Evviva, la famiglia è tornata! Con il Family Day e l’imponente, gioiosa, coloratissima festa di popolo di piazza San Giovanni del 12 maggio (oltre un milione di persone), la famiglia è tornata. Dopo la crisi del Sessantotto (che la indicava come la “tomba dell’amo-re”) e una politica che per tutta la prima Repubblica, e oltre, ha cercato di ridurla a semplice “luogo degli affetti”, senza alcun rilievo pubblico, la famiglia è tornata. Come “cuore pulsante” della società italiana, sfidando l’ideologia relativistica e laicista dominante. La quale, dopo avere per anni fat-to di tutto per emarginare la famiglia come soggetto sociale e giuridico, vessandola anche dal punto di vista fiscale, ora tenta definitivamente di distruggerla. Parlando apertamente non più di famiglia, ma di “famiglie”, al plurale, di “diversi modi di incarnare” la cellula fondamentale della società. Che invece, malgrado gli attacchi, resta basata sul matrimonio tra un uomo e una donna, con il compito di educare i figli, come sancisce con chiarezza anche la nostra Costituzione all’articolo 29. In questo senso il Family Day ha rappresentato un segno di “resistenza” visibile e significativo per tutto il Paese. Un segno tuttavia che dà fastidio, fa paura, perché fanno paura i cattolici che si muovono con determinazione, seguiti e incoraggiati dai Vescovi (ma non sostenuti, purtroppo, da tutti quei parroci che hanno disertato, e in qualche caso scoraggiato, l’appuntamento romano, disorientando così i fedeli).