L’Irlanda è un caso praticamente unico in Europa: la sua legge vieta l’aborto. Ecco perché è sotto assedio. Si vuole cancellare l’identità cattolica di un popolo.
Sarà forse il destino della storia, ma l’Irlanda – ottanta anni dopo aver conquistato l’indipendenza – è di nuovo sotto assedio. Un assedio di tipo nuovo, più insidioso, perché non si tratta di un’invasione militare, quanto di un attacco culturale, alla radice stessa del popolo irlandese. Un attacco alla sua cattolicità.
L’esempio più eclatante è il recente lancio del film “Magdalene”, del regista scozzese Peter Mullan, vincitore al Festival di Venezia. La storia è nota, il film paragona ai lager nazisti i riformatori (Magdalen Institutes, Istituti della Maddalena) gestiti da suore in cui venivano rinchiuse giovani che avevano avuto figli fuori dal matrimonio, e che venivano costrette a lavorare come schiave in lavanderie attigue ai conventi.
La tesi che c’è sotto è che la Chiesa cattolica ha fatto dell’Irlanda una società sessualmente repressa e repressiva, che ha umiliato le donne e commesso inenarrabili abusi contro la parte più debole della società. Non fosse stato sufficientemente chiaro, ci ha pensato lo stesso regista a spiegare bene la sua idea quando ha affermato che, in quanto a crimini contro le donne, “tra Chiesa cattolica e taleban non c’è praticamente differenza”. Dunque l’Irlanda va liberata.
Peccato che la storia sia un po’ diversa, e senza entrare nei dettagli vale la pena sottolineare almeno alcuni aspetti, che sono utili al nostro discorso:
– Intanto i Magdalen Institutes nascono in ambito protestante: la fondatrice del primo istituto in Irlanda fu Arbella Denny, nel 1765, e vengono considerati uno strumento per combattere la prostituzione, percepita come una vera piaga sociale. Si tratta di salvare delle donne costrette – perlopiù da condizioni di estrema povertà – a vivere in situazioni umilianti e disumane, oltre che ad evitare il contagio di altre donne, sia sanitario che morale. Per quanto le condizioni di vita negli istituti fossero dure, erano certamente migliori della situazione che quelle donne lasciavano, tanto che l’ingresso negli istituti era liberamente scelto dalle “penitenti” (come venivano chiamate). In ogni caso, nella società di allora la creazione di questi istituti era universalmente considerata un gesto di “filantropia”. La crescita di Magdalen Institutes gestiti da suore cattoliche avviene soprattutto nell’Ottocento, e solo a un certo punto a fianco delle prostitute cominciano ad accogliere ragazze-madri, a loro volta emarginate dalla famiglia e dalla società.
Ciò che ci preme comunque sottolineare è che tali Istituti non sono un’invenzione della Chiesa cattolica irlandese, ma una risposta di quella che oggi si chiamerebbe “società civile” a un problema di povertà e emarginazione.
Tanto che i Magdalen Institutes sono notevolmente diffusi anche in Inghilterra, scozia e Stati Uniti. Inoltre a creare e gestire questi istituti sono esse stesse donne, più correttamente esponenti del movimento femminista di allora che considerava la “liberazione” non come gestione del proprio corpo, ma come emancipazione dal malcostume, elevazione della propria dignità. Le pioniere del femminismo dominante oggi, l’inglese Marie Stopes e l’americana di origine irlandese Margaret Sanger, arriveranno soltanto nei primi decenni del Novecento e per molto tempo condurranno una battaglia di minoranza.
Non bisogna infine dimenticare che l’Irlanda dell’Ottocento e di inizio Novecento è molto lontana dallo stereotipo tanto in voga oggi, di un Paese dominato dalla Chiesa cattolica: l’Irlanda è invece dominata dall’Inghilterra e paga ancora le conseguenze delle “Leggi penali”, che dal XVII secolo avevano reso i cattolici cittadini senza diritti, stranieri in casa loro. A dominare quindi, è più che altro l’Inghilterra puritana e vittoriana, mentre storicamente la Chiesa cattolica è stata l’anima della resistenza irlandese. Tutto ciò evidentemente non importa a chi, attraverso i film, deve dimostrare la cattiveria della Chiesa cattolica e la necessità di liberare l’Irlanda da questo mostro.
La cosa più inquietante è che i toni e i concetti espressi in film come “Magdalene” sono gli stessi di chi da diversi anni sta cercando di scardinare la legislazione e la Costituzione irlandese, praticamente l’unica in Europa a vietare nel modo più categorico l’aborto. Come facilmente si può intuire, cambiare i principi fondamentali di una Costituzione – laddove per esempio tutela la vita fin dal concepimento – è come mutare il Dna di un popolo, la sua identità.
Eppure la storia degli ultimi 10-15 anni dell’Irlanda è soprattutto una storia di assalti alla Costituzione, dall’interno e dall’esterno. E tristemente è stata la Corte Suprema nel 1992 – sulla spinta di un caso costruito a tavolino – ad aprire un primo varco ammettendo l’aborto nel caso di un reale pericolo per la vita della madre. Si è arrivati poi a manifestazioni clamorose, come la “Nave dell’aborto” (ufficialmente “Operazione Donne sulle Onde”): partita dall’Olanda, nel giugno 2001 si è fermata al largo delle coste irlandesi – in acque internazionali – per praticare l’aborto (in sale operatorie perfettamente funzionanti) alle donne e che lo avessero voluto. Un gesto soprattutto di propaganda, ma a pesare di più sul futuro sarà probabilmente l’adesione all’Unione Europea.
Le campagne condotte dalle locali organizzazioni abortiste fanno infatti leva sui “valori europei”, che evidentemente includerebbero l’aborto, per scardinare una legislazione “oscurantista” e “nemica delle donne”.
E dall’Unione Europea questo sentimento viene rafforzato: non a caso la Risoluzione Van Lancker, approvata dall’Europarlamento nel luglio scorso, che invita tutti gli Stati membri a legalizzare l’aborto, molti l’hanno interpretata come diretta principalmente all’Irlanda. Non deve perciò sorprendere la forte opposizione al Trattato di Nizza – sottoposto per la seconda volta a referendum il 18 ottobre presente tra i gruppi ‘cattolici e pro-life. A non andare giù è l’idea di una Costituzione europea ~ peraltro non fondata sulla dignità della persona – che cancellerebbe quella nazionale. L’atteggiamento irlandese non ha dunque nulla a che vedere con l’euroscetticismo britannico: si tratta invece – ritorna il destino storico dell’Irlanda di una nuova battaglia nazionalista, a difesa della propria identità. E anche della nostra.
RICORDA
“Come ebbi a dire con forza a Denver, in occasione dell’VIII Giornata Mondiale della Gioventù, con il tempo le minacce contro la vita non vengono meno. Esse, al contrario, assumono dimensioni enormi. […] si tratta di minacce programmate in maniera scientifica e sistematica. Il ventesimo secolo verrà considerato un’epoca di attacchi massicci contro la vita, un’interminabile serie di guerre e un massacro permanente di vite umane innocenti.
I falsi profeti e i falsi maestri hanno conosciuto il maggior successo possibile. AI di là delle intenzioni, che possono essere varie e magari assumere forme suadenti persino in nome della solidarietà, siamo in realtà di fronte a un’oggettiva congiura contro la vita che vede implicate anche Istituzioni internazionali, impegnate a incoraggiare e programmare vere e proprie campagne per diffondere la contraccezione, la sterilizzazione e l’aborto”.
(Giovanni Paolo Il, Evangelium vitae, 17).
IL TIMONE N. 22 – ANNO IV – Novembre/Dicembre 2002 – pag. 16 -17