Sostenitore del realismo, filosofo antimaterialista, considerava il cattolicesimo la religione più universale, più adatta a ricapitolare il passato, a preparare il futuro e a condurre gli esseri liberi dal tempo all’eternità. Anche lui pensava che “il secolo XXI sarà religioso o non sarà affatto”.
Amico personale del pontefice Paolo VI e uditore laico al Concilio Vaticano II, Jean Guitton è stato una delle personalità più vivaci della cultura cattolica del XX secolo, da lui attraversato quasi per intero, essendo nato a Saint-Etienne il 18 agosto del 1901 e scomparso a Parigi il 21 marzo del 1999.
Guitton ricevette dalla madre un’educazione profondamente cristiana, unita a una straordinaria passione per l’uso critico della ragione, che fin da giovane indirizzò verso i grandi interrogativi riguardanti Dio, Cristo, la Rivelazione, la Chiesa. Maturatosi culturalmente in ambienti non specificamente cristiani, nel 1933 discusse due tesi di dottorato alla Sorbona: la prima sulle questioni del tempo e dell’eternità in Plotino e sant’Agostino, la seconda sul concetto di sviluppo nell’opera di Newman. Dopo un periodo di insegnamento nei Licei a Lione, Troyes e Moulins, nel 1938 divenne professore dell’Università di Montpellier. Durante la Seconda Guerra Mondiale conobbe una lunga prigionia e poi anche l’accusa di essere stato fedele al governo del maresciallo Petain. Riconosciuto innocente, riprese l’insegnamento all’Università di Digione. Le difficili prove sopportate affinarono la sua interiorità e le sue capacità di pensatore: non casualmente, negli anni immediatamente successivi al conflitto mondiale, pubblicò alcune delle sue opere maggiori, tra cui spicca L’existence temporelle, il suo capolavoro speculativo, opere che, peraltro, passarono quasi inosservate, probabilmente a motivo dell’emarginazione ideologi-co-politica di cui fu vittima in quel periodo. Egli riuscì tuttavia a percorrere una brillante carriera, che nel 1954 lo vede docente alla Sorbona e qualche anno più tardi membro dell’Accademia di Francia.
In lui convissero, non senza qualche tensione, lo spirito più squisitamente filosofico e quello artistico-letterario, tanto che da molti viene considerato anche un pittore di notevole valore.
La linea di pensiero alla quale appartenne Guitton è quella che, iniziatasi con Platone e Plotino, ebbe una splendida e originale continuazione con sant’Agostino, e si è poi prolungata nell’opera di uomini come Cartesio, Pascal e Leibniz, molto diversi tra loro, ma accomunati e accomunabili per quanto di autenticamente cristiano caratterizza le loro filosofie. Guitton avversò l’idealismo in nome del realismo gnoseologico, criticò il marxismo, di cui rifiutò innanzitutto il materialismo, l’empirismo e il positivismo a motivo della loro sordità ai richiami dello spirito. In questo contesto speculativo, risultò di primaria importanza la significativa lezione di Henri Bergson, che Guitton ebbe occasione di conoscere e di frequentare, una lezione della quale egli fece tesoro, ampliandola e perfezionandola, tuttavia, secondo la propria sensibilità. E sarà proprio approfondendo il tema centrale del bergsonismo, quello del tempo, che Guitton offrirà il suo contributo più interessante alla filosofia contemporanea: l’indicazione di una strada utile per tornare al mistero, all’eternità, in una parola, a Dio, grazie anche a Bergson, ma oltre Bergson. Ottantasettenne, egli pubblicò un libro intitolato Silenzio sull’essenziale, in cui, tra l’altro, si legge: «Guardo quindi con fiducia a questo secolo XXI, fino a invidiare la generazione che sta crescendo. La invidio, perché questa generazione avrà l’incarico più grande che possa essere proposto a degli esseri liberi: quello di impegnarsi, da una parte, in una battaglia decisiva e, dall’altra, di essere sicura, in modo assoluto, di non essere sconfitta […]. Vedremo scomparire le posizioni intermedie, prudenti, “borghesi”, e presentarsi a faccia a faccia dialettica contro dialettica, ateismo e cristianesimo, un “umanesimo ateo” e un cattolicesimo autentico […]. I conflitti diplomatici, strategici o politici nascondono un conflitto fondamentale, che è di ordine metafisico e religioso. Come ha detto Malraux, il secolo XXI sarà religioso o non sarà affatto […]. Per quanto mi riguarda, sono convinto che, non attraverso la fede, ma attraverso un esame razionale delle convergenze, il futuro sia favorevole al cattolicesimo. Non vedo su questo pianeta un’altra religione più universale, più adatta a proporsi alla élite come alle masse, a ricapitolare il passato, a preparare il futuro e a condurre gli esseri liberi dal tempo all’eternità».
Circa l’opera Silenzio sull’essenziale così si è espresso Armando Rigobello: «Guitton, sulla scia di Agostino, distingue una ricerca che parte da un nulla di acquisito e un cercare che si situa in una verità già in qualche modo posseduta, implicita o dimenticata. Il rinnovamento più autentico è nel ritorno all’antico più essenziale, la fedeltà all’essenziale è in questo secondo tipo di ricerca. Il nostro tempo non richiede un prudente silenzio, ma una testimonianza profetica».
Nel momento in cui il Santo Padre Benedetto XVI rilancia con forza l’antica ma sempre nuova e feconda alleanza tra fede e ragione, il messaggio di Guitton appare particolarmente attuale: «A Guitton – ha affermato Giancarlo Cesana nella Presentazione del bel libro del 1961 Il Cristo dilacerato, dedicato dal pensatore francese alle eresie – piace scrivere, argomentare […]. Colpisce l’uso brillante e infaticabile della ragione […]. Si avverte cioè che l’essere cristiani, cattolici, è un incitamento, una sollecitazione a comprendere e valutare ciò che accade».
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«La tesi di dottorato del giovane Guitton si intitolava “Il tempo e l’eternità in Plotino e sant’Agostino”: ed è stato appunto la ricerca del rapporto segreto tra il tempo e l’eternità il progetto di tutta la sua vita».
(Antonio Livi, La filosofia e la sua storia. La filosofia contemporanea, Dante Alighieri, 1996, vol. III/2, p. 958).
Bibliografia
Jean Guitton, Il Cristo dilacerato, con un'introduzione di Mons. Rino Fisichella, Cantagalli, 2002.
Jean Guitton, Silenzio sull'essenziale, Paoline, 2002.
IL TIMONE – N.61 – ANNO IX – Marzo 2007 pag. 30-31