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12.12.2024

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Jaime Balmes
31 Gennaio 2014

Jaime Balmes

 

 

Le radici del razzismo sono nel cuore delle correnti culturali della modernità: l’illuminismo, il positivismo scientifico e la critica della civiltà cristiana medievale e della Chiesa cattolica.

Oggi pressoché sconosciuto in Italia, ove pure, in un lontano passato, al pari che in Francia e in Germania, aveva esercitato un influsso non trascurabile, il catalano Jaime Balmes è stato, insieme a Juan Donoso Cortés, il maggiore filosofo cattolico spagnolo dell’Ottocento.
Nato a Vich nel 1810, educato in una famiglia assai religiosa, Balmes pensò fin da bambino al sacerdozio e nel 1834 diventò prete; conseguito poco tempo dopo il titolo di dottore in teologia, si dotò pure di una buona cultura filosofica e maturò una chiara vocazione di scrittore. Nel periodo che intercorre tra il 1841 e il 1848, anno della sua morte, compose una straordinaria quantità di opere di filosofia, politica, sociologia e apologetica e si dedicò pure al giornalismo, fondando due riviste e un settimanale che ebbero ampia diffusione. Diversi viaggi in Europa lo misero in contatto con le più vive realtà culturali e sociali del Vecchio Continente.
Rientrato in patria, si adoperò per una rigenerazione religiosa e politica della società spagnola e cercò, seppur senza successo, di evitare alla Spagna aspre lacerazioni e violente contrapposizioni. Gli vennero riconosciute alte benemerenze culturali, anche se non andò immune da critiche, in particolare quando, su invito del nunzio apostolico Brunelli, prese pubblicamente posizione a favore delle riforme attuate da Pio IX nello Stato Pontificio.
Assillato, come egli stesso ebbe a definirsi, dalla sete della verità, Balmes non appartenne a nessuna scuola e si presenta come un cristiano fedele alla tradizione, impegnato a discutere con i maggiori protagonisti della storia del pensiero moderno, da Descartes a Kant, da Locke a Schelling. Avversario del materialismo e del sensismo, fu tuttavia assai critico anche nei confronti dell’idealismo, del quale colse la chiara dimensione panteistica e, in ultima analisi, atea. La morte prematura gli impedì di portare a termine un più ampio lavoro costruttivo che doveva pervenire all’edificazione di un corpo di dottrine fondamentali, adatte a risolvere i problemi più drammatici sollevati dalla filosofia moderna.
Riguardo alla questione della conoscenza, Balmes sostenne l’esistenza di un istinto intellettuale o senso comune che, insieme alla coscienza o senso intimo e all’evidenza, costituiscono i fondamentali criteri di verità, senso comune che egli definì «dono prezioso che il Creatore ci ha elargito per renderci ragionevoli ancor prima dei raziocini», completamente dimenticato dagli idealisti tedeschi i quali a motivo di ciò «passeggiano attraverso un mondo immaginario». Balmes si occupò anche di cosmologia, di antropologia e di metafisica, attribuendo particolare importanza alla confutazione dell’ateismo, mediante la limpida riproposizione di alcuni classici argomenti a favore dell’esistenza di Dio. Nell’opera Lettere a uno scettico, dominata da una viva e intensa preoccupazione apologetica finalizzata a demolire le false certezze degli increduli, Balmes ravvisa nei sistemi filosofici scettici «una delle piaghe caratteristiche dell’epoca».
Secondo Menéndez Pelayo, Balmes manifestò qualità davvero geniali soprattutto nel discutere i problemi sociali e politici. Dimostrandosi particolarmente sensibile dinanzi alle ingiustizie sociali, non esitò a denunciare le gravi storture prodotte dall’industrializzazione che causava sfruttamento e povertà. Criticò pure le teorie socialiste e pensò che la soluzione della questione sociale risiedesse soprattutto nei valori della religione e della morale: quella da lui elaborata fu una sociologia tipicamente cristiana, che propugna la superiorità della persona rispetto alla collettività e della società sullo Stato e che vede nel bene comune il valore-guida dell’azione politica. Di fronte ad alcuni, come François Guizot, che ravvisavano nella Riforma protestante una delle più potenti molle del progresso dell’Europa e che anche in Spagna trovavano un certo seguito, Balmes apprestò una grande difesa del cattolicesimo, scrivendo tra l’altro il suo capolavoro apologetico El Protestantismo comparado con el Catolicismo, nel quale ribadì i fondamentali meriti della fede cattolica in rapporto allo sviluppo della civiltà occidentale, soprattutto per quanto concerne la dignità della persona umana e il valore della famiglia.
Animo sereno e mente equilibrata, Jaime Balmes ripropose la verità cattolica con spirito di intelligente moderazione: «Non siamo mai stati – si legge in un suo scritto – di quelli che dicono: o tutto o niente; giudichiamo più prudente un’altra regola: se non tutto, qualche cosa; né mai abbiamo professato il principio delle opposizioni cieche le quali dicono: dagli avversari non accettiamo neppure il bene; degli amici applaudiamo perfino il male. Noi codeste norme le stimiamo insensate, e soprattutto immorali; il bene lo applaudiamo anche negli avversari, e il male lo biasimiamo anche negli amici». A questo autoritratto intellettuale ben s’intona la seguente descrizione che di Balmes ha fatto Marcelino Menéndez Pelayo: «Balmes è il genio catalano, paziente, metodico, sobrio […] illuminato dalla fiaccola del senso comune, e sempre aderente alla realtà delle cose. […] Non fa passi falsi, non taglia il processo dialettico, non cerca di abbagliare senza convincere, non spaccia metafore per idee, non passa oltre una nozione senza spiegarla […] non vola, ma cammina sempre con passo sicuro. Con lui non c’è pericolo di essere fuorviati, perché possiede in grado eminente il dono della precisione e della sicurezza».
RICORDA
«Balmes sottolinea con vigore il carattere razionale della fede nella Rivelazione, carattere che esclude tanto l’immotivato rifiuto razionalistico quanto un’accettazione immotivata, ossia l’atteggiamento dei fideisti, che preferiscono ai motivi razionali la fiducia puramente psicologica nella tradizione culturale e politica».
(A. Livi, La Filosofia e la sua storia, vol. III/1, Dante Alighieri, p. 366).
BIBLIOGRAFIA
J. Balmes, Obras completas, Biblioteca de Autores Cristianos 1948-1950.
A. Livi, La Filosofia e la sua storia, vol. III/1, Dante Alighieri, pp. 366-369, 374-375.
J. Roig Gironella, Balmes filosofo, Editorial Balmes 1969.
T. Dzidek, El cristianismo y la cultura segun Jaime Balmes, Servicio de Publicaciones de la Universidad de Navarra 1992.

IL TIMONE – N. 31 – ANNO VI – Marzo 2004 – pag. 30 – 31

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