La fede si radica nella Rivelazione ma vive e si trasmette all’interno della Tradizione che l’approfondisce, la sostiene, la esprime.
Il Timone cresce e si irrobustisce per venire incontro ai desideri dei suoi lettori, sempre più numerosi. Anche la nostra rubrica sulla “Devozione popolare” ne approfitta per allargare i suoi orizzonti. D’ora in poi, infatti, si intitolerà “La Tradizione spirituale”.
Questo perché la devozione popolare non è altro che un aspetto della più vasta Tradizione spirituale. Così, dopo qualche anno in cui ci siamo intrattenuti su temi più specificamente legati alla pietà popolare, ci è parso utile ampliare l’argomento introducendo anche temi più vasti che si collegano in generale alla spiritualità. L’obiettivo, naturalmente, resta il medesimo: stare insieme per aiutarci reciprocamente a conoscere e a vivere con maggiore profondità la nostra fede cristiana.
Vediamo dunque anzitutto di chiarire che cosa intendiamo dire quando parliamo di Tradizione. Con un’espressione sintetica ma efficace, potremmo dire che essa è la “Memoria viva” della Chiesa. E’, cioè, quel patrimonio di fede che gli apostoli hanno ricevuto da Gesù, che ha trovato espressione nella Scrittura e che, con l’assistenza dello Spirito Santo e con la guida del Magistero, è stato trasmesso di secolo in secolo fino a noi.
Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, riprendendo la costituzione conciliare Dei Verbum: “Affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, gli Apostoli lasciarono come successori i vescovi, ad essi affidando il loro proprio compito di magistero. Infatti la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere conservata con successione continua fino alla fine dei tempi. Questa trasmissione viva, compiuta nello Spirito Santo, è chiamata Tradizione, in quanto è distinta dalla Sacra Scrittura sebbene ad essa strettamente legata. Per suo tramite la Chiesa nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto perpetua e trasmette a tutte le generazioni ciò che essa è, tutto ciò che essa crede… Accade così che la Chiesa, alla quale è affidata la trasmissione e l’interpretazione della Rivelazione attinge la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura. Perciò l’una e l’altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di rispetto”.
Potremmo così dire, cercando di cogliere il significato profondo delle espressioni conciliari riprese dal Catechismo, che la Tradizione non trasmette la Rivelazione soltanto come un insegnamento, ma anche e soprattutto come un’esperienza viva di Dio nel Cristo e nello Spirito, come un dinamismo di salvezza e di grazia che si attua e si prolunga nei secoli.
Sappiamo che storicamente il problema del rapporto tra Scrittura e Tradizione non è sempre stato facile e piano e che, anzi, proprio questa fu una delle motivazioni principali della Riforma protestante che fece della Sola Scriptura uno dei suoi cavalli di battaglia.
Ma ora anche in campo evangelico le opinioni sono più variegate.
Per esempio, nell’Assemblea di Montréal del 1963 del Comitato “Fede e Costituzione” che riunisce luterani, calvinisti, vetero-cattolici e ortodossi, si è riconosciuto che è necessario rivedere le posizioni classiche della Riforma perché “la proclamazione del Vangelo è sempre e necessariamente condizionata dalla storia”. Cosicché: “la Tradizione nella sua forma scritta come Sacra Scrittura deve essere interpretata dalla Chiesa in ogni situazione nuova” con la conseguenza che “una semplice ripetizione delle Sacre Scritture sarebbe un tradimento del Vangelo”. E questo perché le Scritture sono la lettera mentre è lo Spirito, è il Signore che donano la vita e la luce per interpretarle nel modo giusto.
Per questo parliamo di “memoria viva, di Tradizione che, pur mantenendosi fedele alla radice della fede, in realtà si rinnova di continuo al soffio dello Spirito.
Il contrario, come si può ben vedere, di ogni tradizionalismo. Quest’ultimo, infatti, propone di mantenere il passato quale esso è, non accettando il dinamismo dello Spirito che si esprime in una vitalità che perdura e che fa intravvedere nel corso degli anni sempre nuovi frutti, pur nel solco della Tradizione.
Occorre dire che si tratta di un equilibrio non sempre facile da raggiungere e da mantenere, perché la Chiesa in cammino nel tempo verso l’eternità avanza tra due pericoli entrambi da evitare: il conservatorismo che, timoroso, tende ad aggrapparsi al passato; e il progressismo che, imprudente, tende ad anticipare con troppa disinvoltura il futuro. Capiamo allora l’importanza di avere come bussola il Magistero della Chiesa, che può anche trovarsi a navigare su mari in tempesta, come è avvenuto nei decenni post-conciliari, ma al quale possiamo riferirci con sicurezza perché ad esso è stata assicurata una particolare assistenza dello Spirito. Cosicché alla fine, come la storia dimostra, la navicella della Chiesa riesce sempre a giungere a nuove sintesi e a nuovi equilibri.
Ecco, dunque, che cos’è la Tradizione intesa nella sua globalità. Al suo interno poi, è possibile fare alcune distinzioni isolando, per esempio, gli aspetti relativi ai contenuti della fede e della dottrina, come i dogmi. Oppure gli aspetti relativi al culto liturgico, cioè alla preghiera ufficiale della Chiesa con la quale si riattualizza attraverso il sacrificio eucaristico, ma anche con gli altri sacramenti, la salvezza ottenutaci da Gesù e la si rende di continuo viva e operante.
E’ chiaro che la Tradizione relativa alla fede è ciò che fonde tutto il resto, anche la liturgia che ad essa fa riferimento. Ma della Tradizione fanno parte anche tutti quegli aspetti della vita spirituale dei quali ci occuperemo nella nostra rubrica. Essi si fondano sulla fede e da essa derivano; anzi si propongono di approfondirla, di aiutarla, di esprimerla e di sostenerla nella attuazione pratica di ogni giorno.
Questa parte della Tradizione è più cangiante e variabile nel tempo, perché la stessa fede può essere vissuta ed espressa in forma diversa a seconda dei tempi e delle culture. Si tratta di un patrimonio assai vasto e assai ricco che vale la pena di rivisitare con cura e attenzione. Stiamo infatti vivendo un momento storico particolarmente delicato perché siamo ormai obbligati a un confronto con altre tradizioni cristiane e non, con le quali ci troviamo a convivere spesso gomito a gomito. Ma come possiamo sostenere con equilibrio e verità questo incontro, se non conosciamo bene la nostra Tradizione, se essa non è per noi davvero spirito e vita, se non conosciamo la storia che ci ha condotto fino a questo tempo nel quale la fede cristiana ha trovato espressioni così ricche e varie? Tuttavia consoliamoci e procediamo con serenità, perché noi non siamo canne esposte a tutti i venti senza riparo alcuno, gente obbligata a ricominciare sempre da capo perché veniamo, al contrario, da una lunga storia sacra. Come qualcuno ha detto e come ci piace ripetere, siamo nani, è vero, ma issati sulle spalle di poderosi giganti.
RICORDA
“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete ancora capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera” (Gv 16,12-13).
BIBLIOGRAFIA
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, Parte I, cap. II, art. 2, La trasmissione della Rivelazione divina.
CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione Dei Verbum, cap. II.
IL TIMONE – N. 29 – ANNO VI – Gennaio 2004 – pag. 52 – 53