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14.12.2024

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La Chiesa scomoda
31 Gennaio 2014

La Chiesa scomoda

 

Se la Chiesa fosse munita, come le aziende, di uno staff per la cura della propria immagine, sarebbe l’ente più apprezzato nel mondo: basterebbe mettere in mostra tutto l’insieme delle opere caritative, sociali e culturali realizzate in ogni parte del pianeta, e l’umanità sarebbe colta da ammirazione e stupore. Ma questo la Chiesa non può farlo, sia per il precetto evangelico in base al quale la mano destra non deve sapere quello che fa la mano sinistra (l’ostentazione non è santità), sia perché non esiste nella Chiesa una singola persona al corrente di tutto il bene fatto in tutte le nazioni tramite tutte le diocesi, tutti gli ordini religiosi, tutti i missionari, e tutte le associazioni cattoliche. Sarebbe impresa ardua ricostruire anche per una sola diocesi il fiume di iniziative che ad ogni livello (decanale, parrocchiale, associativo…) viene riversato sul territorio, e spesso anche fuori di esso, sotto forma di azioni caritative, impegno sociale, raccolta e distribuzione di fondi, di beni, di servizi. Mai come nell’epoca attuale la Chiesa si è così impegnata e prodigata in tutte le direzioni possibili: nell’educazione, nella formazione professionale, nell’offerta di sane attività ricreative per i giovani, nel sostegno verso il terzo mondo, le famiglie povere, gli emarginati, i senzatetto, i malati, i disabili, i tossicodipendenti…
Eppure, mai come nella nostra epoca è così poco stimata e apprezzata; anzi è spesso combattuta, perseguitata, calunniata. Perché? Solo perché fa parte della sua missione? «Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Sì, la motivazione evangelica è questa; ma ci sono pure ben altri motivi, perché la Chiesa è scomoda a molti. E non solo a chi professa ideologie ateiste o confessioni diverse. La Chiesa è molto scomoda anche a tanti altri, perché, anche se compie dappertutto del bene, essa finisce per dare fastidio. Anzi, spesso dà fastidio proprio perché fa del bene. Una chiesa che rimane in silenzio davanti alle ingiustizie o che rimane chiusa nelle sacrestie non infastidisce nessuno. Ma la Chiesa è sempre stata abbondante di martiri perché non è capace di questo. Amare è salvare, intervenire, incarnarsi nei bisogni dell’altro. Ma intervenendo si calpestano inevitabilmente interessi di ogni tipo, anche economici, e spesso anche quelli disonesti. Centinaia di sacerdoti come don Mazzi o di suore come suor Elvira hanno sì salvato migliaia di giovani dalla droga e ridato speranza alle loro famiglie, ma in tutti i luoghi ove hanno operato hanno anche sottratto migliaia di clienti al narcotraffico, compromettendo considerevolmente interessi da capogiro.
Quando Giovanni Paolo II tuonò in Sicilia contro la mafia, che aveva da poco assassinato giudici come Livatino, Falcone, Borsellino, non passarono che pochi mesi e scattò la ritorsione: assassinato anche Don Puglisi, il prete anti-mafia di Palermo.
Ma coloro che tengono le redini della malavita non si limitano al sangue: talvolta alzano il telefono per chiamare personaggi di potere che hanno amici influenti nelle redazioni, e della Chiesa si fa tiro al bersaglio. E quando don Oreste Benzi toglieva prostitute dalla strada (più di cinquemila!) istituendo per loro case di accoglienza e riabilitazione, non La Chiesa scomoda feriva forse gli interessi di tanti procacciatori di guadagni sporchi? E tutte le multinazionali danneggiate dal commercio equosolidale promosso dalle missioni? Non sono munite anch’esse di quote azionarie nelle banche come negli organi d’informazione? Il potere mediatico non ha alcun interesse nel difendere la Chiesa; riceve semmai molteplici spinte per attaccarla. E questo avviene da un estremo all’altro della Terra. Il prete che in Africa combatte la tratta di schiave o dirotta i bambini-soldato verso l’istruzione scolastica, sottraendoli alle bande di guerriglieri, è ugualmente fastidioso. Com’era fastidioso il vescovo Oscar Romero quando in America Latina tuonava contro le ingiustizie sociali: fu messo a tacere da una fucilata al petto mentre celebrava il Sacrificio eucaristico, così come nelle epoche precedenti erano stati messi a tacere, sterminandoli, i gesuiti delle Reducciones, per far avanzare il colonialismo prima e il neo-colonialismo dopo.
Ma l’arma più efficace, cosa ben nota ai detentori dei poteri forti, è l’attacco a mezzo stampa, perciò non c’è da aspettarsi una particolare simpatia dei media globali verso la Chiesa: dalle multinazionali del contraccettivo ai grandi pianificatori della Crescita Demografica Zero (vera causa taciuta dell’attuale crisi economica) non verrà mai qualche segno di plauso per i discorsi del Papa. Più facile vedere invece esplodere il fenomeno delle bufale mediatiche, come quella delle ostie con allucinogeni (Sole24Ore, Messaggero, Mattino, Gazzettino…) o quella degli immobili di proprietà della Chiesa (nientemeno che una casa su cinque secondo il Corriere della Sera). E dopo la pioggia della (dis)informazione, si sa, si passa facilmente agli interventi legislativi ed economici. E spesso stupisce vedere quanto poco la Chiesa si difenda, quanto poco (anzi per nulla) faccia sfoggio dell’immenso bene compiuto, come una madre che tace mentre sta servendo i suoi figli ingrati. La Chiesa è e sarà sempre sotto attacco. E il giorno che non dovesse esserlo più, dovremmo tutti preoccuparci.

 

 

 

 

 

IL TIMONE  N. 114 – ANNO XIV – Giugno 2012 – pag. 61

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