Ha creato il Punto Familia, un centro che a Torino si occupa di formazione della famiglia. Vi passano 25.000 persone ogni anno. I fatti parlano chiaro: la castità umanizza la persona. Intervista a padre Giordano Muraro.
Padre Giordano Muraro, che è un domenicano e insegna teologia morale a Torino e all’Angelicum di Roma, per prima cosa cita un confratello e illustre collega: Tommaso d’Aquino. Per il grande della Summa la purezza era un effetto della temperanza e – con una quarantina di altre qualità morali – faceva da corteggio alle sette virtù teologali e cardinali. Ma oggi? Per rispondere, padre Muraro non si appoggia soltanto alla dottrina: nel 1964 ha fondato con suor Germana (la religiosa diventata celebre anche per le ricette di cucina…) il Punto Familia, una preziosa struttura per la formazione permanente della famiglia che a Torino si è sempre segnalata per l’originalità e la profondità delle proposte. Basti sapere che i suoi 50 professionisti offrono ben 15 corsi per ogni tipo di esigenza: da quelli per fidanzati alla formazione dei giovani sposi, dalla preparazione al parto ai corsi per suoceri o
per nonni… Risultato: 25 mila persone ogni anno passano dal Punto, e a molte di esse il sacerdote presta la sua competenza.
Ma, padre, lei ritiene realisticamente che – oggi – si possa ancora proporre ai giovani l’ideale della purezza?
È fuori dubbio che esiste una specie di congiura del silenzio su questa virtù, che invece fa parte delle qualità che umanizzano la persona.
Ciò avviene per due motivi: prima di tutto perché è nata una nuova concezione della sessualità, per cui l’idea tradizionale della castità non è più sufficiente. Poi perché le persone non sopportano più di essere limitate nei loro atti; mentre seguire una norma interiore non è affatto una costrizione, bensì un fatto di coerenza e fedeltà. Bisogna dunque ricostruire il concetto di castità e di purezza.
In che senso?
Una volta si intendeva la sessualità solo come un elemento utile alla procreazione, ma che portava in sé la minaccia di un piacere disordinato, il quale poteva distogliere la persona dalla costruzione armonica di sé. Oggi invece le scienze umanisti-che ci aiutano a non intendere più il sesso solo dal punto di vista del corpo; la sessualità interessa tutta la persona, sia a livello fisico che psicologico e
affettivo che spirituale: l’uomo infatti porta la sua originalità maschile o femminile addirittura nel rapporto con Dio. È come nella Bibbia: nella quale non c’è mai la parola “sesso”, ma si punta sul concetto più globale di uomo e di donna.
La castità quindi deve estendere notevolmente il campo della sua azione, deve regolare l’intera mascolinità e femminilità e non solo gli aspetti fisici di un rapporto. Per esempio, deve imparare a controllare anche le passioni emotive e romantiche che spesso scoppiano tra ragazzi e li conducono a relazioni passeggere e ad affetti senza continuità.
Qui si recupera il “vecchio” tema dell’educazione alla purezza.
Però queste parole sono diventate in qualche modo inadeguate. Lo stesso termine “sessualità” ormai è troppo ambiguo. In effetti, parlando di purezza o di verginità, c’è la tendenza a pensare che si tratti di caratteristiche puramente esteriori, fisiche. Invece la purezza è una qualità preziosa che ci permette di crescere in umanità, come uomini e donne completi, sia personalmente che nella coppia.
Se la sessualità non è messa al servizio dell’amore, e prende il sopravvento senza regole, non aiuta lo sviluppo di tutta la persona.
In tutte le religioni esiste il “tabù” della purezza rituale, sembra quasi un elemento per restare separati dal mondo, la paura di mischiarsi con la realtà.
Sì, in tutte le religioni c’è sempre stata – la parola è grossa – della diffidenza verso la sessualità o, al contrario, si è caricato il sesso di un significato “divino”. Si è sempre oscillato tra una concezione molto alta, addirittura sacrale della procreazione, oppure una visione caricata di timori. Ma questo è avvenuto perché la sessualità ha un potere che può diventare travolgente e quindi sconvolgere tutta la persona, riducendo l’uomo solo alla dimensione del piacere fisico e – alla fine – impoverendolo.
Anche psicologicamente?
La sessualità malintesa può creare forti scompensi e problemi, generando disarmonie nella personalità, lo vedo tre pericoli sempre incombenti. Primo: vivere la sessualità solo in funzione del piacere; anche gli psicologi denunciano il pericolo di rapporti slegati dall’affettività. Secondo: vivere gli affetti senza un progetto, anzi la stessa parola “progetto” viene rifiutata; così si va avanti giorno per giorno, oggi ti voglio bene e domani vedremo, il “per sempre” fa paura.
Terzo: c’è anche il pericolo – lo dicono le statistiche – di una maschilità e femminilità slegata dalla fecondità; il figlio non è più un dono in se stesso che arricchisce anche la coppia, bensì un’incognita che può “rovinare” la vita. Questi tre rischi oggi hanno assunto dimensioni molto più importanti che una volta.
Che consigli dà alle coppie con figli adolescenti e che vogliano educarli alla purezza?
Il primo è di essere sereni rispetto a questi argomenti. Tante volte la sessualità rimane un oggetto misterioso tra genitori e figli ed è un modo pessimo per arrivare a un concetto modesto e sano del sesso. I ragazzi hanno diritto a un’educazione sessuale e devono averla essenzialmente nell’ambito della famiglia. La seconda condizione è trovare un linguaggio adatto, capire quando e in che misura si può intervenire sui figli, per svelare poco alla volta una realtà che, portando in sé forti impulsi, viene spesso vissuta in modo caotico e tumultuoso mentre invece è un dono di Dio. Il quale – si dice nella Genesi – “maschio e femmina li creò” trovando la cosa non solo buona, ma “molto buona”.
Possiamo dire che oggi la purezza è l’opposto della “trasgressione”, un ideale assai in voga tra i giovani?
Certo le radici sono quelle del Sessantotto: io sono qualcuno se mi oppongo a certe tradizioni di pensiero o di comportamento. Ma oggi esiste una tentazione ancora più radicale e grave del disobbedire alle regole: diventare noi stessi gli autori delle norme morali.
La parola di Dio
“Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace. Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio”.
(Rm 8, 5-8)
Dossier: La castità prematrimoniale
IL TIMONE N. 18 – ANNO IV – Marzo/Aprile 2002 – pag. 38 – 39