Fra le regole non scritte del galateo, ce n’è una che dice di non parlare di sé: non esitiamo tuttavia a fare, per questa volta, uno strappo, perché non possiamo non dar conto ai lettori di quanto è emerso dalla tavola rotonda che si è tenuta all’auditorium “Leonardo” di Milano il 30 marzo scorso, e che ha presentato “il Timone” a un pubblico attento e partecipe. Introdotti e moderati da Marco Invernizzi, hanno preso parte alla tavola rotonda, insieme al direttore, alcuni fra i più prestigiosi collaboratori del periodico, e cioè Rino Cammilleri, Massimo Introvigne e don Luigi Negri: dalle cui stimolanti considerazioni sono emersi alcuni punti fermi, che vorremmo brevemente sottolineare. Anzitutto, la necessità, oggi assoluta e imprescindibile, dell’apologetica, intesa come il fondamento della rinascita del popolo cristiano attraverso la giustificazione razionale della fede: la quale ovviamente non può ridursi alla mera ragione, ma neppure può farne a meno: se davvero il cristiano di oggi vuole adoperarsi per quella “nuova evangelizzazione” di cui tanto parla il Papa, e quindi vuole “rendere ragione” (come dice San Pietro nella sua seconda Lettera) della fede e della speranza che sono in lui, deve avere le idee chiare, affinché l’interesse per la religione non resti approssimativo e superficiale, e l’innegabile ritorno odierno al religioso non si limiti – come è avvenuto negli ultimi vent’anni – alla banalità dei soliti luoghi comuni e a un vago relativismo che tende ad attestarsi fuori dalle istituzioni. Occorre pertanto mostrare che la religione istituzionale – e quella cattolica in particolare – ha molto da dire all’uomo contemporaneo e che, se diventa cultura (e quindi tiene conto della storia, della scienza, del senso comune, della verità delle cose), serve a dare un senso all’esistenza di ciascuno e del mondo che ci circonda. Ora, il mandato imperativo di Cristo è proprio quello, diretto a tutti i cristiani, di andare, insegnare e fare discepoli (cfr. Mt. 28, 19): nessuno può sottrarsi a questo comando, il dovere dell’apostolato è un dovere preciso e ineludibile di ogni cristiano. Il presupposto di questo dovere è la fedeltà al Papa e al Magistero della Chiesa: il dubbio e l’incertezza dottrinale corrodono la fede. C’è bisogno, oggi, di cristiani che non abbiano paura né complessi di inferiorità, che non cerchino compromessi, che siano orgogliosi della loro fede. Solo se si hanno le idee chiare, e se si ha una formazione solida e seria, fatta di conoscenze ma soprattutto di una vera vita inferiore fondata sulla preghiera e sui sacramenti, si può essere formatori informati e credibili, che non si vergognano né della Chiesa di cui si è membri, né della sua storia, che, grazie a Dio, non ha scomodi scheletri nell’armadio. Solo se si è convinti che le cose possono cambiare, e che il cambiamento comincia dal cambiamento interiore di ciascuno, si potrà davvero cambiare il mondo. Ma come sempre, non basta fare, occorre saper fare. Qui sta la ragione di fondo della nascita di una rivista di apologetica agile e dottrinalmente sicura come “Il Timone”. Qui sta la motivazione dell’impegno dei suoi collaboratori, che sono mossi nel loro lavoro non per ordine di qualcuno, ma per libera decisione personale e per amore alla verità. Qui si radica, infine, l’aspirazione a una sua sempre maggior diffusione: prima di tutto, ma non soltanto, fra i cattolici. E questo è il compito cui è chiamato ogni singolo lettore.
Ai lettori
La prima presentazione ufficiale de “Il Timone” in una grande città è andata bene. Nella conferenza di Milano del 30 marzo, della quale rende conto Paolo De Marchi nell’articolo pubblicato in questa pagina, sono stati sottoscritti subito alcune decine di nuovi abbonamenti e distribuite oltre 140 copie del bimestrale. Certamente molti si abboneranno. A questo punto, sull’esempio di Milano, è auspicabile che in ambienti cattolici di altre grandi città si organizzino conferenze per presentare “Il Timone”.
Per informazioni rivolgersi alla redazione de “Il Timone” tel. 0331/68.05.91 fax: 0331/38.73.43 email:
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IL TIMONE N. 13 – ANNO III – Maggio/Giugno 2001 – pag. 10