Una volta era considerato l’impero del male. Adesso la Russia riscopre le radici cristiane, le tradizioni, i valori morali. Merito del suo Presidente, il discusso Vladimir Putin. Che entra in rotta di collisione con l’Occidente sazio e disperatissimo
«I Paesi euro-atlantici stanno ripudiando le loro radici, persino le radici cristiane che costituiscono la base della civiltà occidentale. Essi rinnegano i principi morali e tutte le identità tradizionali: nazionali, culturali, religiose e financo sessuali. Stanno applicando direttive che parificano le famiglie a convivenze di partners dello stesso sesso, la fede in Dio con la credenza in Satana». Pensieri e parole non di un papa o di un cardinale, ma di un uomo politico: Vladimir Putin. Stiamo parlando del presidente della Federazione Russa, l’erede dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, il colosso comunista fondato sull’ateismo di Stato e sulla dittatura del proletariato. Ora la storia, con un beffardo e rapido capovolgimento di scena, ci mostra il leader della Russia che bacchetta il mondo occidentale per la sua deriva relativista, nichilista, atea, omosessualista. Satana, dice in sostanza Putin, non abita più nell’Est cattivo e marxista, ma si è comodamente accomodato nell’Occidente libero e consumista. L’impero del male siamo diventati noi.
No alla globalizzazione del male
Un discorso storico, quello di Vladimir Putin, tenuto il 19 settembre al Valdai International Discussion Club. Un vasto programma che è l’opposto del regime sovietico del quale Putin stesso fece parte. Ma anche l’antitesi dell’Unione Europea, o degli Stati Uniti, o di importanti nazioni sudamericane. Vladimir Putin sa benissimo che nel mondo globalizzato i barbari morali premono alle porte, e vogliono inquinare ogni nazione con leggi e costumi aberranti. Per questo egli dice che «oggi ci occorrono nuove strategie per preservare la nostra identità in un mondo che cambia rapidamente (…)». Nessuna nostalgia per il passato comunista, spiega: «Ci siamo lasciati alle spalle l’ideologia sovietica, e non c’è ritorno», ma nello stesso tempo no anche «a un liberalismo estremo, all’occidentale».
«Senza i valori incorporati nel Cristianesimo e nelle altre religioni storiche – prosegue Putin – senza gli standard di moralità che hanno preso forma dai millenni, le persone perderanno inevitabilmente la loro dignità umana. Ebbene: noi riteniamo naturale e giusto difendere questi valori».
Feuerbach capovolto e il materialismo liberale
L’uomo è ciò che mangia, diceva con una celebre battuta Ludvig Feuerbach, in una sintesi efficacissima del materialismo storico: l’uomo ridotto a materia, svuotato di qualsiasi elemento spirituale, l’uomo senz’anima e tutto stomaco, cioè desiderio istintivo da soddisfare. Dopo settant’anni di mostruoso socialismo realizzato, dopo i gulag e le purghe, dopo milioni di vittime del regime, fa un effetto strano sentire, nel 2013, il presidente della Federazione Russa capovolgere il paradigma di Feuerbach: «Ogni stato deve disporre di forza militare, tecnologica ed economica; ma la cosa prima che ne determinerà il successo è la qualità dei suoi cittadini, la qualità della società: la loro forza intellettuale, spirituale e morale. Alla fin fine, crescita economica, prosperità e influenza geopolitica derivano da tali condizioni della società». Lezione impressionante per l’Occidente, che ricerca le cause della sua crisi economica non nel disastro morale, ma nei meccanismi stessi dell’economia. Mostrando così il vero volto del liberalismo, che è la prosecuzione del marxismo con altri mezzi. Putin invece dice: sono le qualità morali e spirituali dei cittadini che fanno grande una nazione.
La morte dell’URSS: le vere cause
Per Vladimir Putin il passato drammatico della Russia è il frutto di una crisi morale: «Abbiamo provato il collasso del nostro stato per ben due volte. L’effetto è stato un colpo devastante ai codici culturali e spirituali della nostra nazione; abbiamo fronteggiato la rottura di tradizioni e consonanza della storia, con la demoralizzazione della società, con una perdita di fiducia e responsabilità. Queste sono le cause radicali dei tanti urgenti problemi che affrontiamo. La questione della responsabilità verso se stessi, verso la società e il diritto, è qualcosa di fondamentale per la vita di ogni giorno come per la vita del diritto». Quindici anni fa capitò a chi scrive questo articolo di incontrare e intervistare Michail Gorbaciov – uomo assai diverso da Putin – e gli chiesi: «Signor Presidente, la sua è la nazione del mondo con il maggior tasso di aborti, se ne praticano un milione all’anno: cosa pensa di fare?» Gorbaciov rispose: «Se non sapremo uscire da questa crisi morale, non ci risolleveremo».
In Europa «la political correctness ha raggiunto tali eccessi – dice il Presidente – che ci sono persone che discutono seriamente di registrare partiti politici che promuovono la pedofilia. In molti Paesi europei la gente ha ritegno o ha paura di manifestare la sua religione. Le festività sono abolite o chiamate con altri nomi; la loro essenza (religiosa) viene nascosta, così come il loro fondamento morale. Sono convinto che questo apra una strada diretta verso il degrado e il regresso, che sbocca in una profondissima crisi demografica e morale. (…) E cos’altro se non la perdita della capacità di autoriprodursi testimonia più drammaticamente della crisi morale di una società umana? Oggi la massima parte delle nazioni sviluppate non sono più capaci di perpetuarsi, nemmeno con l’aiuto delle immigrazioni». Parole sante. Forse l’Europa avrebbe bisogno di un politico come Vladimir Putin.
Chi è Putin?
Ma chi è realmente quest’uomo? Nato il 7 ottobre del 1952 a San Pietroburgo, forse di antiche origini vicentine, Putin visse un’infanzia povera: il nonno era cuoco di Lenin e Stalin, il padre sommergibilista nella marina sovietica. Putin è stato membro del Partito comunista, colonnello del KGB, collaboratore per cinque anni della Stasi a Dresda. Fu indubbiamente un ingranaggio della macchina sovietica. La svolta nel 1997, quando Boris Elstin lo chiama a collaborare con lui. Dal 2000 al 2008 diviene presidente della Federazione Russa, e il 7 maggio 2012 ottiene un nuovo mandato presidenziale con oltre il 60% dei consensi contro il 17% raccolto dal candidato comunista. Nel 1983 Putin convolò a nozze con Ljudmila Škrebneva, dalla quale ha avuto due figlie. Quest’anno la coppia ha divorziato.
Oggi Vladimir Putin è un cristiano praticante. Nonostante il padre fosse un militante ateo, la madre di Putin era una devota credente ortodossa. Pur non avendo icone dentro la propria casa, la donna frequentava regolarmente la Chiesa, battezzò segretamente Vladimir ed era solita portarlo con lei in chiesa. Pare che la “conversione” di Putin ebbe luogo dopo un grave incidente stradale che coinvolse la moglie nel 1993. Putin divenne ancora più devoto dopo che nell’agosto 1996 la sua dacia prese fuoco rischiando di uccidere gli occupanti.
Odiato dai mass media occidentali
Vladimir Putin è molto odiato dai giornali e dalle Tv occidentali, che ne offrono un’immagine rozza e violenta. Viste le sue idee, non c’è da stupirsi di tale mistificazione. Nel 2011 Putin ha annunciato misure economiche per la natalità, e la Duma – il parlamento russo – ha varato una legge restrittiva sull’aborto. Nella primavera di quest’anno Putin ha varato la legge contro la propaganda anche via Web di orientamenti sessuali non tradizionali in presenza di minori. Una legge contro la propaganda gay, che ha fatto infuriare il media system occidentale.
È difficile capire fino in fondo l’uomo Putin: un deciso interventista nella guerra in Cecenia, un appassionato di judo che però è contrario a ripristinare la pena di morte perché, dice, «Lo Stato non può sottrarre a Dio il diritto di togliere la vita». Un uomo che nel 2000 cambiò con una legge il testo dell’inno russo: Putin confermò la bellissima melodia di Aleksandrov, ma eliminò tutti i riferimenti a Lenin e al PCUS. Al loro posto introdusse i versi che recitano: «Russia, nostra santa patria! Russia, nostro amato paese! Una volontà forte, una grande gloria, sono il tuo patrimonio da sempre! (…) Dai mari meridionali alla regione polare si stendono le nostre foreste e i nostri campi. Tu sei unica nel mondo, inimitabile, terra natia protetta da Dio!».
IL TIMONE N. 127 – ANNO XV – Novembre 2013 – pag. 14 – 15
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