15.12.2024

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Il popolo della vita c’è
31 Gennaio 2014

Il popolo della vita c’è




A Roma, il 12 maggio, 15.000 persone hanno “marciato” in difesa della vita. Un evento che segna una svolta. Centinaia di associazioni. E poi tanti giovani e famiglie con bambini. C’era anche il Timone


Siamo nel novembre 2010, in una città austriaca, Innsbruck, dove da tanti anni si trovano i responsabili di alcuni movimenti per la vita europei, tra cui il Movimento europeo difesa vita e dignità persona umana (MEVD). Per la prima volta viene invitata anche una rappresentante dell’associazione italiana Famiglia Domani. Nella discussione salta fuori un’idea: facciamo anche in Italia una marcia per la vita.
Non una grande pensata, si potrebbe dire. Effettivamente la fanno già in molte città d’Europa. Però in Italia la marcia non si è mai fatta, benché siano passati più di trent’anni dalla promulgazione della legge abortista 194. Un valido e coraggioso giornalista, Piero Pirovano, ci ha provato per anni, promuovendo non proprio una marcia, ma qualcosa di vagamente simile: un “Lifeday”. Senza però successo. In molti infatti pensano che l’Italia non sia il Paese giusto per un evento simile. Il Lifeday del 2011, per esempio, raccoglierà circa 70 persone.
Ad Innsbruck, dunque, si decide, invece, che bisogna provarci. È un dovere: «se ci si butta, la Madonna aiuterà».
Così, nel maggio 2011, a Desenzano, sul lago di Garda, ha luogo la prima marcia nazionale. Convocata in fretta e furia, con pochissimi soldi, meno di cinquemila euro. In un posto bellissimo, ma non propriamente comodo, difficile anche da raggiungere con il treno. Eppure, accade l’imprevedibile: circa 700-800 persone si ritrovano per camminare insieme, per un grande convegno e per la Messa. Il clima è bellissimo, dà entusiasmo e speranza. Si capisce bene che è stato gettato un seme. I più scettici, come coloro che speravano nel flop, si ricredono.
Qual è il format della prima marcia? Gli organizzatori prevedono un programma ambizioso, più ricco di quello delle marce d’Oltralpe. La marcia deve costituire il cuore dell’evento: è un gesto pubblico forte, un riappropriarsi della strada, cioè della vita; un dire forte e chiaro che chi difende la vita ha il diritto di farlo pubblicamente, non è un appestato, un contagioso da rinchiudere in un lebbrosario, come vorrebbero Repubblica, Corriere e ideologia dominante. Ma, oltre alla marcia, occorrono altre iniziative: nasce l’idea di pubblicare, ogni volta, il libro della marcia. Anche in campo culturale, infatti, ci vogliono degli strumenti, chiari, ben fatti, a buon prezzo. Il libro della prima marcia, “Scegliere la vita”, è un condensato pregevole della cultura pro life. Il libro della II marcia, “Mamme che piangono”, pubblicato anch’esso da Fede & Cultura, invece, affronterà un tema troppo trascurato, con le dovute eccezioni, dai pro life italiani: le terribili ripercussioni che l’aborto ha sul fisico e la psiche delle donne. Marcia, dunque, libro della marcia, e convegno: occorre infatti incontrare personalità che siano capaci di spiegare, alla luce della ragione, della scienza, la validità della posizione pro life. Ed anche persone che testimonino, con la loro vita.
Così, dopo il successo di Desenzano, gli organizzatori, coordinati da Virginia Coda Nunziante, di “Famiglia Domani” (degna erede del padre Luigi), decidono di approdare a Roma, capitale d’Italia ma anche capitale morale del mondo. Lo sforzo si allarga, la dose di speranza da investire pure. E viene promossa la II marcia nazionale per la vita, convocata per il 13 maggio 2012. Ancora una volta scarseggiano i mezzi, quasi nulli, ma si è capito che un messaggio forte e chiaro, senza compromessi ed equilibrato, sarà capace di stimolare da solo tanti cuori. Gli organizzatori decidono, soprattutto, di coinvolgere il maggior numero di associazioni per la vita possibile: ognuna rimarrà con la sua identità, con i suoi scopi. Nessuno deve mettere il cappello sull’evento, nessuno deve ritenersi detentore di una sorta di monopolio dei pro life.
Arriviamo così al 12 maggio. Auditorium dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, dei Legionari di Cristo: circa 600 persone sedute, per cinque ore, ad ascoltare Renzo Puccetti, Carlo Bellieni, Marisa Orecchia, Riccardo Cascioli, Cinzia Baccaglini, Pino Noia, mons. Ignacio Barreiro, padre Gonzalo Miranda, Costanza Miriano, Irene van der Wende… Per poi applaudire i premiati dell’anno. Nel 2011 erano stati Maria Pellegrini, volontaria del telefono SOS Vita, Roberto de Mattei e Gianpaolo Barra, direttori, rispettivamente, di Radici Cristiane e del Timone, e Giovanni Zenone, fondatore della casa editrice Fede & Cultura. Quest’anno, invece, Olimpia Tarzia, valentissima consigliera regionale del Lazio; Miranda Lucchini, del Cav di Roma Eur; i genitori di Lucy, Gianluca ed Anna; Mario Paolo Rocchi, ideatore del Progetto Gemma ed il ginecologo Antonio Oriente.
Finito il convegno, c’è subito un altro appuntamento: l’adorazione eucaristica, per chi lo desidera, in Santa Maria Maggiore, con il cardinal Raymond Leo Burke. Un momento importante per affidare l’evento dell’indomani alla Madonna e a Dio stesso. Consapevoli che la cultura di morte sempre più forte ha a che fare anche con la nostra battaglia contro le forze del Maligno.
Arriva, finalmente, la domenica mattina. Chi si avvicina verso il palco, vicino al Colosseo, provenendo dalle varie parti della città, scorge subito un nutrito gruppo festante di polacchi, con le loro altissime bandiere svolazzanti; poi ci sono le Sentinelle del Mattino, i volontari dell’Ordine di Malta, i ragazzi del Trifoglio con le loro bandiere verdi, i Francescani dell’Immacolata e i Verbiti, alcuni rappresentanti delle comunità evangeliche, alcuni buddisti schierati contro gli aborti forzati in Cina… e tanti altri gruppi che è qui impossibile nominare. I politici presenti, tra cui il sen. Stefano De Lillo, Paola Binetti e il sindaco Gianni Alemanno, sono una presenza discreta, anche perché gli organizzatori hanno voluto che la marcia fosse aperta a tutti, ma senza simboli politici e senza protagonismi di alcun tipo. Dopo aver ascoltato i saluti della figlia di santa Gianna Beretta Molla e quelli dei delegati dei gruppi pro life stranieri, sfilano, con grande compostezza, allegria e dignità, circa 15.000 persone: portano cartelli, i più svariati, che ricordano una verità innegabile, l’olocausto di milioni di bambini innocenti permesso dalle legge 194; distribuiscono spillette con i “piedini preziosi”, piccole scarpette di lana per bambini appena nati, smile colorati, gialli e rossi, che ricordano quelli delle marce per la vita irlandesi ed americane…
Il tutto con grande serenità, compostezza, allegria… È un popolo per la vita che si ritrova, quasi uscendo dopo tanti anni dai nascondigli: non sembra vero, a molti, di essere così tanti, di poter finalmente trovarsi insieme, in una comunità che ha gli stessi obiettivi, la stessa visione dell’esistenza e della vita. Molti piangono sotto gli occhiali da sole: giovani, emozionati, ma anche persone più anziane, che per anni hanno lottato, contro corrente, magari nella derisione. Contarsi, guardarsi, riconoscersi: è una sensazione bellissima, che infonde speranza, desiderio di darsi da fare, di tornare nella propria città non più rassegnati alla cultura di morte, ma consapevoli che la Verità e la Bellezza hanno ancora un grande fascino, anche nell’epoca dell’aborto di massa, della pillole omicide, dei tentativi di clonare l’uomo.
Poco importa, se le cose stanno così, se i giornali laicisti raccontano un’altra storia: se invece che descrivere il corteo dedicano i titoli a tre femministe dicasi tre che protestano; se accusano i presenti di razzismo e di altre aberrazioni. È la menzogna di chi pensava di aver già vinto, di chi cerca disperatamente di spegnere, buttando letame, un fuoco che si riteneva ormai spento. Razzisti, fascisti, retrogradi, reazionari…? No, un popolo che ama la vita, e che ha il coraggio di dire, in faccia al tiranno mortifero che si chiama pensiero unico: ciò che è vero rimane vero, sempre; ciò che è omicidio, l’aborto, rimane omicidio, anche se il potere vuole imporre un’altra versione della realtà. Il coraggio e la speranza: con questi David può sempre sconfiggere Golia.


IL TIMONE  N. 114 – ANNO XIV – Giugno 2012 – pag. 12 – 13

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