Che cosa possono avere in comune l’apparizione della Madonna di Guadalupe, la gloriosa battaglia navale di Lepanto e un piccolo paesino montano nell’entroterra ligure?
Il lettore non si preoccupi: non voglio trasformare questa rubrica in una pagina di enigmistica (vedo già i lettori più tradizionalisti inorridire allarmati dall’idea che sul loro amato bimestrale possano fare capolino rubriche di giochi, o peggio ancora di cucina; a quanto ne so, per il momento non faranno parte del folto gruppo dei collaboratori né il Bartezzaghi (figlio) né tanto meno suor Germana), ma la soluzione al quesito posto poco fa vi risulterà, spero, sorprendente così come lo èstata per me.
In effetti c’è qualcosa che lega i tre soggetti dell'” indovinello”, e cioè un piccolo quadro. Ma andiamo con ordine.
Come sappiamo, grazie anche alla recente canonizzazione di Juan Diego che ha rinfrescato a tutti la memoria, nel lontano 1531 nel!’ altrettanto lontana terra messicana apparve la Vergine Maria, poi venerata sotto il titolo di Guadalupe.
Nel 1535, dopo solo 4 anni dall’apparizione, Andrea Doria riceveva in dono dal re di Spagna Filippo Il, il quale lo aveva a sua volta ricevuto dal Vescovo di Città del Messico, un quadro raffigurante la Vergine di Guadalupe, dipinto in Messico, posto a contatto materialmente con l’originale, del quale ne era copia fedelissima.
U 7 ottobre 1571 l’ammiraglio Andrea Doria, durante la vittoriosa battaglia di Lepanto contro i mori, volle sulla sua galea il quadro affinché la Vergine proteggesse i cristiani durante il combattimento.
Molto tempo dopo, nel 1802, un giovane storico studente presso i Gesuiti a Piacenza fece ritorno al suo paese natale in Liguria, a S. Stefano d’Aveto, dove portò con sé la devozione alla Madonna di Guadalupe che i sacerdoti della Compagnia di Gesù gli avevano insegnato. Con sé portò anche una targa di rame raffigurante la “Guadalupana”, che venne esposta nella chiesetta locale e che ancora oggi è conservata nella casa canonica. Subito il culto a Maria crebbe così tanto e le grazie fioccarono così numerose che nel 1806 Papa Pio VII fissò la festa patronale propria della Madonna di Guadalupe la domenica successiva al 14 di agosto. Infine, nel 1811 il segretario di stato di Pio VII, il Cardinale Giuseppe Doria, regalò a questa terra, nella quale i suoi discendenti avevano anche tenuto per molti anni il feudo e un castello, proprio il quadro che aveva guidato e protetto la flotta cristiana contro i musulmani.
Tralascio la storia successiva della chiesa che venne ricostruita e che oggi è un santuario nel più alto paese della provincia di Genova (mt. 1010). AI suo interno, sopra l’altare, si può ammirare e venerare il famoso quadro che risulta essere la più antica riproduzione della famosa “tilma” (il mantello di Juan Diego su cui si impresse miracolosamente l’immagine della Vergine apparsa all’indio) di Guadalupe esistente al mondo.
Oggi la Madonna di Guadalupe è considerata la patrona della Val d’Aveto e sul monte Maggiorasco, la più alta vetta dell’Appennino ligure (m. 1803), è stata collocata una statua bronzea raffigurante proprio la Vergine di Guadalupe. E lei con il suo manto tempestato di stelle volge lo sguardo materno su quella valle famosa un tempo per il legname con cui venivano costruite le flotte della Repubblica genovese, comprese le galee che parteciparono vittoriose alla battaglia di Lepanto.
Informazioni utili:
Santuario della Madonna di Guadalupe
14049 – S. Stefano d’Aveto (GE) – tel. 0185/88064
Come arrivare:
Autostrada A12 Genova – La Spezia. Uscita Chiavari seguire poi per S. Stefano
IL TIMONE N. 21 – ANNO IV – Settembre/Ottobre 2002 – pag. 67