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15.12.2024

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La novità dell’incarnazione
31 Gennaio 2014

La novità dell’incarnazione

Quale novità porta alla natura dell’uomo l’Incarnazione del Figlio di Dio?
Che tutto l’uomo, spirito e corpo, entra nell’assolutezza e nella eternità di Dio.

La coscienza dell’uomo è certo la caratteristica che lo contraddistingue di fronte a tutta la realtà: è infatti nella coscienza che vengono percepite le grandi domande sulla verità, sul bene, sulla bellezza e sulla giustizia. Secondo l’insegnamento di S. Tommaso l’umanità dell’uomo consiste proprio nella capacità di recepire tali domande e di perseguirne una risposta, andando verso il Mistero, che è, in qualche modo, la risposta vivente a queste domande. In questo senso l’uomo è un “desiderio naturale di vedere Dio”.
Nella ricerca della verità l’uomo gioca integralmente la sua personalità: l’aspetto più acuto della personalità è la libertà, come capacità di correre il grande rischio dell’avventura della verità o di rifiutarla. Nessuno può essere costretto a ricercare la verità; nessuno può essere costretto a rinunziarvi.
La concezione dell’uomo così come emerge nella grande espressione culturale e filosofica dell’età greco-classica nasce all’interno del grande orizzonte aperto dalla metafisica. Il pensiero umano è certo della esistenza dell’Assoluto. L’Assoluto è l’unica condizione perché l’esistenza della realtà sia senza contraddizioni e, pertanto, razionalmente conoscibile.
Per il pensiero greco la prima verità non è l’esistenza dell’uomo: la prima verità è l’esistenza di Dio; è Dio l’origine misteriosa dell’uomo e la sua destinazione altrettanto misteriosa: la vita dell’uomo non scorre dal nulla verso il nulla ma da una uscita da Dio per un ritorno a Dio.
L’uomo è dunque se stesso perché vive di fronte al Mistero, a Dio.
Ma come è questo uomo che sta di fronte al Mistero?
Per un verso l’uomo vive una singolare vicinanza al mistero di Dio. La sua anima, spirituale ed immortale, vive una appartenenza viva ed attiva nei confronti di Dio, ne è in qualche modo parte.
L’anima umana, spirituale e pertanto immortale, è una reale partecipazione alla natura stessa di Dio. Di lì nasce e lì tende a tornare, come per dinamismo irresistibile.
Ma l’uomo è anche corporeità, materialità, il corpo vive nel tempo, ne subisce i ritmi di divenire e di corruzione: la materia è avvertita dal pensiero greco come la realtà più lontana da Dio e quindi, in qualche modo, resistente alla sua presenza e alla sua azione. In questo senso molte filosofie pre-cristiane hanno parlato di una “materia originaria” radicalmente opposta a Dio.
L’antropologia della classicità è pertanto una antropologia fortemente tentata da un dualismo: la parte spirituale dell’uomo tende a ricongiungersi al mistero stesso dell’essere, cioè di Dio, dall’altra la corporeità e materialità tendono a trattenere l’uomo nell’ambito della materia e della storia: così che la realizzazione dell’umanità sembra consistere in una fuga verso Dio che abbandoni la corporeità e la storicità.
Plotino ha individuato la piena realizzazione dell’uomo in questa “fuga del solo verso il Solo”, nella dimenticanza totale di ogni realtà storica e materiale.
Un’antropologia, in sostanza, della evasione dalla storia e dal mondo.
È certo questa la base di quella antropologia spiritualistica a cui si è contrapposta, soprattutto nell’età moderna e contemporanea, una antropologia di carattere materialistico, come se il cuore della vicenda umana fosse la sua partecipazione, sostanzialmente bio-fisiologica, alla realtà naturale e la dimensione della spiritualità fosse una appendice della materialità.
Gli storici della filosofia dicono che a un riduzionismo di tipo spiritualistico si contrappone sempre un riduzionismo di tipo materialistico.
In questo contesto che cosa è la libertà? Nel rispondere a questa domanda bisogna tener presente che spesso il rapporto tra Dio e l’uomo è pensato in termini competitivi e Dio finisce per essere inteso come un grande condizionamento, inevitabile, della libertà umana. La libertà viene spesso considerata come una energia con cui l’uomo si oppone a tutto quanto, dentro di lui e fuori di lui, tenta di opporsi alla espressione della sua intelligenza e della sua volontà.
La libertà sembra essere una lotta contro i determinismi della natura e della storia.
La storia è, infatti, non l’ambito di un incontro fra la libertà di Dio e la libertà dell’uomo (come sarà chiaro per l’avvento della Rivelazione cristiana) ma il luogo di una serie di determinismi meccanicistici che tendono a dare agli avvenimenti un andamento di carattere ciclico che elimina, o quanto meno riduce gravemente, la libertà della persona come capacità di autodeterminazione.
La libertà dell’uomo soffre la necessità degli eventi ed è vittima del ripetersi di fatti di male e di ingiustizia di cui l’uomo, ultimamente, è più vittima che non protagonista.
È sul tema del male che si comprende con maggiore profondità tutta la grandezza e tutti gli equivoci della condizione umana: il male anche per i greci sembra scaturire dal livello più profondo e più misterioso della personalità umana, ma sembra muoversi secondo una necessità che si impone all’uomo più che essere assecondata dall’uomo. A questo proposito potrebbero essere opportunamente rilette alcune della lucide pagine che a questo problema del male ha dedicato Ch. Moeller nel suo fondamentale “Saggezza greca e paradosso cristiano”.
Cosa accade con l’awenimento di Cristo e con quel movimento di vita nuova e di cultura nuova cui la Chiesa ha dato inizio?
Cristo non si rivolge all’anima, ma Cristo parla alla persona e incontra la persona: alla persona, unità indisgiungibile di anima e di corpo, annuncia che Egli solo è la Via, la Verità e la Vita. È alla totalità della persona umana che viene predicato il Regno di Dio, cioè il progetto definitivo di bene di Dio verso l’uomo che si attua in modo definitivo ed irrevocabile nella vita, nella passione, nella morte e nella resurrezione di Gesù Cristo.
È la persona umana che viene coinvolta nella novità di vita di Cristo nel battesimo e che, per il dono dello Spirito Santo, riceve quella filiazione da Dio che lo rende un essere nuovo nella storia e nella eternità.
A livello antropologico la conseguenza più imponente del mistero della Incarnazione è il dogma della resurrezione della carne, cioè della entrata della persona umana, nella unità della sua esistenza e nella dualità delle sue componenti, spirituale e corporale, nella assolutezza e nella eternità di Dio.
Tutto si incentra dunque per il cristianesimo nella persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio e rigenerata nella sua libertà, che è capacità di affermazione del mistero di Cristo, cioè di amore.
La libertà umana era stata colpita negativamente alla sua radice dal peccato dei progenitori, ora tale peccato è definitivamente eliminato nella resurrezione di Cristo e la libertà umana, ancora condizionata dalle conseguenze del peccato originale, può, comunque, vivere un cammino positivo affidata alla libertà di Cristo che l’ha liberata e la conduce verso una realizzazione più alta e più definitiva di sé.
La vicenda umana, nella sua storicità, e quindi nella sua moralità, è affidata a questo continuo incontro di grazia e libertà, nella quale la libertà accetta di essere continuamente ricostituita dalla misericordia di Dio e di diventare, per questo, realmente protagonista della propria storia.
La storia è, infatti, il grande e nuovo tema dell’antropologia cristiana: nella storia della persona, come di tutta l’umanità, si incontra continuamente la grande azione di Dio che la tradizione cristiana definisce in termini di grande suggestività con la parola Provvidenza: ma tale Provvidenza accoglie e sollecita continuamente l’esercizio della libertà che, così, diviene, nonostante tutti i limiti e tutte le difficoltà, fattore esplicito di responsabilità e di costruttività.
L’UOMO
“Anche oggi, dopo duemila anni, il Cristo appare a noi come colui che porta all’uomo la libertà basata sulla verità, come colui che libera l’uomo da ciò che limita, menoma e quasi spezza alle radici stesse, nell’anima dell’uomo, nel suo cuore, nella sua coscienza, questa libertà.
Quale stupenda conferma di ciò hanno dato e non cessano di dare coloro che, grazie a Cristo e in Cristo, hanno raggiunto la vera libertà e l’hanno manifestata perfino in condizioni di costrizione esteriore!”.
(Giovanni Paolo Il, Redemptor hominis, n. 12).

Dossier: Uomo, chi sei?

IL TIMONE N. 26 – ANNO V – Luglio/Agosto 2003 – pag. 35 – 37

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