In una lettera del 1938 san Massimiliano Kolbe (1894-1941) scrive che nel 1917 si svolse a Roma una processione massonica inneggiante a Lucifero. Dopo quell’evento, il giovane francescano conventuale si sentì ispirato a fondare la Milizia dell’Immacolata (M.I.) per la conversione e santificazione di tutti, specialmente dei massoni.
È interessante mettere a confronto alcuni elementi strutturali della M.I. di Kolbe con quelli della Massoneria. La M.I. è strutturata in 3 gradi di cui il 3° è riservato a coloro che vogliono consacrarsi illimitatamente all’Immacolata, pronti ad ogni sacrificio per Lei, anche alla morte. Nel pensiero di Kolbe, militi del 3° grado sono soprattutto i frati di Niepokalanow (la città- santuario fondata nel 1927 vicinoa Varsavia come centro diapo s t o l a t omariano) che vogliono vivere la vita religiosa nel sacrificio eroico per l’Immacolata. Nel pensiero kolbiano la M.I. vuol portare il consacrato, in particolare chi è al 3° grado, verso la trasformazione mistica nell’Immacolata (la creatura più cristificata). La spiritualità della M.I. è tutta incentrata nel dogma dell’Immacolata Concezione e nella tesi tipicamente francescana della mediazione mariana nella distribuzione universale di tutte le grazie.
Nell’ambito della Massoneria “regolare” e “tradizionale” osserviamo che al 3° ed ultimo grado di Maestro Massone il candidato è identificato a Hiram Abiff, l’architetto del Tempio di Salomone che viene ucciso perché, secondo la leggenda massonica, non volle rivelare i segreti dell’Arte Muratoria. Il candidato subisce ritualmente una morte simbolica che è considerata anche morte mistica da vari autori massoni (inglesi, francesi, italiani, tedeschi…) contemporanei a Kolbe.
Il Maestro Massone è consacrato pienamente alla Massoneria e deve essere disposto come Hiram al supremo sacrificio per il bene dell’Istituzione.
Possiamo dire che il concetto di morte mistica è presente rispettivamente nel 3° grado della M.I. e nel 3° grado massonico, ma ovviamente con presupposti, obiettivi e risultati molto diversi. Ci sono massoni che parlano chiaramente di “morte mistica” del Maestro Massone.
Inoltre, osserviamo che la M.I. si presenta come una cavalleria mariana che vuole con mezzi pacifici la conversione e santificazione di tutti. Secondo san Massimiliano, i militi del 3° grado sono gli autentici cavalieri dell’Immacolata.
Dall’altra parte, il Maestro Massone può accedere in sistemi di Alti Gradi massonici che culminano in gradi cavallereschi e pseudo-templari: Rito Scozzese Antico e Accettato, Rito Scozzese Rettificato, Knights Templars… In tali sistemi di Alti Gradi troviamo riferimenti all’esoterismo, ad una certa cristologia metadogmatica (cioé, oltre i dogmi cristiani) e gnostica, nonché una certa spietatezza (per lo meno simbolica) verso nemici e traditori della Massoneria. I Maestri Massoni insigniti di Alti Gradi costituiscono una sorta di cavalleria spirituale che vuole diffondere la “Luce massonica” (davvero luciferina) contro i dogmi della Chiesa.
Il naturalismo etico e filosofico
Ma che cosa scrive e che cosa pensa san Massimiliano della Massoneria? I principali temi della “massonologia” kolbiana sono: 1) il naturalismo filosofico- etico; 2) il sionismo quale vertice della Massoneria mondiale; 3) il Serpente infernale quale segreto ispiratore e guida della Massoneria; 4) i massoni quali «servi di Lucifero». Diamo un rapido sguardo a questi punti, mettendo a confronto ciò che scrive Kolbe con la letteratura massonica internazionale.
Per quanto riguarda il naturalismo massonico, Kolbe cita l’enciclica antimassonica Humanum Genus di Papa Leone XIII (1884), il quale vede in questo atteggiamento filosofico il fondamento del pensiero e della prassi massonica.
Da un punto di vista bibliografico, la tesi kolbiana del Sionismo o Giudeo-Massoneria poggia sui discussi Protocolli dei Savi di Sion, più volte citati dal Kolbe, il quale condivide la posizione antimassonica dell’allora celebre Revue Internationale des Sociétés Secrètes (RISS), pur senza citarla espressamente. Notiamo che Kolbe opera una sintesi tra due campi massonologici: da un lato quello del gesuita Hermann Gruber e de La Civiltà Cattolica, che insistono soprattutto sul naturalismo; dall’altro lato vi è la RISS che insiste sulla tesi della Giudeo- Massoneria.
Circa le tesi della Massoneria quale testa del Serpente infernale e il sionismo quale testa della Massoneria, Kolbe si appoggia ancora ai cosiddetti Protocolli sionisti, dove i sedicenti autori massoni si paragonano alla testa di un Serpente simbolico, che vuole conquistare la Cristianità. Inoltre Kolbe interpreta il Serpente di Gen 3,15 anche alla luce dell’anticlericalismo e anticristianesimo manifesto di vari settori massonici nel periodo storico a lui contemporaneo; per cui Kolbe è convinto che la Massoneria, fondata sul naturalismo e diretta da un gruppo potente di ebrei sionisti, sia schierata dalla parte del Serpente della Genesi che agisce attraverso la stessa Massoneria. Conseguenza di queste tesi è che, per Kolbe, i massoni sono da annoverarsi tra i «servi di Lucifero». Questa espressione può trovare la sua giustificazione kolbiana sia nella processione massonico-luciferina del 1917 narrata da Kolbe e sia nella Humanum genus di Leone XIII, il quale presenta i massoni quali membri del regno di Satana, ripieni del suo spirito ribelle.
Una forza dalla parte del Serpente
Per quanto riguarda i temi kolbiani sopracitati, l’esame di vari testi massonici (Costituzioni, rituali, manuali, commenti, studi vari…) evidenzia la presenza dei seguenti quattro elementi nel panorama culturale massonico, incluso quello anglosassone della United Grand Lodge of England (UGLE) e dei sistemi più importanti di Alti Gradi massonici cavallereschi:
1. L’esistenza di un naturalismo filosofico ed etico e del principio di tolleranza antidogmatica o metadogmatica tra massoni del mondo latino ed anglosassone. A ciò si aggiunge anche la presenza di un certo naturalismo misterico tipico degli antichi misteri pagani, ma che è ignorato da Kolbe.
2. Un grandissimo interesse per l’esoterismo ebraico, in particolare per la Cabala, in vari ambienti massonici: inglesi, francesi, statunitensi, italiani, tedeschi… Dall’edizione critica degli scritti kolbiani non emerge però alcuna conoscenza del rapporto tra massoni ed esoterismo ebraico. Mentre i Protocolli dei Savi di Sion sono oggi considerati da studiosi cattolici, massoni ed ebrei un’invenzione della polizia zarista per scopi antisemitici.
3. La presenza del simbolismo ofitico (serpente) in alcuni oggetti rituali massonici. Vari scrittori massoni dicono che nel simbolismo massonico, il Serpente rappresenta saggezza, conoscenza o gnosi, rigenerazione, eternità, forza divina insita anche nell’iniziato.
4. Vari autori massoni (anche anglosassoni) hanno manifestato simpatia per quel personaggio che la Tradizione cristiana chiama indistintamente coi nomi di Diavolo, Lucifero, Satana, Serpente della Genesi.
Kolbe non mostra di conoscere l’esistenza del simbolo del Serpente nell’apparato rituale e simbolistico della Massoneria, come pure non fa alcun riferimento a scritti di massoni simpatizzanti per la magia e per Lucifero. Tuttavia, già alla luce del solo Magistero ecclesiastico, è convinto giustamente che tutta la Massoneria è dalla parte del Serpente della Genesi e non del Dio dogmatico della Rivelazione ebraico- cristiana.
Carità, preghiera e dialogo per convertire
Occorre sottolineare che l’“antisionismo” di Kolbe (influenzato anche dai Protocolli) non ha nulla da spartire con l’antisemitismo razziale e nazista. Kolbe, martire ad Auschwitz, ha sempre condannato l’antisemitismo e, anzi, durante la guerra ospitò in Niepokalanow molti ebrei i quali gli furono riconoscenti per il trattamento benevolo ricevuto.
Verso i massoni ed i presunti Savi di Sion, Kolbe mantiene un atteggiamento caritatevole: non vuole che sia usata violenza fisica o morale contro di loro, ma cerca unicamente la loro conversione e santificazione e auspica addirittura la loro militanza nella M.I. I mezzi di cui si serve Kolbe per tali fini sono la preghiera, la penitenza, la stampa e il dialogo. Secondo alcune testimonianze, Kolbe incontrò alcuni massoni e tra questi ci fu anche chi si convertì alla fede cattolica. In alcuni scritti, Kolbe accenna ad alcuni attacchi massonici contro Niepokalanow, ma senza precisarne la natura.
In conclusione. Con quell’intuizione tipica dei santi, Massimiliano Kolbe ha visto giusto nell’individuare il nucleo naturalistico (antropocentrico, immanentistico, soggettivistico, relativistico…) e luciferino (gnostico) della Massoneria.
Che la Luce di Gesù Cristo Nostro Signore possa essere accolta dai massoni e convincerli a lasciare una volta per tutte la Massoneria. Solo con la grazia di Cristo è possibile costruire e ricostruire una società dove i diritti umani e i diritti di Dio vengano rispettati. Una società cristiana.
Ricorda
«Il genere umano, dopo che “per l’invidia di Lucifero” si ribellò sventuratamente a Dio creatore e largitore de’ doni soprannaturali, si divise come in due campi diversi e nemici tra loro; l’uno dei quali combatte senza posa per il trionfo della verità e del bene, l’altro per il trionfo del male e dell’errore. Il primo è il regno di Dio sulla terra, cioè la vera Chiesa di Gesù Cristo; e chi vuole appartenervi con sincero affetto e come conviene a salute, deve servire con tutta la mente e con tutto il cuore a Dio e all’Unigenito Figlio di Lui. Il secondo è il regno di Satana, e sudditi ne sono quanti, seguendo i funesti esempi del loro capo e dei comuni progenitori, ricusano di obbedire all’eterna e divina legge, e molte cose imprendono senza curarsi di Dio, molte contro Dio. Questi due regni, simili a due città che con leggi opposte vanno ad opposti fini, con grande acume di mente vide e descrisse Agostino, e risali al principio generatore di entrambi con queste brevi e profonde parole: “Due città nacquero da due amori; la terrena dall’amore di sé fino al disprezzo di Dio, la celeste dall’amore di Dio fino al disprezzo di sé (De Civit. Dei, lib. XIV, c. 17).
In tutta la lunga serie dei secoli queste due città pugnarono l’una contro l’altra con armi e combattimenti vari, benché non sempre con l’ardore e l’impeto stesso. Ma ai tempi nostri i partigiani della città malvagia, ispirati e aiutati da quella società che largamente diffusa e fortemente congegnata prende il nome di Società Massonica, pare che tutti cospirino insieme, e tentino le ultime prove. Imperocché senza più dissimulare i loro disegni, insorgono con estrema audacia contro la sovranità di Dio; lavorano pubblicamente e a viso aperto a rovina della Santa Chiesa, con proponimento di spogliare affatto, se fosse possibile, i popoli cristiani dei benefizi recati al mondo da Gesù Cristo nostro Salvatore». (Leone XIII, Lettera enciclica Humanum genus, 20 aprile 1884).
IL TIMONE – Aprile 2014 (pag. 22 – 24)
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