Entra in vigore il trattato sui cambiamenti climatici: un esempio di come un’ideologia con una concezione negativa dell’uomo possa minare la possibilità di sviluppo dei Paesi poveri. Ignorando e strumentalizzando i dati scientifici.
Il 16 febbraio entra ufficialmente in vigore il Protocollo di Kyoto, l’accordo internazionale che ha come obiettivo un freno ai cambiamenti climatici attraverso la riduzione dei gas serra. Ma proprio mentre i movimenti ambientalisti celebrano questo avvenimento, nella comunità internazionale avanzano seri dubbi sui presupposti scientifici e ideologici che ne stanno alla base. Se ne è avuta prova a metà dicembre a Buenos Aires, dove seimila delegati provenienti da 190 Paesi si sono riuniti per discutere come comportarsi dopo il 2012, quando il trattato scadrà.
Il vertice sulle misure da adottare per limitare un presunto fenomeno di riscaldamento globale, che secondo alcuni Paesi Europei e certe associazioni ambientaliste starebbe provocando un catastrofico cambiamento climatico, si è risolto in un colossale fallimento. Il New York Times ha parlato di un “incontro per discutere del nulla”. Altri hanno scritto che è stato un dialogo tra sordi.
L’Unione Europea, favorevole al trattato, ha ottenuto il sostegno politico della Russia, contrari invece gli Stati Uniti ed i Paesi in Via di Sviluppo. L’Italia ha annunciato che non riesce a rispettare il trattato e uscirà dal Protocollo di Kyoto a partire dal 2012.
Ma qual è l’origine del contendere? AI centro del dibattito c’è una teoria, quella del riscaldamento globale, che dal punto di vista scientifico non convince nessuno degli esperti che si oc cupano di climatologia. Tanto è che nella stessa Russia, che pure ha ratificato il Protocollo, la comunità scientifica è contraria. Dall’altra parte c’è l’intenzione di utilizzare tale teoria, le conseguenti previsioni catastrofiche, per imporre una tassa planetaria, la “carbon tax”, ed una serie di misure legislativI limitative e penalizzanti nei confronti di tutte le economie ch tendono allo sviluppo.
Proviamo a verificare alcuni dei fatti che stanno alla base dell teoria del “riscaldamento globale”.
Tutti gli studiosi del clima sanno che l’umanità vive grazie all’effetto serra. Se l’atmosfera non trattenesse il calore che arriva dal sole la temperatura media globale sulla terra sarebbe di -1 Cc, al posto degli attuali + 15 Cc. Con una temperatura media di -18 Cc, la maggior parte delle forme di vita, inclusa quella umana, non potrebbe sopravvivere. Il dato secondo cui negli ultimi cento anni la temperatura media del pianeta si sia innalzata è contraddetto da molte altre misurazioni e argomentazioni. È palese come le modalità con cui vengono raccolti i dati sulle temperatura terrestre non siano uniformi. Le stazioni di misurazione si trovano infatti nella grande maggioranza in luoghi urbani o suburbani, dove è evidente l’effetto riscaldamento. Poche le stazioni di rilevamento in luoghi dove non c’è presenza umana, quasi inesistenti le stazioni nell’Oceano che copre il 70% della superficie terrestre.
Inoltre, le misurazioni della temperatura degli ultimi dieci anni effettuate dai satelliti meteorologici, nello strato di atmosfera compreso tra la superficie terrestre fino ai tre chilometri di altezza, mostra un raffreddamento. Il che contraddice l’intera teoria del riscaldamento globale. Il presunto scioglimento dei ghiacci e riscaldamento dei Poli non èun dato uniforme. Ci sono zone dell’Antartide e del Polo Nord dove i ghiacci si sciolgono e zone dove crescono. Anche nei sistemi continentali, a fronte di una presunta ritirata dei ghiacciai delle Alpi, corrisponde una crescita significativa dei ghiacciai dei Paesi del Nord Europa.
Altra questione: secondo i fautori della teoria del riscaldamento globale la principale causa del presunto surriscaldamento del pianeta sarebbe la produzione di anidride carbonica (C02) generata dalle attività umane. Argomento difficile da sostenere, visto che la produzione antropica di C02 è solo i14% rispetto al restante 96% prodotta dai fenomeni naturali. Inoltre la C02 rappresenta appena il 2% del totale dei gas serra. I sostenitori della teoria del riscaldamento globale guardano all’aumento della C02 come al peggiore dei mali. Ma la C02 non è un inquinante, anzi, è un fertilizzante naturale dell’intero processo vegetale. Insieme alla luce ed all’acqua, la C02 è il terzo dei nutrienti fondamentali per le piante e per il processo di fotosintesi. È interessante notare che quando la flora è apparsa sul pianeta terra per la prima volta, la concentrazione di C02 era almeno di 200 volte quella attuale. Sulla base di queste conoscenze sono sempre di più i laboratori e gli agricoltori specializzati che pompano C02 nelle serre e nelle coltivazioni per aumentarne la produttività. Inoltre, assolutamente infondate risultano le previsioni apocalittiche secondo cui un eventuale riscaldamento del pianeta provocherebbe desertificazioni, epidemie, innalzamento degli oceani, alluvioni. Nel corso della sua storia, il pianeta terra ha vissuto periodi ben più caldi di quelli attuali senza che tali catastrofi si siano verificate. Quando Annibale nel 218 a.C. attraversò le Alpi con gli elefanti, se c’era la neve sulle Alpi era sicura-mente poca. I ritrovamenti di resti di animali e piante testimoniano che circa 5000 anni fa in Italia vivevano elefanti, gazzelle, antilopi ed una vegetazione che oggi esiste nella zona subtropicale in prossimità delle savane. La Groenlandia fu scoperta e chiamata “terra verde” perché libera da ghiacci. Un’ultima considerazione riguarda i costi del protocollo di Kyoto. Secondo una stima fatta dall’IPCC, (International Panel on Climate Change, il Gruppo Intergovernativo ONU di esperti di mutamenti climatici) potrebbero ammontare a ben 18 quadrilioni di dollari (18.000.000.000.000.000 di dollari), ossia quasi 600 volte il prodotto interno lordo dell’intero pianeta. Una cifra che ridurrebbe il Prodotto Interno Lordo Mondiale (Pilm) dell’1 % entro il 2050.
Solo per l’Italia è stato calcolato che l’applicazione del Protocollo di Kyoto potrebbe costare una riduzione del Pii fino al 3% nel 2025, con una perdita di 280mila posti di lavoro. Ma l’aspetto più paradossale riguarda i risultati. Se si procedesse ad una sua completa attuazione, il protocollo di Kyoto riuscirebbe a ridurre la temperatura del globo terrestre solamente di 0.15 gradi Celsius (che equivalgono a 0.3 gradi Fahrenheit).
Chi sarà così folle da sacrificare la propria economia e una parte dell’occupazione per un risultato così misero?
BIBLIOGRAFIA
R. Calcioli – A. Gaspari, Le bugie degli ambientalisti, Piemme 2004.
Bjorn Lomborg, L’ambientalista scettico, Mondadori 2002.
IL TIMONE – N.40 – ANNO VII – Febbraio 2005 pag. 14 – 15