Considerazioni sul significato del martirio a partire dalle parole del Santo Padre Giovanni Paolo II. Dal sangue dei martiri il seme per una nuova civiltà a misura d’uomo e secondo il piano di Dio.
La commemorazione ecumenica dei testimoni della fede nel secolo XX che si è tenuta al Colosseo il 7 maggio del 2000 ha avuto il valore di un fatto di provocazione ed insieme di edificazione della nostra identità cristiana.
Di fronte a una Chiesa ed a cristiani che sono quotidianamente tentati di sostituire la testimonianza pubblica di affezione a Cristo di fronte al mondo, di cui il martirio è un esito possibile, con varie forme di disimpegno che vanno dallo spiritualismo il culturalismo a forme sempre più laiche di impegno sociale (posizioni tutte più o meno esplicitamente funzionali alle ideologie mondane) è stato ribadito che il cristiano è essenzialmente un testimone di Cristo di fronte al mondo.
1. L'incontro con Cristo e la fede in Lui istituiscono il cuore della creatura nuova, che vive nel mondo per annunziare a tutti gli uomini la novità che è accaduta: tale annuncio deve essere vissuto in qualsiasi circostanza e condizione, perché costituisce l'unica possibilità di salvezza per gli uomini di ogni tempo, e quindi anche di questo nostro tempo. La questione fondamentale è dunque che, rievocando la grandezza e la varietà delle forme che il martirio ha assunto in questo ultimo secolo, ciascuno di noi ritrovi l'identità profonda della propria esperienza di fede e l'energia per una testimonianza che deve investire la totalità delle dimensioni della persona e delle condizioni di vita anche sociali.
“Beati voi quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male a causa mia, rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Mt 5, 11-12). “Quanto si addicono queste parole di Cristo agli innumerevoli testimoni della fede del secolo passato, insultati e perseguitati, ma mai piegati dalla forza del male! Laddove l'odio sembrava inquinare tutta la vita senza la possibilità di sfuggire alla sua logica, essi hanno manifestato come l'amore sia più forte della morte”.
La fede è solo ed integralmente questo amore personale a Gesù Cristo, a Colui che è morto e risorto per noi, Colui che solo conosce il nostro cuore e ci libera ogni giorno dal dominio del male e ci introduce e ci fa sperimentare una vita nuova. Il cristianesimo è l'avvenimento di una coscienza nuova e una possibilità di azione nuova nel mondo. Cristo è il senso profondo della vita che ci permette quindi di interpretare adeguatamente le domande e le circostanze della vita personale e sociale, nella varietà delle sue condizioni e talora nella contraddittorietà dei suoi condizionamenti. Ma l'amore a Cristo diventa capacità di condivisione incondizionata dei bisogni degli uomini, in quel sostanziale amore all'uomo ed al suo destino che è stato vissuto da innumerevoli martiri nelle condizioni più tremende di violenza e abiezione.
2. È questo il tesoro di testimonianza di eroismo che ci viene dalla memoria di questo multiforme martirio.
“All'interno di terribili sistemi oppressivi che sfigurano l'uomo, nei luoghi di dolore, fra privazioni durissime, lungo marce insensate, esposti al freddo, alla fame, torturati, sofferenti in tanti modi, essi hanno fatto risuonare alta la loro adesione a Cristo morto e risorto… tanti hanno rifiutato di piegarsi al culto degli idoli del ventesimo secolo, e sono stati sacrificati dal comunismo, dal nazismo, dall'idolatria dello Stato e della razza. Molti altri sono caduti nel corso di guerre etniche e tribali, perché avevano rifiutato una logica estranea al Vangelo di Cristo. Alcuni hanno conosciuto la morte, perché, sul modello del Buon Pastore, hanno voluto restare con i loro fedeli, nonostante le minacce. In ogni continente e lungo l'intero Novecento, c'è stato chi ha preferito farsi uccidere, piuttosto che venir meno alla propria missione. Religiosi e religiose hanno vissuto la loro consacrazione fino alla effusione del sangue. Uomini e donne credenti sono morti offrendo la loro esistenza per amore dei fratelli, specie dei più poveri e deboli. Non poche donne hanno perso la vita per difendere la loro dignità e la loro purezza”. Questa testimonianza storica diviene esplicito giudizio sulla storia mondana e su tutti i tentativi che sono stati compiuti per estirpare Dio dal cuore dell'uomo e per creare una società che essendo senza Dio si pensava fosse più a misura dell'uomo e della sua libertà.
Non si può negare Dio, senza contemporaneamente negare l'uomo, la sua libertà personale, la sua dignità, la sua capacità di amare intensamente se stesso e gli altri uomini, di collaborare con essi a una società più umana. Il martirio ha rivelato in modo definitivo che non esiste una adeguata alternativa alla fede che non porti, poco o tanto, alla costruzione dell'Inferno su questa terra. Ma il giudizio tocca la nostra vita di cristiani e smaschera i nostri tradimenti, innanzitutto intellettuali, e le nostre connivenze con la mentalità mondana e poi rivela anche tutta la nostra debolezza etica e tutta la nostra viltà. Il presunto silenzio di Dio in una società come la nostra è solo il silenzio della testimonianza cristiana. Nei martiri e nella loro testimonianza Dio ha gridato la sua presenza in tutte le situazioni, in tutti i dolori, in tutte le ingiustizie.
La testimonianza pubblica si è sempre rivelata come un seme di personalità nuova. E la personalità nuova è sempre all'origine, anche mentre muore, di una socialità nuova.
3. “Resti viva, nel secolo e nel millennio appena avviati, la memoria di questi nostri fratelli e sorelle. Anzi, cresca! Sia trasmessa di generazione in generazione, perché da essa germini un profondo rinnovamento cristiano! Sia custodita come un tesoro di eccelso valore per i cristiani del nuovo millennio e costituisca il lievito per il raggiungimento della piena comunione di tutti i discepoli di Cristo! È con animo pieno di intima commozione che esprimo questo auspicio”. Così la memoria dei martiri diventa domanda per una nuova stagione di missione della Chiesa. Una nuova capacità di annuncio, una nuova disponibilità a vivere una compassione per l'uomo, per i dolori e le sofferenze da cui è afflitto in un momento così grave e tragico come quello in cui viviamo, perché nasca nel cuore dei credenti e di tutti gli uomini di buona volontà una nuova speranza, una nuova certezza, radice di una nuova civiltà. La nuova evangelizzazione di Giovanni Paolo II è l'orizzonte di un martirio amato e vissuto da tutto il popolo di Dio.
“Non si può negare Dio, senza contemporaneamente negare l'uomo, la sua libertà personale, la sua dignità, la sua capacità di amare intensamente se stesso e gli altri uomini, di collaborare con essi a una società più umana. Il martirio ha rivelato in modo definitivo che non esiste un 'adeguata alternativa alla fede che non porti, poco o tanto, alla costruzione dell'Inferno su questa terra”
I CONTINENTI
AREA GEOGRAFICA NUOVI MARTIRI
Africa 746
Asia 1.706
Europa 8.670
Americhe 333
Oceania 126
Ex-Unione Sovietica 1.111
totale 12.692
Vescovi 126
Religiosi/e 4.872
Sacerdoti 5.343
Laici 2.351
totale 12.692
Casi di martiri accertati nel XX secolo dalla Commissione Nuovi Martiri.
BIBLIOGRAFIA
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Irina Osiprova, Se il mondo vi odia. Martiri per la fede nel regime sovietico, La Casa di Matriona, Bergamo, 1997.
Werenfried van Straaten, Dove Dio piange, Edizioni Aiuto alla Chiesa che soffre, Roma.
Jurij Brodskij, Solovki, le isole del martirio. Da monastero a primo lager sovietico, La casa di Matriona, Bergamo 1998.
Antoine Wenger, La persecuzione dei cattolici in Russia. Gli uomini, i processi, lo sterminio. Dagli archivi del KGB, San Paolo, Cinisello B.ma (MI) 1999.
IL TIMONE – N. 8 – ANNO II – Luglio/Agosto 2000 – pag. 16-17-18