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12.12.2024

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La mia voce e le Tue parole
31 Gennaio 2014

La mia voce e le Tue parole

 

 

 

Il segreto delle canzoni di Chieffo? Semplice: sono bellissime! E sgorgano dalla sua vita. Raccontata magistralmente in un libro appena uscito.


Chi ama le canzoni di Chieffo, magari fin da bambino, giunto a pagina 110 del libro di Paola Scaglione La mia voce e le Tue parole. Claudio Chieffo, una lunga storia di musica e poesia, prova una pic-cola acuta fitta di gioia. Scopre infatti, dalle parole di David Horowitz (musicista ebreo-newyorkese) che i grandi musicisti radunati da lui in America nel 2001 per suonare nell’al-bum di Chieffo Come la rosa, invece di riporre gli strumenti al termine dell’incisione e scappare rapidi altrove come loro solito, “volevano ascoltare altre sue canzoni, suonare ancora (…). Pensare che alcuni di questi c’era voluto un bel po’ per muoverli: sono persone che hanno lavorato con Garfunkel, con Areta Franklin, con Frank Sinatra. È stato straordinario, proprio eccezionale. Il violoncellista che ha suonato per lui, uno dei migliori al mondo, ogni volta che lo vedo da quando abbiamo inciso l’album, mi chiede sue notizie e mi dice: «Sai, non riesco proprio a togliermi di testa le sue canzoni»”. Sì, perché quando ritieni che Chieffo sia tra i più grandi esponenti della “canzone d’autore” e lo citi, magari a fianco di altri (pochissimi) che anche il mondo invece ha riconosciuto come mostri sacri, non è raro scoprire che di lui in giro si conosce poco o nulla. La piccola acuta fitta di gioia allora (e ci scappa un sorriso), nel leggere la testimonianza di Horowitz, è nel dire a noi stessi… che siamo in buona compagnia. Sì, è davvero un libro che serve e la cui mancanza era ormai paradossale, questo che Paola Scaglione ha scritto, incontrando e intervistando a lungo Claudio Chieffo. È un libro che serve (che non è inutile) proprio perché con umiltà e fedeltà serve Chieffo e la sua straordinaria avventura umana e artistica: mettendosi in ascolto di una storia, nella quale la vita e le canzoni che da essa nascono sono intrecciate indissolubilmente. La perla ricevuta in dono – la vocazione (uno non scrive altrimenti in quinta superiore un capolavoro assoluto come la Ballata dell’uomo vecchio) – cresce giorno per giorno e si fa dolorosamente e gioiosamente splendida, non nell’iso-lamento intellettuale dell’artista, ma nella compagnia del suo popolo. Chieffo pensa ai volti e fa i nomi: la moglie Marta, i loro tre figli, don Ricci, don Giussani, Bill Congdon, Pigi Bernareggi, don Negri… E gli è chiaro che senza di loro non solo non esisterebbero le sue canzoni, ma nemmeno lui sarebbe lui. Che le canzoni di Claudio sgorghino dalla sua vita è evidente. Un libro che si cimentasse – ed è proprio ciò che Paola Scaglione ha fatto – nel trovare il filo d’oro che le lega tra loro e al Destino (che le rende cioè autenticamente re-ligiose) non poteva che ripercorrere pazientemente i passi della memoria e del riconoscimento del senso (Chieffo direbbe del Dono) di tutto ciò che gli è – e ci è – accaduto in questi anni, meditando con lui, come in controluce, sui testi delle sue canzoni.
Quale allora il segreto delle canzoni di Chieffo? Semplice: sono bellissime! Non dimentichiamo che è questo il vero segreto: certo, sono vere, ma è una verità che risplende, bella come le stelle nel cielo notturno. Nelle sue canzoni la certezza della verità non ti viene sbattuta in faccia, non coincide con la presunzione intellettuale di “avere ragione”. Perchè è una certezza che ha attraversato e attraversa la valle di lacrime, certezza non di carta ma di strada, certezza da pellegrini. Certezza per ciò che si è vissuto e udito, per ciò che gli occhi hanno veduto e contemplato e le mani hanno toccato. Davvero ascoltando e riascoltando le canzoni di Claudio ti ritrovi commosso a ripetere che “il bello è lo splendore del vero”. Uno splendore che arde del Mistero stesso della vita: siamo figli, voluti, amati, liberi. Anche nella notte più oscura, quando il dolore e la paura imperano, non siamo soli: il mattino torna, tornano la strada e la lotta, torna la visione più dolce che ci sia, la Casa che ci attende tutti e che i nostri giorni non smettono di aspettare.

 

 

 

IL TIMONE – N. 57 – ANNO VIII – Novembre 2006 – pag. 12

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