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12.12.2024

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La battaglia del terzo millennio
31 Gennaio 2014

La battaglia del terzo millennio

 

 

 

Dall’Europa alle Americhe fino all’ONU, i “poteri forti” hanno scatenato un attacco globale senza precedenti alla Chiesa cattolica. Motivo?
È rimasta l’unica istituzione a difendere la dignità e l’irriducibilità dell’uomo.
Una situazione che richiede una più grande responsabilità.


Che in Italia sia tornato a spirare un forte vento anti-cattolico non è una novità. La campagna referendaria sulla Legge 40 e soprattutto il suo esito hanno fatto emergere con chiarezza il virus dell’intolleranza laicista: negli ultimi mesi si è attaccato di tutto, dal Concordato all’ora di religione, si è creato un caso sull’esenzione della Chiesa dall’ICI (che in realtà interessa tutte le religioni), si è chiesto di tagliare l’8 per mille. Il cardinal Camillo Ruini, presidente dei vescovi italiani, ha parlato di “pallottole di carta”, ma dalla carta si è già passati alle vie di fatto con episodi di chiese fatte oggetto di atti vandalici o addirittura diventate teatro di dispute politiche in cui la Chiesa non c’entra per nulla (vedi il caso dell’occupazione della basilica di San Giovanni in Laterano da parte di un gruppo di sfrattati). Tutte cose ampiamente riportate e di cui anche Il Timone si è già occupato. Ciò che è meno visibile è il fatto che il caso italiano non è isolato, ma si inserisce in un contesto internazionale di attacco alla Chiesa cattolica che negli ultimi anni si è concentrato e intensificato. Si potrebbe dire, in termini moderni, che stiamo assistendo a un attacco globale contro la Chiesa.
Se l’ascesa di Zapatero alla guida del governo in Spagna rappresenta per molti versi un caso analogo a quello italiano, decisamente più rilevante è ciò che avviene nelle istituzioni dell’Unione Europea dove, ad esempio, per tre volte si è tentato di “censurare” papa Giovanni Paolo II per le posizioni della Chiesa in materia di famiglia e di rispetto della vita. Né si può dimenticare il caso di Rocco Buttiglione, la cui nomina a Commissario europeo fu bloccata lo scorso anno proprio per la sua fedeltà al magistero della Chiesa. E non era stato l’unico caso: poche settimane prima, per l’elezione della slovacca Anna Zaborska a capo della Commissione dell’Europarlamento per i diritti delle donne, ci fu un lungo braccio di ferro tra le lobby femministe e abortiste e il Partito Socialista da una parte e il Partito Popolare Europeo dall’altra, risoltosi positivamente solo davanti alla prospettiva di far saltare gli accordi su tutte le nomine. Ma chi segue quotidianamente il lavoro delle varie commissioni dell’Europarlamento può testimoniare dell’astio e dell’ostilità continuamente manifestata in ogni sede nei confronti della Chiesa cattolica. Non a caso non ha incontrato alcuna reazione l’intervento svolto dalla radicale Emma Bonino a un convegno tenutosi mesi fa nella sede dell’Europarlamento in cui sosteneva – tra l’altro – di essere favorevole all’ingresso della Turchia nella UE anche per farla finita con la storia delle radici cristiane.
A livello di Nazioni Unite l’inizio del millennio ha visto il lancio di una virulenta campagna per togliere alla Santa Sede lo status di Osservatore permanente, che le dà la possibilità di partecipare ai lavori dell’ONU, di contribuire quindi all’elaborazione di documenti e di partecipare ai negoziati in commissioni e conferenze. La campagna, chiamata “See Change” (che gioca sul doppio senso: “see” significa vedere ma è anche l’abbreviazione di Santa Sede in inglese, appunto Holy See), ha raccolto l’adesione di alcune centinaia di organizzazioni non governative accreditate all’ONU; non ha avuto successo, sia per la mobilitazione contraria delle organizzazioni non governative pro-vita e pro-famiglia sia perché è ben difficile poter negare giuridicamente la realtà di rapporti diplomatici che la Santa Sede intrattiene da secoli con tutti gli Stati. L’obiettivo principale comunque era quello di intimidire e di costringerla al silenzio.
Ciò che in qualche modo sta accadendo nel tentativo di stabilire un diritto universale all’aborto: in tutti i Paesi dove questo è vietato o limitato – a cominciare dall’America Latina per passare dalle Filippine e tornare in Europa, Polonia e Irlanda tanto per citare i casi più esemplari – il primo obiettivo è colpire la Chiesa cattolica, anzitutto minandone la credibilità (vedere la gestione del caso dei “preti pedofili”) e riducendone gli spazi d’azione. Da questo punto di vista il caso più clamoroso è quello venuto recentemente alla luce, ancora in Europa, dove una commissione di esperti della UE, l’EU Network of Independent Experts on Fundamental Rights (Rete UE di Esperti indipendenti sui Diritti fondamentali), ha pubblicato un rapporto di 40 pagine per negare legittimità all’accordo in via di definizione tra Slovacchia e Santa Sede, che garantirà al personale medico e paramedico degli ospedali cattolici in quel Paese l’obiezione di coscienza per quanto riguarda la pratica degli aborti.
Questa rapida carrellata internazionale (a cui va almeno aggiunta l’indifferenza con cui sono accolte dai mezzi di comunicazione e dai politici le notizie di persecuzioni di comunità cattoliche in tante parti del mondo) non è motivata da voglia di vittimismo o di autocommiserazione.
Al contrario, è una situazione che impone una riflessione e richiama a una maggiore responsabilità.
Non si può non notare infatti che dietro a questo attacco globale troviamo spesso le stesse sigle, a cominciare dai Catholics for a Free Choice, organizzazione sedicente cattolica che ha l’obiettivo di creare confusione riguardo agli insegnamenti morali della Chiesa, e gli stessi finanziatori, ovvero le grandi fondazioni come Ford, Rockefeller, Soros, Turner e così via. E anche le questioni che spingono a questo attacco sono sempre drammaticamente le stesse: il diritto alla vita e la difesa della famiglia naturale. Ciò rende straordinariamente attuali le parole pronunciate da Giovanni Paolo II nel 1997, quando sosteneva che la battaglia fondamentale del Terzo Millennio sarà attorno all’uomo. Ecco dunque il motivo profondo di questo attacco: la Chiesa cattolica è l’unica istituzione che annuncia con forza l’irriducibilità e l’indisponibilità della persona umana, la sua profonda dignità che viene dall’essere a immagine e somiglianza di Dio, e che nessun potere perciò ne può disporre. E allo stesso modo, fedele al mandato di Cristo e alla sua tradizione, la Chiesa continua a ricordarci che ogni frammento della nostra vita e della storia è parte di un disegno più grande, di un disegno buono, è – in altre parole – in funzione del Regno di Dio. È questo che il Mondo odia, che il Potere vuole cancellare. È evidente che tutte le altre religioni sono già scese a patti con il Potere – anche nei Paesi islamici prevale la giustificazione teologica di contraccezione e aborto – incluse, purtroppo, le altre confessioni cristiane. Solo la Chiesa resta lì, a dire la verità tutta intera sull’uomo e a costruire realtà più umane (basti pensare alle strutture educative e sanitarie create da organismi cattolici in ogni parte del mondo).
Ecco dunque la nostra responsabilità: siamo al centro di uno scontro epocale che richiede anzitutto la nostra conversione, poi un giudizio lucido su quanto avviene, quindi una grande generosità nello spendersi in ogni ambito della società per la “buona battaglia”.

RICORDA
«Le tenebre che oggi avvolgono la stessa concezione dell’uomo oscurano in primo luogo e direttamente la realtà e le espressioni che le sono connaturali. Persona e famiglia procedono parallele nella stima e nel riconoscimento della propria dignità, così come negli attacchi e nei tentativi di disgregazione. La grandezza e la sapienza di Dio si manifestano nelle sue opere. Tuttavia, oggi sembra che i nemici di Dio, più che attaccare frontalmente l’Autore del creato, preferiscano colpirLo nelle sue opere. L’uomo è il culmine, il vertice delle sue opere visibili. “Gloria enim Dei vivens homo, vita autem hominis visio Dei” (S. Ireneo, Adv. haer. 4,20,7)».
(Giovanni Paolo II, Discorso al Congresso mondiale delle Famiglie, Rio de Janeiro 3 ottobre 1997)

IL TIMONE – N.50 – ANNO VIII – Febbraio 2006 – pag. 18-19

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