Le persone cresciute da singoli o coppie omosessuali vivono spesso in mezzo a violenza relazionale, cambi di partner, abusi di alcol o droga, squilibri mentali. Frequenti sono abusi sessuali, depressione e problemi relazionali, consumo di stupefacenti. Lo dicono serissimi studi scientifici. Che vengono taciuti
“Matrimonio” omosessuale e adozione omosessuale sono cose diverse, ma in pratica interconnesse, perché equiparare le relazioni omosessuali al matrimonio vuol dire aprire la porta all’adozione omosessuale. Anche se per opportunismo le due cose differiscono di alcuni anni, è un passo inevitabile: riconoscere il matrimonio omosessuale vuol dire accettare l’ideologia che considera discriminazione qualsiasi distinzione tra omosessualità ed eterosessualità.
Dal punto di vista psicologico il matrimonio omosessuale è una follia: le relazioni omosessuali non hanno niente in comune con il matrimonio. Il matrimonio omosessuale è un travestimento: i partner possono tutt’al più desiderare e/o illudersi di vivere un’unione matrimoniale, ma la loro è una relazione sostanzialmente diversa. Lo riconosce, d’altra parte, la maggior parte degli omosessuali praticanti: soltanto 1 su 6 desidera un “matrimonio”, le donne più che gli uomini; e la percentuale di matrimoni omosessuali ufficiali è molto bassa dappertutto, nonostante i vantaggi economici. Per i militanti gay il riconoscimento del matrimonio omosessuale ha valore soprattutto simbolico, in vista dell’illimitata accettazione di tutte le forme di omosessualità.
Per gli ideologi gay il matrimonio omosessuale non è che l’inizio. Che cosa verrà dopo il matrimonio omosessuale si vede già negli USA: omosessuali poligami e viventi in “comuni”; se hanno figli, sono spesso inseminati con l’aiuto di un donatore gay o di un amico di una lesbica.
Estrema promiscuità
Per capire che significano il matrimonio e l’adozione omosessuale, bisogna prima studiare le relazioni omosessuali nei fatti.
Fin dal 1980 numerosissimi studi dimostrano che la fedeltà nelle relazioni omosessuali tra uomini, se esiste, di rado resiste oltre i 5 anni. In media, le lesbiche rimangono fedeli più a lungo, ma sono molto più promiscue delle donne eterosessuali.
L’80-90% degli omosessuali con partner fisso convive per meno di 10 anni (e per lo più senza fedeltà). Secondo uno dei migliori studi statistici la relazione “fissa” media di uomini omosessuali olandesi dura 1,5 anni (M. Xiridou et al., The contribution of steady and casual partnerships to the incidence of HIV infection among homosexual men in Amsterdam, «AIDS», 17 [2003], pp. 1009- 1038). Il perché lo spiega l’ex attivista gay Noel Mosen: «Il bisogno di sesso nel mondo omosessuale è così impellente che può arrivare a soggiogare completamente gli uomini omosessuali, che gli sacrificano tutto».
Malattie, alcol, droga e violenza
Le conseguenze sanitarie di questa promiscuità sono ben documentate: è molto più forte tra uomini omosessuali praticanti che tra eterosessuali l’incidenza di HIV, herpes e sifilide, cancro (soprattutto tumore anale) e altre malattie. Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, le infezioni HIV colpiscono con maggior frequenza omosessuali con relazione “fissa”. Le lesbiche sessualmente attive sono colpite da epatite B e C, vaginosi batterica e malattia infiammatoria pelvica in misura molto maggiore delle donne sposate. Uomini e donne omosessuali presentano assuefazione ad alcol, droga e fumo in misura molto superiore agli eterosessuali; e quelli che hanno avuto partner fissi muoiono molti anni (in media più di 10) prima dei coniugi normali, anche senza contare le morti per AIDS. Le relazioni omosessuali sono molto più segnate dalla violenza – spesso suscitata da gelosia e desiderio di vendetta – di quelle eterosessuali (G.L. Greenwood et al., Battering victimization among a probability-based sample of men who have sex with men, «American Journal of Public Health», 92 [2002], 12, pp. 1964-1969).
Anche se la scienza ha messo in luce la realtà tutt’altro che serena delle relazioni omosessuali, un’élite accademica, politica e mediatica si impegna a che il pubblico non venga a contatto con la verità nuda e cruda. Ogni volta che la cronaca riporta fatti negativi per l’immagine dello stile di vita gay, per esempio dati sulla connessa patologia medica e psichica, un tabù impedisce di imputarli a cause che non siano la “discriminazione”. Gli attivisti omosessuali e i seguaci della loro ideologia non fanno che lamentarsi dell’odio e dell’oppressione di cui sarebbero vittime gli omosessuali; ma li smentisce il fatto che nemmeno nei Paesi (per esempio l’Olanda) nei quali essi godono addirittura di privilegi gli omosessuali praticanti mostrano un quadro patologico meno grave che dove l’omosessualità è condannata.
Bambini adottati spesso gravemente danneggiati
Nel 2004 l’APA, l’Associazione Americana degli Psicologi, ha approvato una risoluzione favorevole all’adozione omosessuale. Ricerche avrebbero dimostrato che figli di coppie omosessuali presentano lo stesso grado di adattamento ed equilibrio emotivo di figli di famiglie normali. Questa risoluzione è un esempio paradigmatico di pseudoscienza al servizio di un’ideologia, propaganda mascherata da scienza; non per niente gli psicologi proponenti erano omosessuali attivisti di ambo i sessi. La maggior parte degli studi da loro citati sono metodologicamente viziati o assolutamente privi di valore (test e campioni inadeguati, intervistatrici lesbiche, e soprattutto interpretazioni pregiudizialmente pro-lesbiche). Però la cosa più curiosa è che da un’analisi più approfondita è emerso che persino quegli studi viziati dimostravano a grandi linee i danni psichici causati dal gay parenting. Non era la prima volta che l’APA sponsorizzava l’ideologia gay con scienza spazzatura: nel 1998 aveva ospitato in una delle sue riviste un articolo fuorviante nel quale alcuni psicologi pedofili omosessuali proclamavano la presunta innocuità delle relazioni pedofile.
I dati sono sempre più chiari: i figli biologici e adottivi di genitori omosessuali sono esposti con frequenza anormale a tensioni relazionali, violenza relazionale, separazioni e cambi di partner. Esiste una maggior probabilità che uno dei loro genitori (adottivi) abusi di alcol o droga, si ammali gravemente, presenti squilibri mentali o depressioni, o muoia prematuramente; e che i figli subiscano abusi sessuali. Per i figli adottivi, che sopportano già il peso di un passato doloroso e problematico, l’affidamento a coppie omosessuali è un trauma supplementare. I figli adolescenti di omosessuali presentano in percentuali del 20-30% (P. Cameron, Children of homosexuals and transsexuals more apt to be homosexual, «Journal of Biosocial Science», 38 [2006], pp. 413-418) problemi di identità sessuale e tendenze omosessuali. Il Prof. Lopez, americano, bisessuale, con due “madri” lesbiche, dice di se stesso: «Non avevo una figura maschile che mi facesse da esempio; mia madre e la sua compagna non erano come i padri e le madri tradizionali […] [pertanto] ero [cresciuto come] un ragazzo strano; e gli altri mi consideravano strano. Crescere con genitori gay è stato difficile, e la colpa non era dei pregiudizi dei vicini».
I figli di coppie omosessuali sentono la mancanza di genitori normali, e generalmente non vengono educati come ragazzi e ragazze normali. Anche per questo sono spesso oggetto di bullismo e umiliazioni; ma anche quando ciò non avviene si vergognano e si sentono estranei al loro ambiente. Si sentono soli di fronte ai genitori, che non capiscono le loro necessità naturali, e che soprattutto si occupano solo di se stessi – lo stile di vita omosessuale è iperegocentrico! – e si sentono soli di fronte ai loro coetanei. È emerso un dato dalle ricerche: è raro che la figlia adulta di un omosessuale dica che soffriva per il modo di vivere del padre; ma la verità è che la mancanza di un vero padre la sentiva. Dalle testimonianze di un gran numero di figli adulti di omosessuali si evince che da bambini essi soffrivano per la situazione innaturale della loro famiglia, ma non osavano dirlo, per vergogna, perché intimiditi dai genitori, oppure per non metterli in una posizione difficile (J. Stacey – T. Biblarz, (How) does the sexual orientation of parents matter?, «American Sociological Review», 66 [2001], pp. 159-183; P. Cameron, Children of homosexual parents report childhood difficulties, «Psychological Reports», 90 [2002], pp. 71-82).
Quello che si sapeva da anni è stato confermato recentemente nel migliore studio condotto finora su questo tema (M. Regnerus, How different are the adult children of parents who have samesex relationships?, «Social Science Research», 41 [2012], pp. 752-770), uno studio che ha incontrato forte opposizione, perché i risultati sono sfavorevoli all’ideologia gay. Però, per quanto si arrampichino sugli specchi, gli oppositori non riescono a confutare il fatto che i figli adulti che sono stati educati per un periodo più o meno lungo da un genitore omosessuale sessualmente attivo o da una coppia omosessuale presentano un quadro sociale e psicologico molto peggiore di quello di figli adulti di genitori divorziati, single, patrigno o matrigna o genitori adottivi normali. La salute sociale e psichica dei figli adulti di genitori biologici non separati è la migliore di tutte in assoluto, e quella dei figli con genitori omosessuali è la peggiore in assoluto. È emerso che questi ultimi presentavano il livello medio d’istruzione più basso, il maggior numero di disoccupati dipendenti dai sussidi sociali, il maggior numero di problemi relazionali, di convivenze extraconiugali, di relazioni etero od omosessuali, di ricorsi alla terapia per ansia, depressione e problemi relazionali, di consumo di marijuana, di problemi con la polizia e la Giustizia; soltanto il 70% era “totalmente etero”; avevano subito con maggior frequenza approcci sessuali da parte di una madre lesbica e avevano vissuto meno degli altri la famiglia come un ambiente sicuro. Sono dati che riflettono la situazione generale, ma la cosa migliore per capire concretamente che significa per i figli avere genitori omosessuali è sentirsi raccontare la loro inside story quando sono già adulti (un documento di prima classe: Dawn Stefanowicz, Fuori dal buio, Ares, 2012). Il Prof. Lopez ha tratto dalla sua gioventù traumatica con due “genitrici” lesbiche questa lezione: «Quando sono diventato padre […] ho giurato di non separarmi mai da mia moglie, e di non avere mai relazioni con altri, uomini o donne. L’ho fatto per proteggere i miei figli dai danni di una situazione tragica […]. Per un genitore il perno delle questioni etiche sono i figli, e si deve essere disposti a sacrificare per loro il proprio interesse personale».
È più che sufficientemente dimostrato che la famiglia normale intatta produce gli adulti migliori dal punto di vista psichico, sociale e medico, e che la crisi della famiglia causa una marea di miserie psichiche e sociali. E invece di tentare di rimediare alla crisi, la si aggrava promuovendo la peggiore alternativa pensabile alla famiglia e alla genitorialità normali: l’adozione omosessuale. La maggior parte di quei bambini ne risentirà per tutta la vita.
L’ideologia gay è assolutamente egoista, cieca di fronte alla sofferenza e ai bisogni naturali del bambino.
IL TIMONE N. 121 – ANNO XV – Marzo 2013 – pag. 36 – 38
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