura del concreto uomo storico?
A questo interrogativo possono essere date tre risposte:
1. secondo il pessimismo antropologico la natura umana è ontologicamente corrotta; l’uomo non può in alcun modo fare il bene perché il suo stesso essere è “male”. Questa è la visione dell’uomo sottesa al pensiero protestante.
2. secondo il realismo, la natura dell’uomo è buona perché tutto ciò che esiste, in quanto “è”, è anche un bene, ma contemporaneamente riconosce che l’uomo è capace di fare il male. L’esperienza insegna infatti che nell’uomo c’è il bene e c’è il male, qualunque sia la spiegazione che si voglia dare di questo fatto.
3. secondo l’ottimismo antropologico derivante dal naturalismo, la natura dell’uomo è totalmente buona perché è espressione della perfetta coincidenza tra finito e infinito, uomo e Dio. Se la natura umana è totalmente buona, se essere e dover essere coincidono, anche tutto ciò che l’uomo vuole e fa è necessariamente buono. L’unico criterio morale che deve guidare l’agire consiste nel non porre ostacoli alla “natura”.
“Seguire la natura” significa considerare legittimo ogni comportamento “naturale”, dove il termine “naturale” non si riferisce alla natura metafisica dell’uomo, all’umanità come compito da realizzare, ma è sinonimo di “istintivo” e “spontaneo”. Giovanni Paolo II ha messo in luce l’errore decisivo del moderno naturalismo e dell’ottimismo antropologico: l’invito del naturalismo a vivere “secondo natura” si traduce nel vivere “secondo concupiscenza”, la triplice “concupiscenza degli occhi, concupiscenza della carne e superbia della vita” di cui parla san Giovanni. Il pontefice vede realizzata la riduzione dell’uomo a una delle tre concupiscenze in tre linee di pensiero, che si sviluppano da Karl Heinrich Marx (1818-1883), Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900) e Sigmund Freud (1856-1939): Marx, ritenendo che l’unico motore della storia sia l’economia e quindi la brama di possesso, riduce l’uomo alla “concupiscenza degli occhi”; Nietzsche lo riduce alla “superbia della vita” perché proclama la “transvalutazione dei valori” operata dalla volontà di potenza; Freud riduce l’uomo alle pulsioni sessuali e quindi alla “concupiscenza della carne”.
Ma la natura dell’uomo non può essere compresa in modo adeguato fermandosi alle manifestazioni della concupiscenza: mentre l’individuo animale è totalmente sottoposto alla sua natura, nell’uomo la natura è sottoposta all’autodeterminazione, cioè dipende dalla decisione della persona.
Autodeterminazione significa due cose:
1. “io stesso decido” e qui s’identifica con la scoperta della libertà;
2. “io decido di me stesso” e qui s’identifica con la scoperta dell’og-gettivazione dell’io: quando l’uomo vuole qualcosa specifica il proprio “io” divenendo qualcuno attraverso il valore scelto.
Attraverso la capacità di decidere di sé l’uomo possiede la propria natura assumendo l’istintività e l’emotività nell’unità della persona.
GLOSSARIO
Naturalismo. Termine che appare già nei 1582 per indicare in filosofia una teoria che non ammette altre leggi che quelle della natura materiale. Nel Rinascimento, il naturalismo si ritrova soprattutto in Bernardino Telesio, Giordano Bruno e Tommaso Campanella.
Materialismo. Termine filosofico coniato nel 1702 per designare i sistemi filosofici che riducono tutto a materia.
Panteismo. Dal greco “pan” e “theòs”, che vuoi dire: tutto è Dio. E’ una dottrina filosofica che identifica Dio con il mondo.
BIBLIOGRAFIA
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IL TIMONE N. 18 – ANNO IV – Marzo/Aprile 2002 – pag. 26 – 27