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15.12.2024

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La mente? E’ un’entità spirituale
31 Gennaio 2014

La mente? E’ un’entità spirituale

 

 

La mente, o anima, è distinta dal cervello, pur avvalendosene e pur essendone influenzata. Insomma non è materiale, bensì spirituale ed incorporea. Ce lo spiega l’ing. Angelo Bellussi.


«Ma che cos’hai in testa?». Sapessimo davvero rispondere, non saremmo pro prio quei distratti o quegli sciocchi a cui professori e genitori alludevano, allorché ci ponevano retoricamente la domanda…
Che cos’è infatti il cervello? Dove ha sede la coscienza? Qual è il rapporto tra l’intelligenza e l’anima? Il pensiero o la memoria sono soltanto questione di neuroni? Dove abita lo «spirito»?… Questioni difficilissime, poste sul filo del rasoio tra la fede e la scienza, e anzi tra modi diversi di intendere la scienza. L’ingegner Angelo Bellussi – una vita dedicata alle costruzioni e dunque alla soluzione di faccende eminentemente pratiche – ha affrontato domande come queste nel suo libro Viviamo per caso? Riflessioni sul significato della nostra esistenza (Cis Editore, pp. 204, € 24,50). E dall’analisi dei rigorosi risultati della scienza ha ricavato importanti conseguenze filosofiche ed etiche.

Ingegnere, lei separa anzitutto la mente e il cervello. Come può spiegarne in modo semplice la differenza, a noi profani? E perché poi è così importante distinguerli?

«La mente è un’entità spirituale, cioè sfugge a una valutazione in termini di concretezza fisica, è immateriale pur essendo inserita nella realtà, che è in grado di condizionare vistosamente con la realizzazione di opere di eccezionale rilevanza (intere città, transatlantici, navette spaziali, eccetera). Le prerogative fondamentali della mente, ciascuna delle quali si articola in molteplici aspetti particolari, sono: l’autocoscienza; la volontà; la memoria secondaria; la capacità di utilizzo di parametri valutativi innati che le consentono di apprezzare l’armonia e la bellezza del mondo. Il cervello consiste invece in un complesso di apparati di natura totalmente fisica, pronti a captare e a decifrare le informazioni esterne che gli pervengono attraverso gli organi di senso».

E l’intelligenza dove sta: nel cervello o nella mente?

«La mente è in grado di utilizzare vari apparati, in particolare l’intelligenza, la quale è una funzione capace di associare e coordinare gli elementi conoscitivi che le pervengono; funzione riscontrabile, in modo più o meno sviluppato, anche negli animali superiori. La mente valuta e memorizza le informazioni fornite dall’intelligenza e, sulla base di esse, elabora i programmi operativi che intende perseguire. Esplica la sua volontà indipendentemente dalle stimolazioni istintuali e dai condizionamenti emotivi dovuti all’azione del sistema nervoso centrale, spesso anzi in opposizione ad essi.
È importante rilevare che la mente ha facoltà di intervenire sugli assetti neurologici del cervello, apportando loro notevoli modificazioni anatomiche e funzionali. Questo fenomeno, definito “plasticità del cervello”, comporta l’instaurazione di nuove ramificazioni, aggiunte a quelle già esistenti nel patrimonio genetico originario. In tal modo una persona avrà facoltà di diventare un medico, un avvocato, un pilota d’aerei, un giocatore di rugby, od altro. Il cervello insomma, e in particolare l’intelligenza, è uno strumento a disposizione della mente, che ha la facoltà di plasmarlo entro determinati limiti. In definitiva, la distinzione tra mente e cervello è paragonabile a quella tra tecnico informatico e computer, o tra pilota e vettura».

 

Il cervello è materia, la mente è spirito. È così? E come si può dimostrarlo scientificamente?
 
«L’argomento a mio avviso più probante consiste nel fat-to che, malgrado le approfondite ricerche effettuate con i mezzi di indagine più moderni ed efficienti – in particolare il microscopio elettronico a scansione, in grado di rilevare le strutture molecolari delle cellule neuronali – non è emerso nulla che possa anche remotamente giustificare le funzioni fondamentali della mente.
Queste non risultano connesse ad attività elettriche pre-senti nei circuiti del cervello, né come prodotto di carattere chimico. Esiste tuttavia un riscontro clinico di notevole rilievo riferibile alla memoria secondaria, una delle funzioni fondamentali della mente; tale memoria costituisce un ponderoso archivio che, in una persona adulta e di buona cultura, ha la consistenza di una vera e propria enciclopedia e comprende sia ricordi personali, sia conoscenze scientifiche più complesse.
Ebbene, la memoria secondaria non trova collocazione in alcuna parte delle strutture cerebrali. Ci sono casi in cui una persona, per una malattia o un trauma, subisce una parziale compromissione della corteccia cerebrale, con conseguente amnesia più o meno marcata; ma poi – sia pure in tempi talvolta prolungati – si verifica la piena riacquisizione della memoria. Questo fatto avviene perché alcuni moduli corticali sono in grado di procedere alla formazione di nuovi circuiti, sostitutivi di quelli distrutti; si creano cioè nuovi canali che consentono il ricupero dei ricordi conservati nella mente. Ciò significa che i neuroni non sono la “sede” della memoria, il centro di produzione dell’attività mnemonica secondaria, tesi sostenuta da autori materialisti. Se così fosse, con la distruzione del tessuto neuronale originario, interamente sostituito da quello nuovo, i ricordi sarebbero distrutti per sempre».
L’intelligenza come insieme di impulsi elettrici e reazioni chimiche: così la descrive appunto la scienza materialista. Quindi anche la parte più «umana» dell’uomo (le emozioni, i ricordi, i sentimenti, la volontà…) non sarebbe altro che una serie di interazioni tra molecole. Come risponde lei a queste obiezioni?

«L’intelligenza può indubbiamente assimilarsi a un apparato di eccezionale complessità funzionale che, come già detto, è utilizzato dalla mente. Ma – mentre i ricordi e la volontà sono caratteristiche specifiche della persona umana e dun-que fanno parte delle prerogative della mente – emozioni e sentimenti dipendono invece dal sistema nervoso centrale. Quindi le emozioni, intese come stati d’animo provocati da situazioni contingenti esterne ed interne, sono conseguenti a reazioni endocrine provocate dalla produzione di particolari molecole da parte del sistema nervoso centrale. È poi la volontà che interviene per mitigarle e razionalizzarle».
 

Quali analogie ci sono tra cervello e computer?

«Analogie notevoli; anzi, più si affinano le soluzioni tecniche introdotte nei computer, più ci avviciniamo alle capacità operative rilevabili nel cervello umano, anche se a livelli enormemente inferiori. Tuttavia, la mente dell’uomo ha delle capacità che il computer non possiede: quella di creazione di nuove idee e teorie scientifiche».

La mente – lei dice – è un principio spirituale. Possiamo dire, con linguaggio teologico, che è l’anima?

 
«Sì. La mente è indubbiamente una realtà spirituale e, ne convengo, in termine teologico è definibile con la parola “anima”. Certo, non si può dimostrarlo “scientificamente”, perché il fatto che la mente sia spirito sfugge a una sperimentazione scientifica in senso stretto. Però ci si può arrivare razionalmente, attraverso una riflessione sui dati scientifici».

SCIENZA & FEDE

«I fenomeni del mondo materiale sono cause necessarie ma non sufficienti per spiegare le esperienze coscienti e il mio “io” in quanto soggetto di esperienze coscienti. Ci sono validi argomenti che conducono al concetto religioso dell’anima e della sua speciale creazione da parte di Dio».
(sir John Eccles, Premio Nobel per la medicina, in Mariano Artigas, Le frontiere dell’evoluzionismo, Ares, Milano 1993, p. 227).

Dossier: Scienza & Vita

IL TIMONE – N.62 – ANNO IX – Aprile 2007 pag. 42-43

 

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