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13.12.2024

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La giovane Italia non pensa cattolico
31 Gennaio 2014

La giovane Italia non pensa cattolico

 



 

Rapporti prematrimoniali, convivenza, divorzio e contraccettivi: tutto normale secondo i ragazzi del terzo millennio. Lo rivela un’inchiesta molto attendibile. Brutte sorprese anche nelle risposte dei cattolici praticanti


Italia, 2011: che cosa pensano i giovani in materia di matrimonio, contraccezione, omosessualità, aborto, figli in provetta, eutanasia? La risposta arriva da un sondaggio – serio e per nulla fazioso – promosso dall’Associazione Difendere la Vita con Maria, e realizzato dall’Università Cattolica e dalla Fondazione ESAE. Gli intervistati sono giovani fra i 14 e i 25 anni di Novara e provincia, e sono un campione rappresentativo, che fotografa il modo di pensare di un ragazzo italiano all’inizio del terzo millennio.
C’è poco da stare allegri. Cominciamo dal matrimonio: un massiccio 69% di giovani considera normale la convivenza prematrimoniale. I decisamente contrari sono poco più di 7 su 100. “Quando è giusto avere il primo rapporto sessuale?” Un etereo 2,9 per cento risponde «dopo il matrimonio». Per il 52 per cento «solo quando si è innamorati», mentre per il 18% «qualunque momento va bene».
I ragazzi del 2011 non sembrano ostili al matrimonio, e il 60% si rifiuta di definirlo superato. Ma più del 44% è d’accordo o abbastanza d’accordo nel definire il divorzio «una possibilità normale». E circa il 50% pensa che non debba essere evitato a tutti i costi.

C’era una volta la morale
Tutta l’etica sessuale – o almeno quello che ne rimane – è coerente con questo approccio. L’ultimo tabù rimasto é “tradire il proprio partner”, giudicato come grave o inaccettabile da un massiccio 70%. D’altra parte, i giovani formano un “partito bulgaro” di favorevoli alla contraccezione: più dell’82% degli intervistati ritiene che usare metodi anticoncezionali «non è per niente grave». Solo per 8 ragazzi su 100 è invece molto grave o inaccettabile. Si registra in questo caso la quota più modesta di «non sa, non risponde », pari al 4,8%. È il trionfo della cultura contraccettiva, humus ideale nel quale prosperano la precocità delle prime esperienze sessuali, la convivenza prima o in luogo del matrimonio, la giustificazione dell’aborto «almeno in certi casi».
Secondo il 41% dei giovani, avere rapporti omosessuali rimane «molto grave o inaccettabile »; ma di poco inferiore (37,7%) è il gruppo secondo il quale «non è per niente grave». Si tratta di numeri che rivelano un epocale cambiamento di atteggiamento nei confronti dell’omosessualità. «Un figlio può avere genitori dello stesso sesso?»: più del 60% dei giovani é decisamente o almeno abbastanza in disaccordo, ma il 20% si dichiara abbastanza o decisamente d’accordo. Secondo il 38% degli intervistati una “donna sola”, se vuole, ha il diritto di avere un figlio.

Aborto, diritto intoccabile
Per quanto riguarda l’aborto, quasi il 46% dei giovani sostiene che la persona umana esiste dal concepimento: un dato incoraggiante, anche se non si deve trascurare un 34% che colloca l’inizio della persona «dopo alcuni giorni o mesi dal concepimento», e il solito piccolo esercito (20,2%) di enigmatici «non sa, non risponde». “Se tu fossi incinta, potresti pensare di abortire?” A un sorprendente 44,2% che risponde decisamente «no, mai», fa da contraltare un 16% di «sì, senz’altro», affiancato da un 39,8% di possibilisti «sì, forse». Non cambiano di molto le risposte da parte dei maschi, chiamati a misurarsi con l’ipotesi che sia la loro ragazza ad aspettare un bimbo. Il 94,4% degli intervistati dichiara con sicurezza di sapere che cosa sia «la pillola del giorno dopo», ma il 31% è convinto si tratti di un normale contraccettivo, ignorando che essa è potenzialmente anche abortiva. Risultato: per il 44,7% il ricorso alla pillola del giorno dopo «non è per niente grave», e solo un modesto 14,5% giudica molto grave o inaccettabile un simile comportamento. Se la gravidanza è indesiderata, o se vi sono delle difficoltà economiche, più del 20% ritiene che non sia per niente grave abortire, mentre il 35% è decisamente contrario. Se invece l’aborto è praticato per tutelare la salute della madre, i favorevoli passano a un massiccio 48,5%, e i contrari a un modesto 15,4%.
Un dato singolare: nonostante la diffusa mentalità eugenetica che porta a eliminare i figli «difettosi», i giovani del sondaggio sembrano meno favorevoli all’aborto per malattie del feto: il 26% ritiene che in questa situazione abortire non sia per niente grave, ma il 21,5% pensa che sia abbastanza grave, e quasi il 40% giudica molto grave o inaccettabile l’aborto eugenetico. Si tratta del dato positivamente più sorprendente dell’intera ricerca. Le resistenze all’aborto crollano di fronte ai cosiddetti «casi limite»: per la metà dei giovani intervistati (il 50,5%) l’aborto non è per niente grave in caso di violenza sessuale, mentre uno “zoccolo duro” del 13,5% lo condanna. In molte risposte emerge in filigrana il principio di autodeterminazione della donna, veicolato dalla legge 194 del 1978: il 18,6% ritiene che, se un’amica confidasse di voler abortire, non le direbbe nulla. Percentuale alla quale andrebbero sommati il 19,2% che «non sa, non risponde», e il 17% che ritiene la decisione di abortire «un problema solo suo». Peraltro, più del 55% é decisamente o abbastanza d’accordo che il padre del concepito dovrebbe potersi opporre all’aborto. L’affermazione perentoria secondo cui «nessuno ha diritto di decidere di abortire» trova decisamente d’accordo, però, solo uno striminzito 9,6% del campione.

Plebiscito per la dolce morte e i figli in provetta
L’eutanasia? Per il 42% non è per niente grave, contro un 22% che la giudica illecita. E la fecondazione artificiale? I giovani attribuiscono una imponente legittimazione al cosiddetto «figlio in provetta»: il 68% degli intervistati ritiene che «non è per niente grave». A resistere il «solito » zoccolo duro del 13,7% che giudica molto grave o inaccettabile la fecondazione artificiale. Il dato è, francamente, impressionante. La stessa popolazione che conserva remore morali comunque significative sull’aborto procurato, sugli atti omosessuali e sul divorzio, assume invece un atteggiamento totalmente assolutorio sul «figlio in provetta», in misura di 7 intervistati su 10. C’è di che riflettere sulle “strategie” adottate in materia di legge 40 del 2004.

Cattolici, praticanti e sorprendenti
E i giovani cattolici “praticanti regolari”? Forse è questa la parte più sconvolgente del sondaggio: il 33% spiega che potrebbe pensare di abortire; il 20% definisce la pillola del giorno dopo “un normale metodo anticoncezionale” e il 26% sostiene che non è per niente grave usarla. Abortire per la salute della madre non è per niente grave secondo il 37% dei giovani cattolici praticanti; in caso di violenza carnale, sono favorevoli il 31%. L’affermazione “nessuno ha diritto di decidere di abortire” trova d’accordo solo il 16% dei cattolici praticanti. Il 12% dei ragazzi che vanno in chiesa almeno ogni domenica ritiene che usare droghe leggere non sia per niente grave. Capitolo omosessualità: per il 21% dei giovani praticanti “non è per niente grave”. L’eutanasia? Per il 22% si può fare senza problemi, per il 35% è molto grave o inaccettabile, il 24% non sa o non risponde. La debacle più vistosa arriva sulla contraccezione: il 71,2% ritiene che usarla non sia per niente grave. Ma anche la fecondazione artificiale raccoglie consensi massicci, superiori al 50%. I rapporti prematrimoniali e la convivenza prematrimoniale sono condannati da un modesto 12%.
Da qualche anno si parla, anche in casa cattolica, di emergenza educativa. Leggendo questi numeri, forse sarebbe meglio parlare di una debacle: il Magistero della Chiesa insegna che convivenza e rapporti prematrimoniali sono peccato grave, ma 9 giovani su 10 che vanno alla Messa tutte le domeniche pensano esattamente il contrario. Evidentemente, in troppe chiese e parrocchie il “piatto” della dottrina cattolica piange. Urgono immediate e robuste contromisure.

 

 

 

 

 

IL TIMONE N. 100 – ANNO XIII – Febbraio 2011 – pag. 12 – 13

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