Grande pensatore, si è ispirato con originalità a San Tommaso e si è confrontato con la filosofia moderna. Di grande rilievo i suoi lavori in etica: la fondazione della morale risiede nella dignità della persona e questa trova la sua spiegazione ultima in Dio.
Scomparso all’età di novantacinque anni nel duemila, il gesuita Joseph de Finance è stato un protagonista del pensiero cattolico del XX secolo. Solidamente ancorato alla grande tradizione della metafisica realista, egli ha studiato con particolare fecondità le questioni etiche e ciò gli ha permesso di elaborare pure un’importante filosofia della libertà.
Quarto di sei fratelli, Joseph (il cui primo nome era Jacques) de Finance nacque il 30 gennaio del 1905 a la Canourgue, un paese nel dipartimento francese di Lozère. Studiò per quattro anni dai gesuiti, ricavandone un’ottima impressione; e gesuita volle diventare anche lui, cosicché nel 1921 fece il suo ingresso nel noviziato, ove trascorse due anni, per poi passare allo Juvènat, allo scopo di perfezionare gli studi classici, e infine applicarsi all’approfondimento della filosofia. Dopo un periodo di insegnamento, si dedicò alla teologia e nel 1934 diventò prete. Tornò poi alla docenza e, contemporaneamente, redasse alcuni scritti richiesti dal suo curriculum. Trascorso poco più di un anno in India, agli inizi del 1955 si trasferì a Roma, ove era stato chiamato per insegnare etica all’Università Gregoriana. Lasciò definitivamente l’insegnamento nel 1980. All’attività di ricercatore, docente e scrittore, padre de Finance affiancò sempre l’impegno pastorale, soprattutto predicando gli esercizi spirituali e sedendo nel confessionale. Molto ampia è la sua bibliografia che comprende oltre duecento titoli.
Il centro attrattivo di tutta la ricerca di Joseph de Finance è stato San Tommaso d’Aquino, che egli lesse e interpretò con libertà critica non disgiunta da un’autentica e sostanziale fedeltà. Inoltre, va detto che tale lettura si realizzò in un continuo confronto con la filosofia moderna e contemporanea, come ha ben spiegato Xavier Tilliette: «Si deve considerare questo confronto – ha scritto infatti Tilliette – come uno spianare il terreno, perché infine come aderire pienamente e senza reticenze alla philosophia perennis compresa in modo sano, se dapprima non si sono fatti i conti con la modernità? È per questo che il padre de Finance, in questa opera giovanile [Cogito cartésien et réflexion tomiste], si sforza con tanta simpatia quanta acribia di prendere avvio dal padre della filosofia moderna, René Descartes». E in Cartesio, de Finance ravvisa l’errore di un pensiero che rimane prigioniero di se stesso, mentre San Tommaso ha fecondamene insegnato che pensare è innanzitutto aprirsi all’essere, ovvero, in ultima analisi, a Colui che è. Giunto a questo punto del suo cammino speculativo, de Finance è pronto ad allargare lo sguardo verso tutti i vari settori della ricerca filosofica, come ancora una volta indica con chiarezza Xavier Tilliette: «Avendo così stabilito che fuori dello Ipsum Esse subsistens [Dio] non c’è salvezza, il padre de Finance si trovava a suo agio per irradiare lo splendore o il riflesso dell’essere su tutti i lidi della conoscenza e della vita».
Ambito privilegiato di questo irradiamento è la morale, e non casualmente il gesuita francese è noto per aver lavorato con impegno e successo a una solida fondazione dell’etica filosofica. De Finance è convinto che tale fondazione non possa darsi senza il riconoscimento dell’esistenza di una natura umana non riconducibile alla sola dimensione biologica e materiale, ma identificabile piuttosto nell’essere metafisico dell’uomo, cioè nella persona umana detentrice di una dignità e di un valore propriamente etici. Il pensatore francese esamina pure le concezioni che basano la morale sulla ragione, dedicando una particolare attenzione a quella elaborata da Immanuel Kant, verso il quale mostra – mi si passi l’espressione – un’ammirazione critica. In effetti, de Finance sostiene che «molte cose sono da lodare nella filosofia morale di Kant: la sua magnifica descrizione della legge morale e del dovere, la stima sovrana in cui tiene la buona volontà e la persona, la distinzione netta che traccia tra il bene morale e il bene utile e piacevole, con la sua
confutazione dell’eudaimonismo e dell’empirismo etico». Tuttavia, è proprio nella ragione intesa da Kant come la fonte e il fondamento della vita etica che de Finance scopre il punto debole, perché essa è la ragione tipica dell’Illuminismo, ovvero una realtà che non riconosce niente di superiore a sé e che, pertanto, non si apre all’essere, cioè, in ultima analisi, a Dio. De Finance guarda invece a una ragione retta, capace di aprirsi a istanze superiori a se stessa, a istanze che non mortificano la persona e la sua dignità, ma anzi la fondano e la giustificano.
Ecco come sintetizza la concezione morale definanceana il padre gesuita Paolo Valori: «La fondazione prossima della morale è dunque nella dignità della persona. E questo basta, sul piano gnoseologico, a conoscere valori e obblighi morali senza bisogno di presupporre una conoscenza esplicita di Dio. Una morale fondata sull’uomo è quindi possibile sul piano fenomenologico e ontologico prossimo, anche se rimane insufficiente e incoerente sul piano di una giustificazione ontologica ultima. Il valore infatti si fonda sull’essere e l’assolutezza dei valori e della norma morale richiede quindi come sua spiegazione ultima l’esistenza dell’Essere-Assoluto. Ci possono essere “laici” onesti, ma la loro posizione filosofica appare in qualche modo “tronca” perché non dà una ragione esauriente di se stessa. E se Dio è il fondamento della dignità della persona non può mancare della grandezza suprema della personalità, cioè la trascendenza, l’intelligenza e la volontà».
RICORDA
«Una formazione seria alla scuola di San Tommaso ha un effetto tonico e fortificante, poiché munisce il pensiero di una sorta di armatura, che, senza bloccarlo in un quadro rigido, lo rende al contrario capace di dialogare […] con le altre dottrine, antiche e nuove, di comprenderle, di giudicarle, di assimilarne gli elementi validi senza deformarle e senza perdere la propria identità».
(Joseph de Finance, La métaphysique de S. Thomas dans le contexte spiritual de notre temps, in «Seminarium», 1977, p. 718).
BIBLIOGRAFIA
Joseph de Finance, Essere e pensiero. Il “cogito” di Descartes e il realismo tomista, Società Editrice Dante Alighieri, 1996.
AA. VV., Joseph de Finance (a cura di Luigino Zarmati), Edizioni Romane di Cultura, 1998 (si tratta del n° 113 della Grande Enciclopedia Epistemologica diretta da Antonio Livi, contenente pure una bibliografia completa di tutte le opere pubblicate del padre de Finance).
IL TIMONE – N. 53 – ANNO VIII – Maggio 2006 – pag. 30 – 31