IL TIMONE n. 102 – anno 2011 –
L’ultimo libro del Papa
È uscita la seconda parte della ponderosa opera di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI su Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione (Libreria Editrice Vaticana, pp. 348). Come ha ricordato lo stesso Pontefice, non è un testo del Magistero, tuttavia rimane un’opera scritta da uno dei massimi teologi e studiosi della vita di Cristo.
Si tratta di una serie di riflessioni sui misteri principali della vita pubblica di Gesù, svolte con una caratteristica particolare, come il Pontefice spiega nella Premessa. Infatti, Benedetto XVI desidera comunicare la figura del “Gesù reale”, non semplicemente il “Gesù storico” raccontato da quegli studiosi che negli ultimi decenni hanno applicato ai Vangeli un metodo scientifico (“storico-critico”) che ha fatto perdere di vista la realtà, appunto, della figura di Cristo. Senza rinunciare all’apporto di questo metodo scientifico, che peraltro ha già dato il meglio di sé, il Papa vuole coniugarlo con quella che chiama «l’ermeneutica della fede», allo scopo di «essere utile a tutti i lettori che vogliono incontrare Gesù e credergli». Così, per usare le sue parole, il Papa spiega il significato della sua opera e il suo desiderio di «passare oltre» le discussioni erudite, per ridare a Cristo quella centralità nella vita dei fedeli perdutasi dietro tanti bizantinismi e complicazioni: «Ho cercato di tenermi fuori dalle controversie su molti possibili elementi particolari e di riflettere solo sulle parole e sulle azioni essenziali di Gesù – guidato dall’ermeneutica della fede, ma al contempo tenendo conto responsabilmente della ragione storica, necessariamente contenuta in questa stessa fede».
E in effetti, chi ha potuto leggere la Prima parte dell’opera, uscita nel 2007, avrà colto la presenza nel testo di una attenta aderenza ai Vangeli e contemporaneamente di un uso intelligente delle scienze umane, che ritroverà anche in questa seconda parte: ne esce una lettura che nutre e alimenta la fede nel Figlio di Dio, accessibile a tutti benché impegnativa, non soltanto per eruditi. Un’opera che si presta alla preghiera, in particolare alla meditazione, che può servire per ritiri e incontri di formazione. Un’opera che accompagna e aiuta a riflettere sulla vita del Signore, dall’ingresso a Gerusalemme alla purificazione del tempio, dai gesti più significativi che portano Gesù verso la Passione, come la lavanda dei piedi, la preghiera sacerdotale, l’ultima cena, fino ai momenti drammatici che precedono la morte, cioè l’agonia nel Getsèmani, il processo, la crocifissione. L’opera si chiude quindi con un’ampia riflessione sulla Resurrezione, così decisiva per la fede cattolica, e l’Ascensione.
In entrambe le opere il “nostro” Vittorio Messori viene citato dal Papa; in particolare, il suo Patì sotto Ponzio Pilato?, ricordato nella Prima Parte (qui Messori è il solo autore italiano vivente citato), viene anche citato dal Pontefice nella Seconda (qui, assieme al filosofo Giovanni Reale, è ancora una volta il solo autore italiano vivente citato), a proposito dell’opera purificatrice del Tempio da parte di Gesù, che appunto scaccia i mercanti proprio per difendere le prerogative del Tempio, in conformità con la legge di Mosè, e non appare dunque come un trasgressore della Legge, cosa che proprio Messori riesce a fare ben notare. «Questa attenzione al lavoro di Messori – spiega una nota dell’ufficio stampa della SEI – non sorprende chi ricorda che, già nel 1984, l’allora cardinal Ratzinger accettò la proposta “scandalosa” fattagli dal giornalista e scrittore che allora aveva pubblicato due soli libri, Ipotesi su Gesù e Scommessa sulla fede.
Quei volumi avevano colpito a tal punto il Prefetto dell’ex-Sant’Uffizio (da dopo il Concilio “Congregazione per la dottrina della fede”) da dare fiducia a Messori per fare insieme quel Rapporto sulla fede, apparso nel 1985, che mise a rumore la Chiesa intera, che fu pubblicato in decine di lingue, che divenne uno dei maggiori best e long-seller del secolo.
Caro direttore,
mi è arrivato il primo numero del Timone. Ne sono contento e soddisfatto, a tal punto da fare una pubblicità volontaria e spero convincente a qualche famiglia di fratelli nella fede. Grazie infinite al Signore per questa Vostra iniziativa e per La Bussola Quotidiana. Io ho 33 anni, moglie e due figli piccoli. Davvero, anche per noi che cerchiamo di stare vicini a Cristo è difficile orientarci nella giungla dei fatti quotidiani che ti spingono fortemente a farti sentire il “dio” della tua vita…. Allora il Timone e la Bussola ci saranno sicuramente di aiuto per orientarci e saper interpretare i fatti della vita. «Mentre l’uomo cerca di diventare Dio, Dio è diventato Uomo» (papa Benedetto XVI). Rossano Forlini – e.mail
Egregio Dott. Barra,
mi chiamo Pietro Agnese e risiedo nell’isola d’Ischia dove, per uno strano disegno del destino, non tanto tempo fa, ho modo di scoprire nella vetrina di una piccola e oserei dire solitaria libreria di uno dei sei comuni dell’isola, Casamicciola Terme, l’ultimo libro scritto da Vittorio Messori, quel “Perché credo” che ha rappresentato per me il testo che in cuor mio da sempre desideravo trovare. In seguito a questo sorprendente incontro con lo scrittore Messori, passaggio obbligato è stato l’acquisto e la lettura di: “Ipotesi su Gesù”, “Patì sotto Ponzio Pilato?”, “Dicono che è risorto” e devo dire che ne sono rimasto letteralmente entusiasta. È sempre stato merito di Messori la scoperta della vostra rivista, alla quale mi sono prontamente abbonato. Non ci sono parole per ringraziarvi del lavoro che svolgete. Complimenti a Lei e a tutti i suoi collaboratori, Pietro Agnese, Barano d’Ischia (NA)
Lettera per un bambino mai nato
Ho sentito battere il tuo cuore. Tu eri già mio figlio, il mio bambino, dal momento in cui tua madre ed io ti abbiamo concepito e abbiamo scoperto la tua piccola esistenza, un’esistenza che ha riempito il nostro cuore di gioia pura. Tu, amore mio, avevi già il tuo piccolo cuore. Avevi già la tua piccola anima. Avrei voluto vederti nascere, crescere, imparare da me e dalla tua mamma come è bello il mondo e come è grande Dio. Avrei voluto accarezzare i tuoi capelli e confortarti nel momento del bisogno. Avrei voluto tanto poterti amare donandoti me stesso, fino alla morte, perché è questo che un genitore deve fare. Avrei voluto per te il Paradiso. Ho sentito battere il tuo cuore e poi qualche giorno dopo quel piccolo battito, già così affaticato, si è fermato. So che un giorno ti incontrerò e spero che tu sarai stato comunque orgoglioso di avere un padre come me. Mio piccolo bambino. Tu sei esistito per soli due mesi, ma sei già nell’eternità. Arrivederci. Massimo R. – e.mail
VIDEO PRESENTAZIONE
Ogni mese, prima che il Timone arrivi nelle case degli abbonati, sul sito www.iltimone.org è possibile visionare la presentazione del mensile ad opera del direttore Gianpaolo Barra.
LA VOCE DEL TIMONE
“La voce del Timone”, trasmissione radiofonica settimanale condotta da Paolo Colleoni, disponibile sul nostro sito, viene trasmessa anche da “Radio Alleluia”, la radio della diocesi di Siena, in un programma condotto da don Stefano Bimbi, in onda ogni lunedì alle 8.00 e (in replica) alle 21.30. Puoi ascoltarlo su “Radio Alleluia: Zona” Valdelsa FM 94.7 – Zona Siena FM 96.8. Inoltre, ogni sabato mattina, alle 9,30, “La voce del Timone” è trasmessa da “Radio buon Consiglio” un’emittente religiosa gestita dai Francescani dell’Immacolata. Trasmette in alcune regioni italiane, sulla rete mondiale di Internet e, via satellite, in tutta Europa, Africa del Nord e Medio Oriente. Per le frequenze, vedi il sito
www.immacolata.com
Il raccomandato
Chi è cattolico, dopo il rinnovato “log-in” ho visitato il Vs. nuovo sito e l’ho trovato molto gradevole. Di particolare interesse “La Voce del Timone”, che non conoscevo e non mancherò di seguire. Ascoltare le voci amiche che già conosco da “Radio Maria” rende meno fredda la consultazione di pagine di per sé interessanti, e più vicina un’apologetica calata nelle esperienze dei nostri giorni. Complimenti per il Vs. lavoro. Un sentito grazie per quello che fate. Con i miei saluti,
Fausto Cattarossi – e.mailsull’ esempio di Gesù Cristo, deve amare ogni uomo, anche se non professa la vera fede. Ma non c’è amore più grande per il non credente che pregare il buon Dio perché gli conceda la luce della fede. E dunque per “amore cristiano” che crediamo sia doveroso “raccomandare” alla vostra preghiera i personaggi di questa rubrica, che fa il suo esordio in questo numero.
DARIO FO
«Se siete in crisi, vi sbattete in ginocchio e pregate il Signore, i santi e la Madonna che vi vengano a tirar fuori. Noi atei, al contrario, non ci possiamo attaccare a nessun Santissimo. Per le nostre colpe dobbiamo rivolgerci solo alla nostra coscienza». Non crede in Dio il regista, drammaturgo, attore e scenografo Dario Fo, insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1997. Una vita movimentata, che lo ha visto in gioventù – prima di diventare una icona della sinistra – militare anche come volontario tra i paracadutisti del Battaglione Azzurro di Tradate nella Repubblica Sociale Italiana. Compiuti gli studi all’Accademia delle Belle Arti di Brera di Milano, dal 1950 cominciò a lavorare per la radio e la televisione come attore e autore di testi satirici. Nel 1969 porta in scena con successo Mistero buffo, con lui unico attore. Negli anni Settanta, si schiera con le organizzazioni extraparlamentari di estrema sinistra e fonda il collettivo La Comune, con cui tenta di stimolare il teatro di strada. Al 1970 risaleMorte accidentale di un anarchico, ispirato al caso della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli. Nell’opera, Luigi Calabresi è il dottor Cavalcioni, che posiziona gli interrogati a cavalcioni di una finestra, accreditando l’ipotesi, poi smentita dall’inchiesta della magistratura, della defenestrazione dolosa dell’anarchico.
Nel 2005 è insignito della laurea honoris causa all’Università della Sorbona di Parigi, mentre l’anno successivo, nel 2006, la stessa onorificenza gli viene assegnata dalla Sapienza Università di Roma (l’unico insieme a Luigi Pirandello e Eduardo de Filippo). Una costante del teatro di Fo è l’anticlericalismo. Egli, spesso, si fa beffe della Chiesa, del Papa, dei vescovi. Sul Manifesto (4 novembre 2009) ha scritto di essere «ateo» e senza religione. Lo raccomandiamo ai lettori del Timone chiedendo loro di recitare quotidianamente una decina del Rosario nel mese di aprile, perché Dio illumini la mente e il cuore di Dario Fo.
IL TIMONE N. 102 – ANNO XIII – Aprile 2011 – pag. 4 – 5