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14.12.2024

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La politica del Timone
31 Gennaio 2014

La politica del Timone

 

 

 

È cominciata una lunga campagna elettorale, che terminerà nel mese di aprile. Sarebbe sbagliato affermare che al Timone non interessa. Tutto quanto avviene nella vita sociale interessa i cattolici, cittadini come gli altri e in più credenti nella religione dell’Incarnazione, che valorizza tutto ciò che è umano.
La politica, dunque, importa e importa molto perché, come ha scritto papa Pio XI (ripreso dalla Gaudium et spes), essa è la più alta espressione della carità dopo la religione. Ma importa la politica, la costruzione della polis, della comunità degli uomini che vivono in una determinata nazione in un certo tempo storico. Non interessano le logiche spesso deteriori dei partiti politici, i giochi di potere, i compromessi immorali, tutto quanto distacca la politica – di per sé una delle cose più nobili – dalla vita vera delle persone e delle nazioni.
Per questo il Timone – giornale di apologetica popolare – continuerà a occuparsi di politica nella misura in cui quest’ultima riguarda il bene comune, ossia il diritto alla vita e la centralità della famiglia, la libertà della società dall’invadenza dello Stato, l’autonomia dei corpi intermedi a cominciare dalla scuola, la centralità della persona e il suo desiderio di vivere in una società che rispetti tutti i diritti naturali, non solo quelli “politicamente corretti”, nella prospettiva della costruzione di un mondo pacificato dal riconoscimento del primato della legge divina e naturale. L’apologetica comporta la difesa e la promozione delle ragioni della fede in un contesto storico che può influenzare in senso positivo o negativo la convivenza dei cittadini: non tenerne conto sarebbe irrealistico.
Per cui, cari lettori, non chiedeteci quale partito appoggerà il Timone in questa lunga e importante campagna elettorale. Vi risponderemmo con la Nota dottrinale della Congregazione per la dottrina della fede sull’impegno politico dei cattolici, che invita a guardare ai programmi dei candidati e dei partiti, alla loro conformità con la dottrina sociale della Chiesa. E con la Nota dottrinale vi invitiamo a occuparvi di politica non tanto e non solo candidandovi direttamente, ma soprattutto portando nella vita delle comunità la chiarezza dei principi che il Magistero della Chiesa ricava dalla natura, dalla Rivelazione, dal senso comune e dall’esperienza storica, ossia da
tutto quel patrimonio accumulato nel corso di due millenni e che viene chiamato dottrina sociale naturale e cristiana. Vi invitiamo perciò a promuovere incontri di chiarificazione dottrinale e storica e anche di confronto fra le diverse proposte dei partiti politici e la legge naturale, che è il termine di paragone di ogni azione politica.
Vi invitiamo anche a chiedere, pubblicamente, ai candidati dei diversi partiti di pronunciarsi rispetto ai valori fondamentali per il destino di ogni comunità civile, la centralità del diritto alla vita e della famiglia, la libertà di educazione e in generale della società rispetto all’invadenza dello Stato. Chiedete loro di farlo pubblicamente, per iscritto o davanti a tanti testimoni e conservate questa documentazione nel caso abbiano a tradire la vostra fiducia e quella degli elettori. Così riprenderete una buona abitudine dei nostri antenati del movimento cattolico, che nei momenti importanti della vita del Paese seppero intervenire, in modi diversi ma sempre efficaci. Così, il 18 aprile 1948, l’Italia scelse la propria appartenenza al mondo occidentale e cristiano e così, nel 1913, seppe portare in Parlamento 228 deputati moderati contrari al socialismo. In entrambi i casi i cattolici fecero la loro parte, una parte determinante.
Ancora oggi i cattolici hanno una parte importante da recitare nella vita della nazione. Essi sono i custodi delle radici dell’identità italiana e il referendum del 12 e 13 giugno scorso ha dimostrato come i cattolici possano portare un contributo importante nella difesa e nella promozione di questi principi. Hanno soltanto bisogno di essere aiutati a orientarsi nei diversi frangenti della vita pubblica. Per il poco che possiamo, daremo senz’altro il nostro contributo.

Ricorda
«È oggi verificabile un certo relativismo culturale che offre evidenti segni di sé nella teorizzazione e difesa del pluralismo etico che sancisce la decadenza e la dissoluzione della ragione e dei principi della legge morale naturale. A seguito di questa tendenza non è inusuale, purtroppo, riscontrare in dichiarazioni pubbliche affermazioni in cui si sostiene che tale pluralismo etico è la condizione per la democrazia. Avviene così che, da una parte, i cittadini rivendicano per le proprie scelte morali la più completa autonomia mentre, dall’altra, i legislatori ritengono di rispettare tale libertà di scelta formulando leggi che prescindono dai principi dell’etica naturale per rimettersi alla sola condiscendenza verso certi orientamenti culturali o morali transitori, come se tutte le possibili concezioni della vita avessero uguale valore».

«La storia del XX secolo basta a dimostrare che la ragione sta dalla parte di quei cittadini che ritengono del tutto falsa la tesi relativista secondo la quale non esiste una norma morale, radicata nella natura stessa dell’essere umano, al cui giudizio si deve sottoporre ogni concezione dell’uomo, del bene comune e dello Stato».

«La Chiesa è consapevole che la via della democrazia se, da una parte, esprime al meglio la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche, dall’altra si rende possibile solo nella misura in cui trova alla sua base una retta concezione della persona. Su questo principio l’impegno dei cattolici non può cedere a compromesso alcuno, perché altrimenti verrebbero meno la testimonianza della fede cristiana nel mondo e la unità e coerenza interiori dei fedeli stessi. La struttura democratica su cui uno Stato moderno intende costruirsi sarebbe alquanto fragile se non ponesse come suo fondamento la centralità della persona. È il rispetto della persona, peraltro, a rendere possibile la partecipazione democratica».

«Giovanni Paolo II, continuando il costante insegnamento della Chiesa, ha più volte ribadito che quanti sono impegnati direttamente nelle rappresentanze legislative hanno il «preciso obbligo di opporsi» ad ogni legge che risulti un attentato alla vita umana. Per essi, come per ogni cattolico, vige l’impossibilità di partecipare a campagne di opinione in favore di simili leggi né ad alcuno è consentito dare ad esse il suo appoggio con il proprio voto».

«In questo contesto, è necessario aggiungere che la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti».

«… devono essere salvaguardate la tutela e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso e protetta nella sua unità e stabilità, a fronte delle moderne leggi sul divorzio: ad essa non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un riconoscimento legale. Così pure la garanzia della libertà di educazione ai genitori per i propri figli è un diritto inalienabile…».

«È avvenuto in recenti circostanze che anche all’interno di alcune associazioni o organizzazioni di ispirazione cattolica, siano emersi orientamenti a sostegno di forze e movimenti politici che su questioni etiche fondamentali hanno espresso posizioni contrarie all’insegnamento morale e sociale della Chiesa. Tali scelte e condivisioni, essendo in contraddizione con principi basilari della coscienza cristiana, non sono compatibili con l’appartenenza ad associazioni o organizzazioni che si definiscono cattoliche».

«La fede in Gesù Cristo che ha definito se stesso «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6) chiede ai cristiani lo sforzo per inoltrarsi con maggior impegno nella costruzione di una cultura che, ispirata al Vangelo, riproponga il patrimonio di valori e contenuti della Tradizione cattolica».

«A questo proposito è bene ricordare una verità che non sempre oggi viene percepita o formulata esattamente nell’opinione pubblica corrente: il diritto alla libertà di coscienza e in special modo alla libertà religiosa, proclamato dalla Dichiarazione Dignitatis humanae del Concilio Vaticano II, si fonda sulla dignità ontologica della persona umana, e in nessun modo su di una inesistente uguaglianza tra le religioni e tra i sistemi culturali umani».

Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, del 24 novembre 2002, approvata dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II il 21 novembre.
Testo integrale in www.vatican.va oppure in Cristianità, anno XXXI, n. 315, gennaio-febbraio 2003.

IL TIMONE – N.49 – ANNO VIII – Gennaio 2006 – pag. 6-7

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