Origine e significato della più diffusa preghiera mariana. Preghiera potente, gradita alla Madre di Dio. E a Dio stesso
La struttura del Rosario
Il Rosario è una lunga preghiera alla Madonna nella quale si ripete molte volte l’Ave Maria, intercalando alcune volte il Padre Nostro e il Gloria al Padre. Fino a pochi anni fa, il Rosario completo constava di tre cinquine di “misteri” – misteri gaudiosi, dolorosi, gloriosi – ciascuno di cinquanta Ave Maria per un totale di centocinquanta Ave Maria. Giovanni Paolo II ha aggiunto una nuova cinquina: i “misteri della Luce”. Per “misteri” qui si intende l’annuncio breve, per semplici titoli, ad ogni decina di Ave Maria, di una serie di misteri o verità della fede cristiana, che, pur conducendoci a Cristo, hanno speciale riferimento con la vita e le opere della Beata Vergine Maria. In tal modo, il Rosario è anche una preghiera contemplativa, per la quale gustiamo la bellezza dei misteri della salvezza.
Certamente il Rosario che diffuse san Domenico era diverso da quello che conosciamo oggi, era più semplice, anche se non sappiamo esattamente come fosse, giacchè la sua strutturazione precisa ha subìto un’evoluzione arricchente e comporta una certa varietà di forme lungo i secoli sino ai nostri giorni. Per esempio, la seconda parte dell’Ave Maria («Santa Maria…») fu aggiunta da papa san Pio V (1566-1572), domenicano e grande devoto del Rosario. Tuttavia l’essenza del Rosario è rimasta immutata e consiste in una preghiera litanica con la quale noi manifestiamo il nostro amore e la nostra devozione per Maria, perché sia presente nella nostra vita quotidiana, soprattutto nei momenti più difficili, per ispirarci buoni propositi e difenderci dal male, soprattutto nel momento della morte («prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte»).
Preghiera e salvezza
Il Rosario è una preghiera utilissima per la salvezza, raccomandata dalla Chiesa, dai santi e dalla stessa Madre del Signore nelle sue apparizioni, ma di per sé non è obbligatoria per tutti, almeno nella sua forma specifica con la sua caratteristica lunghezza, anche se include preghiere delle quali non possiamo fare a meno, la preghiera a Maria e soprattutto il Padre Nostro, insegnato da Cristo stesso.
Io sperimento il Rosario come una preghiera tranquillizzante, consolante e pacificante, che risolve qualunque conflitto o problema o dà la speranza di risolverlo: conflitti di coscienza, dubbi o contrasti di ogni genere, colpe che vengono perdonate, sofferenze che vengono sopportate, forze oscure e maligne da cacciare, terrori da allontanare, questioni che vengono chiarite ed illuminate, umiliazioni che vengono accettate, tentazioni che devono essere respinte, luci ed ispirazioni che scendono dall’alto, sapienza da acquisire, forza nuova nell’azione quotidiana, coraggio nell’affrontare prove e momenti difficili, preparazione alla morte, pregustazione delle gioie celesti.
La ripetitività della preghiera rosariana è per alcuni motivo di fastidio, per cui si sentono da essa respinti o distolti perché la considerano noiosa e monotona. Essi, come ho detto, sono liberi di astenersi da una tale preghiera in quanto non è necessaria alla salvezza. L’importante è pregare. Nel cattolicesimo ci sono mille forme di preghiera. Ognuno pertanto è libero di scegliersi quel modo di pregare che trova più adatto ai propri bisogni e ai compiti che deve svolgere. Nei confronti di costoro si potrebbe solo osservare che le parole dell’amore e la Parola di Dio – e nel Rosario abbiamo questi valori – non stancano mai. Non è come se uno ripetesse 150 volte che 2+2=4. Questo sarebbe veramente noioso. Ma noi dobbiamo concepire le parole della preghiera come l’ossigeno che respiriamo o il pane che mangiamo: potremo mai stancarcene senza che venga a mancarci ciò che ci fa vivere? La preghiera litanica è ben nota in tutte le religioni. Nell’Islam c’è il dikr. Nell’induismo ci sono i mantra. Il dikr è solitamente strutturato a somiglianza della corona del Rosario e si sgrana in modo simile: un filo circolare con inserite tante palline, abbraccia i 99 attributi di Allàh.
I mantra sono sentenze sapienziali di tipo teologico. Ripetere queste “parole di vita” (a prescindere dagli errori che si trovano in queste religioni) conserva la vita dello spirito. C’è anzi chi ipotizza – e non lo si può escludere – che la stessa origine della corona del Rosario abbia qualche relazione con la “corona” islamica, ovviamente con la sostituzione dell’invocazione cristiana all’invocazione islamica.
Come sappiamo, la recita del Rosario è legata anche a momenti drammatici della storia dell’Europa cristiana, come per esempio alla famosa battaglia di Lepanto del 1571, allorchè la flotta cristiana riuscì con la sua vittoria a scongiurare il pericolo dell’invasione islamica. San Pio V attribuì la vittoria all’intervento di Maria, in quanto, mentre le armate cristiane erano in combattimento, tutte le confraternite romane del Rosario pregavano fervidamente Maria perché l’Europa fosse salva dal dominio islamico. Fu così che san Pio V, per ricordare l’epica battaglia, istituì la festa della Madonna del Rosario per il 7 ottobre, giorno della vittoria, festa che originariamente era chiamata della “Regina delle vittorie”. Ancor oggi, come sappiamo bene, l’Europa si trova in difficili rapporti con il mondo islamico, specialmente quello fondamentalista, il quale sembra di nuovo volere invadere l’Europa e convertirla a Maometto. Voglia oggi Maria ottenere da Dio non tanto una vittoria militare, ma che il cuore stesso degli islamici, grazie al dialogo e alla nuova evangelizzazione promossa dal Concilio Vaticano II, possa aprirsi alla verità del Vangelo.
L’origine della parola
Perché poi la parola “rosario”? Le spiegazioni possono essere diverse. Una, abbastanza graziosa, è quella che collega questa pratica all’uso dei giovani del XII secolo – periodo nel quale nascono le prime forme di Rosario predomenicano – di intrecciare corone di rose da dedicare alle fanciulle amate. La rosa del resto sembra essere il più bello dei fiori e ben rappresenta la stupenda bellezza e il profumo di Maria, nonchè la dolce consolazione che dà allo spirito il pregarla con fede, assiduità e devozione. La corona del Rosario comporta anche una piccola croce che può essere di legno o di altro materiale: essa pende al fianco del Domenicano, giacchè il Rosario è appeso alla cintura. Alcuni restano sorpresi di questo fatto e sembra loro una mancanza di rispetto per l’immagine del Crocifisso, che essi vedrebbero meglio appeso al collo. Invece dobbiamo pensare che quel portare al fianco la Croce di Cristo è come portare una spada – la Croce assomiglia ad una spada – con la quale il Domenicano si difende e difende gli altri dalle potenze sataniche e le vince. È noto infatti come la tradizione vede in Maria la vincitrice di tutte le eresie, che, come dice la Scrittura, sono «dottrine diaboliche», ed è altrettanto noto come il Domenicano abbia in modo speciale da Dio il carisma e quindi il dovere di scoprire e confutare le eresie e di difendere le anime da queste odiosissime menzogne che le mettono in pericolo di dannarsi eternamente.
La preghiera rosariana inoltre, soprattutto per il predicatore e il teologo domenicano, è un correttivo e una difesa nei confronti della tentazione alla superbia, tentazione che non è poi così aleatoria in un Religioso il quale, per le sue doti culturali ed intellettuali, può sentirsi attratto dalla prospettiva di dominare e affascinare le folle con le sue trovate magari geniali, ma tali a loro volta da istigare alla superbia ed alla vanità. La recita del Rosario lo tiene umile tra gli umili, semplice tra i semplici, piccolo tra i piccoli, povero tra i poveri, mite tra i miti, affinchè con la grazia di Cristo e l’intercessione di Maria possa veramente arricchire molti.
Dossier:
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IL CULTO MARIANO
IL TIMONE N. 103 – ANNO XIII – Maggio 2011 – pag. 44 – 45
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