Come si recita il Rosario
Gli elementi essenziali
· Si comincia facendo il Segno della Croce e dicendo: “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen”.
· Poi si pronuncia il Mistero. Per esempio: “Primo mistero gaudioso: l’Annuncio dell’Angelo a Maria”.
· Dopo una breve pausa di riflessione, si prosegue con la recita del Padre Nostro. Se vi è più di una persona, la prima parte la recita chi guida, la seconda gli altri presenti.
· Si continua recitando 10 Ave Maria tutte in fila. Se vi è più di una persona, la prima parte la dice chi guida, la seconda gli altri.
· AI termine delle 10 Ave Maria si recita il Gloria: la prima parte chi conduce, la seconda gli altri.
Così si conclude il Mistero. Durante tutto il tempo si cerca di tenere la mente concentrata sul Mistero.
· Ripetendo queste modalità, si passa agli altri Misteri. Ad ogni decina della Corona si può aggiungere un’invocazione. La più nota è: “O Gesù, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno e porta in Cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia” .
· Un Rosario si considera concluso quando si recitano i cinque Misteri di una Corona. In totale i Misteri sono 20, divisi in 4 Corone: i Misteri della Gioia (o “gaudiosi”, si meditano il lunedì e il sabato);
i nuovi Misteri della Luce (o “luminosi”, si meditano il giovedì); i Misteri del Dolore (o “dolorosi”, si meditano il martedì e il venerdì) e i Misteri della Gloria (o “gloriosi”, si meditano il mercoledì e la domenica). Si possono naturalmente recitare ogni giorno tutti e 20 i Misteri.
. AI termine dei 5 Misteri si recitano la Salve Regina, poi un Padre, Ave e Gloria secondo le intenzioni del Papa e infine le Litanie Lauretane, o altre preghiere mariane.
L’atteggiamento corretto
Per comprendere qual è l’atteggiamento giusto da tenere quando si recita il Rosario, ci aiutano le parole del cardinal Martini: “Il Rosario è una preghiera che richiede una certa calma, una certa distensione, l’acquisizione di ritmi che ci permettano di entrare in uno stato vero di preghiera e non soltanto in una recita verbale… bisogna soprattutto badare non tanto alla quantità delle cose, quanto ad un vero ritmo, che allora davvero nutre il nostro spirito, ci entra dentro” [da Carlo Maria Martini, Le virtù del cristiano. Meditazioni per ogni giorno].
E precisa l’abate benedettino monsignor Mariano Magrassi, già arcivescovo di Bari: “Il Rosario è contemplazione dei misteri di Cristo. Non è ripetizione meccanica delle formule. Allora che cosa significa contemplare, per esempio, Gesù che agonizza nell’orto, dicendo” Ave Maria”? Significa cercare di guardare Gesù che agonizza nell’orto quasi con gli occhi di Maria. Immaginate i suoi sentimenti davanti a quell’evento di Cristo e immedesimatevi con quei sentimenti, Mi pare che sia questo che armonizzi nel Rosario la contemplazione dei misteri e il fatto di ripetere l’Ave Maria. È un contemplare Cristo con gli occhi della Madre. Nessuno meglio di lei ha capito il mistero di Cristo!” [da Mariano Magrassi, Maria stella del nostro cammino].
Illuminante l’insegnamento di papa Giovanni Paolo Il: “Recitare il Rosario significa mettersi alla scuola di Maria ed apprendere da lei, Madre e discepola del Cristo, come vivere in profondità ed in pienezza le esigenze della fede cristiana. Ella fu la prima credente e, della vita ecclesiale, ella nel Cenacolo fu centro di unità e carità tra i primi discepoli del suo Figlio. Nella recita del Santo Rosario non si tratta tanto di ripetere delle formule, quanto piuttosto di entrare in colloquio confidenziale con Maria, di parlarle, di manifestarle le speranze, di confidarle le pene, di aprirle il cuore, di dichiararle la propria disponibilità nell’accettare i disegni di Dio, di prometterle fedeltà in ogni circostanza, soprattutto in quelle più difficili e dolorose, sicuri della sua protezione, e convinti che ella ci otterrà dal suo Figlio tutte le grazie necessarie alla nostra salvezza. Recitando il Santo Rosario, infatti, noi contempliamo il Cristo da una prospettiva privilegiata, cioè da quella stessa di Maria, sua Madre; meditiamo cioè i misteri della vita, della passione e della risurrezione del Signore con gli occhi e col cuore di colei che fu più vicina a suo Figlio. Siamo assidui alla recita del Rosario sia nella comunità ecclesiale, sia nell’intimità delle nostre famiglie: esso, sulla scia del le ripetute invocazioni, unirà i cuori, riaccenderà il focolare domestico, fortificherà la nostra speranza e otterràa tutti la pace e la gioia del Cristo nato, morto e risorto per noi” (2 ottobre 1988).
Un invito, quello del Sommo Pontefice, che noi cattolici non dobbiamo lasciar cadere.
IL PAPA E IL ROSARIO
Dossier: La preghiera del Rosario
IL TIMONE N. 25 – ANNO V – Maggio/Giugno 2003 – pag. 32 – 34
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