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12.12.2024

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La lunga marcia del “Cavallo Rosso”
31 Gennaio 2014

La lunga marcia del “Cavallo Rosso”

 

 

 
Il romanzo di Eugenio Corti taglia il traguardo delle venti edizioni. Ormai tre generazioni di italiani lo hanno conosciuto e amato. Ma il libro “vola” anche oltre confine, tradotto dal Giappone agli Stati Uniti. Una vittoria dei lettori, contro e nonostante la critica letteraria.
Quanti hanno letto, dal 1983 a oggi, il romanzo Il cavallo rosso di Eugenio Corti? Parecchie decine di migliaia di persone. Nasce una gioia grande al pensiero di tutto il bene che quel libro ha fatto a ogni lettore. Chi appartiene al numero dei fortunati, sa di che cosa si tratta: le milleduecento pagine della grande saga cortiana fanno del bene a chi le legge, al punto che molti rileggono il libro, più di una volta. Tutti poi consigliano calda mente ad altri di leggerlo. Tanti si azzardano, col cuore in gola dalla gratitudine, a scrivere all'indirizzo dell'autore, per esprimere e ricevere riconoscenza. Ci sono lettere stupende, che Corti conserva come pegno del dono che Dio gli fa riservandogli la vocazione di scrittore: e una scelta di quelle missive è pubblicata nella sua biografia, curata da Paola Scaglione e intitolata "Parole scolpite. Le opere e i giorni di Eugenio Corti" (Edizioni Ares, 2002). Essendo coinvolti nel medesimo mistero dell'arte cristiana, anche questi commenti di lettori anonimi o illustri portano a compimento l'opera, secondo l'economia della grazia poetica che pervade da un capo all'altro la narrativa del nostro.
"Leggendo, diverse volte mi sono sorpreso a pregare" (F.G., Genova, 1984). "A mio parere, il libro merita di essere studiato a scuola" (A.C., Provaglio d'Iseo, 1984). "Perché dell'incontro con Dio nel normale e nel soprannaturale oggi si parla poco, e mai con spontaneità… I suoi angeli invece sono cosa quotidiana" (M.S., Cremona, 1989). Il sentimento diffuso tra le reazioni dei moltissimi lettori appassionati de Il cavallo rosso è di stupore, conforto, incoraggiamento, compassione, entusiasmo: per dirla con parole celebri, è la sensazione di aver partecipato a una festa a lungo attesa.

Venti edizioni
Oggi Il cavallo rosso giunge alla ventesima ristampa per i tipi storici delle Edizioni Ares: nella rinnovata veste grafica o nella prima memorabile copertina dal bordo fiammante, è nelle mani di decine e decine di migliaia di persone; negli anni scorsi, si sono avvicendate le traduzioni nelle diverse lingue (spagnolo, rumeno, lituano, francese, inglese, giapponese) ragione per cui possiamo davvero dire che Eugenio Corti stia tra i maggiori autori italiani contemporanei apprezzati nel mondo.
Il suo è un "caso letterario" novecentesco, simile a quelli già entrati nelle antologie scolastiche: come gli Svevo, i Tomasi di Lampedusa, i Morselli e gli Eco. Soltanto, è un fenomeno di segno opposto rispetto ai nomi appena citati, poiché il "caso Corti" non è l'ennesima rivelazione di un grande autore del nichilismo o della contestazione o della trasgressione, a cui subito i critici elevano incensanti recensioni (con susseguente "successo" di vendite): la vittoria de Il cavallo rosso è invece il suo diffondersi tra i lettori contro e nonostante la critica letteraria. Che però in Spagna prima, in Francia, nella Svizzera francese e negli USA poi, si è accorta del valore dell'opera cortiana. Eppure questo libro, costato al suo autore undici anni di lavoro, progettazione, stesura, revisione, ha rischiato di non vedere la luce: al momento di cercare un editore presso cui stamparlo "le grandi case editrici erano ormai tutte condizionate dai comunisti" spiega Corti, "mentre faceva in qualche modo eccezione, mantenendosi abbastanza libera, la Rusconi, di cui io conoscevo il direttore editoriale. A lui ho proposto il mio malloppo di millecinquecento pagine dattiloscritte; immediatamente è sorto un ostacolo economico: all'epoca un libro costava 40 lire la pagina, il che avrebbe portato a un prezzo di copertina di 60.000 lire. Ciò avrebbe reso invendibile il romanzo. Lo stesso direttore editoriale mi ha consigliato di pubblicarlo presso un editore piccolo e senza distribuzione: il costo di questa, infatti, incide per circa metà sul prezzo del libro. Ovviamente il non avere distribuzione avrebbe poi comportato serie difficoltà nella diffusione dell'opera. Ne ho parlato con il mio amico Cesare Cavalieri, direttore delle Edizioni Ares (un'editrice molto stimata, anche se piccola). Con lui io avevo già collaborato a lungo, scrivendo per la sua rivista Studi Cattolici, soprattutto articoli sul mondo comunista".
Ecco perché quando pensiamo che questo testo è giunto ora alla ventesima edizione, la meraviglia cresce assieme alla gratitudine: sono ormai tre le generazioni di italiani che hanno conosciuto l'altra faccia della storia patria dal 1940 al 1974 attraverso la storia poetica ma verosimile di personaggi indimenticabili (Manno, Ambrogio, Stefano, Alma, Colomba.. .). Questa si va ad aggiungere alle residue speranze in una rinascita della cultura italiana: come si augurava Cornelio Fabro, auspicandosi una "degna versione televisiva" che se avesse reso fedelmente il libro avrebbe avviato "un autentico risveglio spirituale di tutta la nazione".

L'autobiografia di una nazione
Non è vero, però, che in Italia solamente il ventennio fascista (come ripeteva Longanesi) o il compromesso storico cattocomunista, o la corruzione politica del partitismo sino al 1992 siano "l'autobiografia della nazione": quello è il volto negativo e sfigurato del Paese. Ma esiste anche la storia del bene, cioè il racconto del bene che fa la storia.
"A me sembra un miracolo che, di questi tempi, qualcuno sia stato capace di scrivere un romanzo così", ammetteva Jorge Ipas prima di avviare la traduzione in spagnolo. "Il vostro libro ha come personaggio principale il Dio cristiano" esordiva anni dopo Jean-Marc Berthoud, studioso calvinista, dopo aver letto Le cheval rouge: "esso possiede una originalità che ci impedisce di paragonarlo a qualche altra opera e sul piano della creazione artistica il nostro secolo sarà marcato da Il cavallo rosso come un segno sovrannaturale proveniente dal Signore". Infine, dopo l'uscita in lingua inglese, R. Brown ha sostenuto che il romanzo di Corti "verrà considerato un giorno come opera spartiacque per la comprensione del XX secolo" mentre secondo p. Milward, professore alla Sophia University di Tokio, "potrebbe benissimo essere paragonato a Il signore degli anelli".
L'elenco dei commenti di tono analogo prosegue a lungo e dice una serie di cose chiare alla cultura contemporanea: che l'attuale insegnamento storico (centrato in modo maniacale sulla Seconda guerra mondiale e sul nazismo) sta creando degli analfabeti "con titolo di studio"; che l'attuale modello educativo è nocivo perché non sa che c'è un passato che non vuole passare; infine, che il progetto di società postmoderna è destinato al fallimento perché "senza di me non potete fare niente" (Gv 15,5).

Il romanzo
La storia del Novecento raccontata attraverso le vicende di una famiglia lombarda della profonda Brianza. La trama, densissima: alcuni giovani, cresciuti saldamente nella fede cattolica, si imbattono nelle grandi tragedie del totalitarismo ateo del Novecento. È lo scatenamento del cavallo rosso di cui parla l'Apocalisse (6,3-4), che dà il titolo al romanzo, rivelandone la chiave di interpretazione profondamente cattolica. Il lettore è condotto vividamente prima nel mezzo dell'avventura militare italiana, con la terribile ritirata di Russia e le alterne vicende sul fronte africano. Si trova immerso nella ferocia nazista e in quella comunista. Conosce i giorni della "liberazione", con il loro carico di odio e di vendette. E la ricostruzione del dopoguerra, con il contributo fondamentale dei cattolici ma anche con i tradimenti e le ambiguità di una classe dirigente compromessa, e incline a emarginare chi come Corti – si oppone alla montante cultura marxista e libertina che sta occupando redazioni, scuole, università. Non per nulla, la vicenda umana dello scrittore riaffiora, a tratti, in diversi personaggi del romanzo. Ma la vera protagonista di questo straordinario affresco – dove etica ed estetica si danno un felice appuntamento – è la Provvidenza. Un'autentica lettura teologica dei fatti della storia, nella consapevolezza – sintesi della poetica cortiana – che la vita quaggiù è solo un passaggio, una grande battaglia "nel tragico mondo degli uomini", prima di approdare alla gioia senza fine del Paradiso. Condotti per mano da quegli angeli custodi che popolano con assoluto realismo il mondo di Eugenio Corti.
Camminando nel quale, il lettore compie di pagina in pagina l'esperienza straordinaria consentita dalla grande letteratura: gioisce, soffre, ride, piange, cresce insieme coi protagonisti e gli altri personaggi del romanzo e, nel contempo, si accorge di diventare più chiaro a se stesso, più consapevole del perché della vita e del significato del mondo. (m. p.)

RICORDA
«Quando l'Agnello apri il secondo sigillo, udii il secondo essere vivente che gridava: "Vieni", Allora uscì un altro cavallo rosso fuoco, A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra perché si sgozzassero a vicenda e gli fu consegnata una grande spada».
(Apocalisse 6, 3-4).

 

 

 

 

IL TIMONE – N. 54 – ANNO VIII – Giugno 2006 – pag. 48 – 49

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