La popolare devozione rilanciata da papa Francesco è legata ai colloqui mistici di santa Faustina Kowalska con Gesù. La studiosa polacca Ludmila Grygiel racconta l’origine di questa preghiera, che «serve a placare l’ira di Dio»
Testimoniare la misericordia è il «bisogno più grande della Chiesa di oggi». Parola di Francesco che, il 17 novembre 2013, ha proposto alle decine di migliaia di fedeli radunati in piazza San Pietro una «medicina speciale per concretizzare i frutti dell’Anno della Fede»: la «Misericordina », una scatolina contenente 59 granelli, «una corona del Rosario con la quale si può pregare anche la “coroncina della Misericordia”, che fa bene al cuore, all’anima e a tutta la vita». Per saperne di più sulla “coroncina”, ci siamo rivolti a Ludmila Gygiel, 70 anni, polacca che vive da molti anni a Roma, studiosa della vita e delle opere di santa Faustina Kowalska e autrice di Misericordia Divina per il mondo intero (edito nel 2003 da Cantagalli).
Da dove nasce questa particolare preghiera? Quali sono le origini di questa devozione?
«Questa preghiera è stata dettata da Gesù durante una visione a suor Faustina Kowalska (1905-1938), mentre la mistica si trovava nel monastero di Vilna, in Lituania. Il 13 settembre 1935 Gesù le apparve appunto in una visione mistica e proprio in quell’occasione dettò le parole esatte da annotare, che diventeranno il testo della “Coroncina della Divina Misericordia”. Nel Diario della Santa si legge che Suor Faustina aveva appena avuto l’apparizione “dell’angelo esecutore dell’ira di Dio”, un’immagine così terrificante che immediatamente cominciò a «implorare Dio per il mondo con le parole che sentiva interiormente ». Cristo nelle visioni insegnerà a colei che chiamerà «sua segretaria» a recitare la Coroncina servendosi della corona del Rosario e dirà: «Questa è la preghiera che serve a placare l’ira di Dio». Occorre sottolineare che la Coroncina è una preghiera di carattere comunitario, ecclesiale, è una preghiera – come si legge di nuovo nel Diario – “per i nostri peccati”. La sua recita ha infatti lo scopo di impetrare la Misericordia non solo per chi la recita, ma anche per gli altri, addirittura per il mondo intero. La devozione nasce dunque innanzitutto dall’amore per il prossimo e dalla preoccupazione per la sua salvezza. Cristo stesso ha detto a suor Faustina: “Con la recita della Coroncina avvicini a me il genere umano”; e invita a sperimentarla come preghiera per una santa morte, promessa che – assicura la mistica nei suoi scritti – non rimarrà delusa».
La preghiera è parte del culto della Divina Misericordia, una devozione che si diffonde di giorno in giorno anche se spesso rimangono in sottofondo la sua genesi e il suo contenuto dottrinale. Quali sono i tratti essenziali per viverne pienamente lo spirito?
«Il culto richiede innanzitutto l’affidamento alla Divina Misericordia, si tratta quindi di un atto di abbandono di chi prega, fiducia nel fatto che anche il più grande peccato può essere perdonato. Accanto alla recita della Coroncina, il culto prevede la venerazione del quadro di Gesù Misericordioso, ovvero l’immagine dipinta seguendo le indicazioni di santa Faustina dopo la visione del 22 febbraio 1931, in cui il Signore appare “vestito di una veste bianca. Una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste. Che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido”.
Inoltre, la devozione prevede la celebrazione dell’Ora della Misericordia, alle tre del pomeriggio, in ricordo dell’ora della morte di Gesù: si tratta di una piccola meditazione, una preghiera o la visita a una cappella. Il culto culmina nella Festa della Misericordia, la prima domenica dopo Pasqua, preceduta da una novena che inizia il venerdì Santo. Cruciale è la fiducia del devoto, senza il quale non si può né venerare né ottenere misericordia. Un atteggiamento che esige dall’uomo un umile riconoscimento dei propri peccati e un totale abbandono al giudizio di Dio, che nelle visioni si è presentato a suor Faustina proprio come «Re di Misericordia», che «governa» la storia fino alla fine «quando verrà come Giudice Giusto».
In quest’ottica il peccato più grande diventa la mancanza di fiducia. Dice Cristo stesso in una delle apparizioni: «Quanto dolorosamente mi ferisce la mancanza di fiducia, quelli che mi feriscono di più sono i peccati di sfiducia”. Infine, non possiamo non ricordare che il devoto della Divina Misericordia è chiamato a compiere almeno un atto di misericordia al giorno. Non si tratta necessariamente di un’azione caritativa, di un aiuto ai poveri o agli ammalati; è sufficiente una breve ma fiduciosa preghiera per un peccatore. Un atto di misericordia accessibile a tutti poiché non richiede né denaro né sforzo fisico».
Gli episodi più importanti della vita di santa Faustina si riferiscono alla sua vita spirituale. Come fare a raccontare l’eccezionalità di una vita così scarna di fatti e date?
«La biografia della Santa è relativamente povera di fatti, avvenimenti, viaggi. Tutto avviene nella sua intimità, nel suo intenso contatto con Gesù. Nel Diario, che lei scrive in obbedienza al suo confessore, don Michał Sopoćko, parla di una realtà “indescrivibile” in quanto esperienza mistica. E proprio il Diario è la fonte principale per conoscere la vita e il messaggio di Suor Faustina, ma per comprenderlo è necessario prima conoscere la mistica cristiana».
La Kowalska era particolarmente cara a Giovanni Paolo II, che ha dato il via ai processi di beatificazione e canonizzazione (festa liturgica il 5 0ttobre). Lo stesso Woityla diventerà santo il 27 aprile 2014, festa della Divina Misericordia. Che cosa lega queste due straordinarie figure della storia cristiana più recente?
ù«Il cardinale Karol Wojtyla ha conosciuto la storia di suor Faustina quando era arcivescovo di Cracovia e spesso visitava il monastero in cui la mistica ha trascorso gli ultimi anni della sua vita. Il futuro Papa aveva compreso da subito la portata eccezionale della Divina Misericordia, ma fu costretto a fare i conti con la decisione del Sant’Uffizio, che con un decreto del 1958 di fatto aveva proibito la diffusione del culto. A motivare questa presa di posizione severa c’era il fatto che durante e dopo la Seconda Guerra mondiale esso era unicamente incentrato sulle visioni della suora, erroneamente interpretate e lette alla luce della storia polacca; ecco perché i colori emanati dal cuore misericordioso erano presentati come i colori della bandiera della Polonia. L’arcivescovo di Cracovia allora affidò a don Ignacy Ròzycki, illustre teologo, il compito di analizzare il Diario di santa Faustina e valutarne l’ortodossia. Fu grazie a questo studio che la Congregazione per la Dottrina delle Fede revocò il decreto nel 1978 e fu proprio Woityla, salito al soglio pontificio col nome di Giovanni Paolo II, ad avviare il processo di beatificazione della mistica, proclamata santa il 30 aprile 2000, Domenica in Albis, davanti a una folla di oltre 200.000 pellegrini accorsi in piazza San Pietro. In quell’occasione fu stabilita la festa della Divina Misericordia, da celebrarsi ogni anno nella prima domenica dopo Pasqua. “L’uomo di oggi è troppo orgoglioso per chiedere perdono e misericordia», disse Giovanni Paolo II, che proprio nell’enciclica del 1980 Dives in misericordia aveva scritto: “L’uomo contemporaneo si interroga spesso, con profonda ansia, circa la soluzione delle terribili tensioni che si sono accumulate sul mondo e si intrecciano in mezzo agli uomini. E se talvolta non ha il coraggio di pronunciare la parola ‘misericordia’, oppure nella sua coscienza, priva di contenuto religioso, non ne trova l’equivalente, tanto più bisogna che la Chiesa pronunci questa parola, non soltanto in nome proprio, ma anche in nome di tutti gli uomini contemporanei”».
Dossier: LA MISERICORDIA
IL TIMONE N. 129 – ANNO XVI – Gennaio 2014 – pag. 42 – 43
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