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15.12.2024

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Islam: per liberarsi dal fondamentalismo
31 Gennaio 2014

Islam: per liberarsi dal fondamentalismo


 

 

 

Il mondo islamico è in fermento. Ma ancora non è ben chiaro dove vada a parare questa rivolta generalizzata. Chi tra i musulmani anela a libertà e democrazia deve superare alcuni ostacoli insiti proprio nella sua religione  

 
 
La rivolta dei giovani nel gennaio- febbraio scorso in alcuni Paesi islamici ha terremotato la storia dell’islam ed è ancora incerto lo sbocco che potrà avere. I manifestanti chiedevano libertà, democrazia, lavoro e sviluppo, non volevano un regime teocratico come in Arabia Saudita e in Iran. Sto scrivendo all’inizio di marzo e non so come sarà il prossimo futuro. Però queste rivolte mettono in crisi l’islam politico e si spera che si apra anche per i musulmani una strada verso la libertà e la democrazia. Ci vorrà molto tempo per giungere alla meta: 1400 anni di storia non si cambiano in pochi anni, anche se oggi il tempo corre veloce. Ecco i principali ostacoli che i musulmani debbono superare per ottenere quanto i giovani chiedono. Il cammino che l’islam (un miliardo e mezzo di uomini) deve compiere è lungo e difficile.

1) All’islam manca Gesù Cristo che ci rivela la natura di Dio.
Per i musulmani l’ultima Rivelazione è quella data a Maometto con il Corano e la vera “comunità dei credenti” è la “Ummah”, cioè quella islamica. Ma Allah è un Dio isolato e lontano dal mondo, nessuno può conoscerlo. Gesù ci ha detto che Dio è unico ma in tre Persone uguali e distinte e questo rivela la natura intima di Dio, che è amore. Noi cristiani crediamo che Dio si è fatto uomo ed è vicino a noi, ci ama e ci perdona. I musulmani pensano a Dio lontano dall’uomo, che giudica e punisce. Differenza fondamentale.

2) Il Corano è inteso come “Parola di Dio” in senso letterale.
Noi cristiani crediamo che la Bibbia e il Vangelo sono “Parola di Dio”, ma trasmessa in un dato tempo storico, quindi secondo la mentalità e la cultura di quel tempo. La Bibbia dice che il sole gira attorno alla terra, perché a quel tempo pensavano così, ma oggi sappiamo che la terra gira attorno al sole. Per i musulmani il Corano è Parola di Dio increata ed eterna, significa letteralmente quello che dice, non è possibile un’interpretazione storico-critica, neppure per quei precetti legati ad usi e costumi di un tempo remoto. Se il Corano dice che bisogna tagliare la mano al ladro o lapidare l’adultera, bisogna fare così perché Dio lo vuole. Non si può nemmeno discutere perché si offende Dio e si rischia di essere accusati di bestemmia. Questa la vera tragedia del mondo musulmano, che è alla radice del fondamentalismo islamico.

3) L’islam non ha un’autorità centrale come il Papa, che possa comandare a tutti i musulmani del mondo.
Ci sono università islamiche, muftì e imam e altre personalità che hanno influsso morale, ma non autorità giuridica. Nessuno può dire in modo categorico e imperativo: “Il terrorismo (o la “guerra santa”) per Dio non è secondo il Corano”. C’è il Corano e la tradizione islamica che risale a Maometto e tanto basta, per cui oggi ci sono musulmani che condannano il terrorismo, altri che lo lodano e pensano che i “kamikaze” sono martiri per Dio. È vero che noi cattolici e volte non obbediamo al Papa e ai vescovi, ma la loro autorità è pacifica. Nell’islam ciascuna moschea è indipendente dalle altre, contano solo il Corano e la prima tradizione dei tempi di Maometto.

4) Nell’islam non esiste il principio della dignità assoluta di ogni uomo e dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani.

La Sharia stabilisce che il musulmano è l’uomo che gode di pieni diritti (in quanto appartiene alla Ummah), il non musulmano gode solo di alcuni diritti. Il maschio è superiore alla donna, l’uomo realizza pienamente la volontà di Dio, la donna è stata creata per aiutarlo e dargli una discendenza, non ha una sua autonomia e personalità.

5) L’islam ammette la violenza per convertire e mantenere tutti nella fede, il Vangelo no.

Gesù invita l’uomo a convertirsi a Dio, ma gli lascia facoltà di scegliere. Nei secoli, i cristiani hanno spesso sbagliato, convertendo certi popoli con la forza e la violenza, ma il Vangelo è chiaro e oggi la Chiesa lo dice con chiarezza: la fede dev’essere una scelta libera e personale, non un’imposizione.
Nel Corano vi sono versetti favorevoli alla libertà di coscienza, altri dicono il contrario, esaltano la “guerra per Dio”. Nella tradizione islamica è prevalsa questa seconda lettura del Corano: fin dall’origine l’espansione islamica è stata realizzata con la violenza, Maometto ha condotto guerre contro gli infedeli; ancor oggi il musulmano che si converte al cristianesimo è degno di morte, chiunque può ucciderlo. Oggi gli islamisti vogliono restaurare l’islam come “governo di Dio sulla terra”, anche con la “guerra per Dio”.

L’Europa deve tornare a Dio e a Cristo
La sfida dell’islam all’Occidente cristiano e in particolare all’Europa non è politica o economica, ma religiosa. I musulmani hanno una forte identità religiosa e un profondo senso della presenza di Dio nella vita dell’uomo e della società. L’Europa non riconosce nemmeno le radici cristiane della sua civiltà, non pochi Stati europei si proclamano “laici”, ma risultano essere indifferenti alla religione e spesso anti-religiosi. Molti musulmani valutano la modernità e la democrazia, nate in Occidente, come frutto dell’ateismo e quindi da rifiutare radicalmente.
Il dialogo con l’islam e il cammino comune verso la meta dei diritti dell’uomo possono decollare solo se cristiani e musulmani si stimano e sono credibili e affidabili. Oggi non è così. L’Europa presenta al mondo islamico un volto religioso e morale molto negativo. Questo abbandono di Dio è la causa della nostra decadenza morale, soprattutto lo sfascio della famiglia e del matrimonio, il continuo aumento delle separazioni e dei divorzi, il numero esorbitante degli aborti, con circa due milioni di europei uccisi ogni anno prima della nascita. Nel 2009 in Italia si sono verificati esattamente 116.933 aborti legali, più o meno è questo il numero dei bambini che ci mancano affinché gli italiani non diminuiscano di numero. Nessun popolo d’Europa raggiunge la media di 2,1 figli per coppia, soglia minima indispensabile perché non diminuisca la popolazione (l’Italia è all’1,35!). A questo si aggiungano i segni pubblici di degrado morale: pornografia, pedofilia, omosessualità sbandierata con orgoglio, droga, alcolismo, “turismo sessuale” nei Paesi poveri. Nell’Occidente cristiano si esaltano e prevalgono i diritti dell’individuo sui doveri e le leggi (nell’islam prevalgono le leggi e i doveri sui diritti); nella ricca Europa trionfa il dio denaro, il materialismo e il consumismo, il lusso e lo spreco, la mancanza di speranza e il pessimismo anche nei giovani. Insomma, in buona parte siamo società in decadenza, siamo meno uomini e meno donne, non rappresentiamo dei buoni modelli per i popoli islamici.
Questa rapida e incompleta descrizione della decadenza dell’Occidente cristiano, e della nostra Italia, ci porta ad una conclusione inevitabile. Per dialogare e incontrare l’islam e aiutarlo a liberarsi dal suo fondamentalismo, dobbiamo liberarci del nostro laicismo e ritornare a Gesù Cristo, non solo come etichetta identitaria, ma nella nostra vita personale, familiare e sociale. Un’Europa senza religione crea un vuoto religioso che in un modo o nell’altro l‘islam tenta di occupare.

 
Ricorda

«L’individuo è ritenuto pienamente titolare di diritti e doveri solo in quanto appartenente alla comunità religiosa islamica. Per questo chi abbandona la comunità convertendosi a un’altra religione o diventando ateo viene ritenuto un traditore e perde in sostanza i suoi diritti».
(Giorgio Paolucci – Camille Eid, Cento domande sull’islam. Intervista a Samir Khalil Samir, Marietti 1820, 2002, p. 69).


 

 

 
 
 
 

 

IL TIMONE  N. 103 – ANNO XIII – Maggio 2011 – pag. 52 – 53

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