Una delle innumerevoli conferme della credibilità storica dei Vangeli. La casa di Pietro, a Cafarnao, prima abitazione del Principe degli Apostoli. È il primo Vaticano.
Si trova sulle righe del lago di Genesaret (o di Galilea, o di Tiberiade) una delle innumerevoli con-ferme della credibilità storica dei Vangeli.
Parliamo della casa di Pietro, il Principe degli Apostoli, che è stata localizzata dal francescano Virgilio Corbo – una vera autorità in materia di archeologia cristiana – una trentina d’anni orsono nel villaggio di Cafarnao, dove Pietro abitava e Cristo era ospitato nella sua casa.
L’annuncio del ritrovamento fu dato da papa Paolo VI il 29 giugno 1968. Quando il Pontefice si era recato, quattro anni prima, pellegrino in Terra Santa, giunto a Cafarnao, qualcuno, mostrandogli il luogo dove si riteneva avesse abitato Pietro, gli aveva indicato argutamente che quello era il primo Vaticano.
I dubbi sono ormai fugati. E il merito va ai padri francescani, archeologi di prima linea. Esplorando i resti di un antico santuario bizantino del V secolo a due passi dal lago, sotto l’impianto ottagonale della chiesa, fu ritrovata la “domus ecclesiae”, l’in confondi bile casachiesa che per prima al mondo fu dedicata a san Pietro, nel luogo stesso in cui l’Apostolo visse e fece coabitare il Maestro per almeno un anno della sua vita pubblica.
Il santuario bizantino aveva ricoperto il locale dove si riunivano i giudeo-cristiani, i primi cristiani della Palestina, ebrei praticanti che riconoscevano in Gesù il Figlio di Dio e in Pietro il suo testimone più autorevole e il capo dei suoi seguaci.
Proprio quel locale, fatto unico in tutto il villaggio, aveva il pavimento intonacato in battuto di calce, tipo di decorazione ritenuta ai tempi più preziosa del mosaico, segno della particolare venerazione cui fu fatto oggetto quel luogo. Ma poi, sulle pareti, graffiti antichissimi in aramaico, siriaco, greco e latino, identificati chiaramente come invocazioni a Cristo stesso e al Principe degli Apostoli.
E poi oggetti, resti di lucerne, una lampada erodiana, una pentola, tutti datati ai tempi della Chiesa primitiva.
Gli scavi archeologici hanno in sostanza confermato quanto le testimonianze dei pellegrini dei primi secoli ci hanno tramandato. Una di loro, Egeria, che si recò in Terra Santa quando era ancora vivo sant’Ambrogio, lasciò un preziosissimo diario nel quale descriveva i luoghi visitati; e tra questi, la “casa dell’ Apostolo Pietro”.
Soltanto un secolo dopo, un altro importantissimo “giornale di viaggio”, scritto da un anonimo piacentino, descriveva la basilica costruita sulla casa di san Pietro. Si trattava del santuario bizantino, di forma ottagonale, scavato poi da padre Corbo. Alla sua morte, il benemerito frate-archeologo, che dissotterrò con le sue mani la “domus ecclesiae” di Cafarnao, è stato sepolto tra le rovine di quell’ ambiente a cui aveva ridato luce.
Dunque, il racconto dei vangeli, e specialmente quello di Marco, vero segretario del Principe degli Apostoli, il primo umile “segretario di Stato”, trova un’ altra conferma storica.
Vi sono persino i resti di un’imponente sinagoga del V secolo, costruita sulla base della precedente, certo meno grandiosa, ma frequentata da Gesù, che vi pronunciò il discorso sul pane di vita che troviamo nel sesto capitolo di Giovanni.
Dunque non sono favole quelle che riguardano san Pietro, il villaggio dove abitava, i miracoli che vi compì il Maestro.
Una conferma della credibilità storica dei vangeli, della attendibilità di questi racconti degna di considerazione. La fede cattolica poggia su un fatto, storicamente documentabile, che può negare solo chi rinuncia a ragionare.
BIBLIOGRAFIA
STANISLAO LOFFREDA
Cafarnao
Ed. Studio Biblico rancescano, Gerusalemme.
PIA COMPAGNONI
Il Paeser dello splendore
IPL, Milano.
GALBIATI, ACQUISTAPACE e ALTRI [a cura di]
Guida alla terra Santa.
IL TIMONE n. 1 – Anno I – Maggio/Giugno 1999 – pag. 9
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