Il cristianesimo e i confessori sradicarono la diffusissima mentalità superstiziosa che ostacolava la nascita di un pensiero razionale e scientifico. Una mentalità che permane anche oggi dove il cristianesimo non è penetrato a sufficienza
Si è già detto, in passato, che la scienza e la medicina moderna sono nate in Italia e in Europa, e non altrove, non per caso, non per un insieme straordinario e duraturo di coincidenze, bensì a causa della visione teologica, antropologica e cosmologica propria della concezione biblica. Molti sono gli argomenti per dimostrare quanto si è detto, per cui mi limiterò a sottolineare un concetto, che a prima vista potrebbe apparire strano: la mentalità scientifica, che è un sottoinsieme della mentalità razionale, deve la sua nascita, oltre che al libro della Genesi, al 1° comandamento: «Non avrai altro Dio all’infuori di me». È questo ordine di Dio, infatti, a far sì che i cristiani siano i primi ad emanciparsi dal culto della Natura e da tutto ciò che vi è connesso: animismo, politeismo, magia, astrologia, divinazione, culto degli spiriti, ecc. L’idea di un Dio unico, Creatore, insomma, ripone l’uomo al vertice del creato e lo colloca, appunto, sotto Dio, ma sopra la Natura. Tra le tante conferme, una interessante viene dall’analizzare brevemente un classico documento storico, i penitenziali medievali, cioè quei manuali che servivano ai confessori per catalogare i peccati. I penitenziali sono una straordinaria prova di quanto proprio i comandamenti e la direzione spirituale connessa al sacramento della confessione abbiano contribuito a creare i nostri concetti di matrimonio, onestà, giustizia e, per quanto ci interessa questa volta, razionalità.
Se ne analizziamo qualcuno, possiamo infatti renderci conto che furono proprio la religione cristiana e i confessori a sradicare piano piano dall’Europa quella mentalità magica e superstiziosa di provenienza pagana che è ostacolo ad ogni possibile nascita di un pensiero razionale, e che in altri continenti, dove il cristianesimo non è arrivato con la stessa forza, permane a tutt’oggi.
Possiamo partire analizzando il penitenziale bizantino di Teodoro Studita. Al punto 26 si può leggere: «Chi confessa incantesimi e venefici deve mangiare, secondo san Basilio, per 15 anni cibi asciutti […] Per chi si è rivolto ai vati il grande Basilio stabilì 15 anni di scomunica».
Se passiamo in Occidente, si può citare il penitenziale del missionario Pirmino (†753), attivo nell’antica Neustria e nella valle del Reno, a contatto con popoli barbari che professavano svariate superstizioni. Al punto 22 del penitenziale si legge: «Non adorate gli idoli; non fate voti presso le pietre né gli alberi, nei luoghi ritirati, presso le sorgenti […]. Non affidatevi agli incantatori, agli stregoni, agli aruspici, agli indovini, agli iettatori. Non credete al significato magico degli starnuti, né alle superstizioni relative all’orecchio, né ai malefici diabolici […]. Non attaccate mazzi di erbe magiche sotto i vostri vestiti o sotto gli abiti dei vostri familiari. Non prestate fede a coloro che pretendono di modificare le stagioni e sottrarvi i frutti; non date loro i frutti. Non credete agli stregoni […]. Non attaccate ai crocicchi delle strade o agli alberi riproduzioni in legno di membra umane; queste pratiche sono inefficaci per ridarvi la salute. Non mandate urla quando c’è un’eclissi di luna. Non credete neppure che il finocchio sia un’erba diabolica e non mettetevelo in testa». Vediamo ora qualche passo dal penitenziale anglosassone di Teodoro (VIII secolo). Anche in questo caso dai divieti presenti nel testo, possiamo comprendere quali fossero le credenze dei pagani del tempo: «se una donna pone sua figlia sul tetto o in una fornace per farla guarire dalla febbre, faccia penitenza 7 anni. Chi fa ardere dei semi dove è morto un uomo, per la salute dei viventi e della casa, faccia penitenza per 5 anni […]. Chi osserva gli auguri o gli aruspici o i sogni o qualunque divinazione secondo il costume dei pagani […] se è del clero sia cacciato, altrimenti faccia penitenza per 5 anni».
Cosa si può dire dopo queste prime letture? Che la Chiesa e il cristianesimo hanno educato alla razionalità, alla libertà, contro la superstizione, il determinismo, la visione magica propria dei popoli pagani antichi. Già il pagano Celso, nel II secolo, notava questo fatto, lamentando che «degli oracoli che pronunciano la Pitia, le sacerdotesse di Dodona, Apollo Clario, i Branchidi, Ammone, i cristiani non tengono alcun conto» (Origene, Contro Celso, VII, 3-7).
Un’altra testimonianza: il celebre penitenziale di Burchardo di Worms (1008-1012 ca). Vi si possono leggere queste domande: «hai consultato gli stregoni, li hai introdotti in casa tua per cercare un oggetto smarrito o per fare purificazioni? Hai, secondo l’uso dei pagani, consultato indovini, come dei profeti, per conoscere l’avvenire? Hai consultato gli iettatori, gli indovini, gli auguri o gli incantatori? In caso affermativo, 2 anni di penitenza». E ancora: «Hai adorato gli elementi, luna o sole, il corso delle stelle, la luna nuova, l’eclissi della luna […] hai aspettato la luna nuova per costruire la casa o per contrarre matrimonio? […] Hai confezionato amuleti o portafortuna diabolici, come fanno alcuni per istigazione del demonio?». Ancora: «hai celebrato il giovedì in onore di Giove? […] hai creduto anche tu che alcune donne hanno il potere, entrate in una casa, di stregare con la parola, lo sguardo, o semplicemente stando ad ascoltare, i pulcini delle oche, dei pavoni, delle galline, i porcellini o i piccoli di altri animali e di farli morire? In caso affermativo, devi fare penitenza un anno».
Spostiamoci al Cinquecento. I padri del Concilio di Trento, il 4 dicembre del 1563, 56 anni prima del Sidereus nuncius di Galilei, inseriscono tra i libri all’Indice i trattati di «geomanzia, idromanzia, aeromanzia, piromanzia, oniromanzia, chiromanzia, negromanzia » e i testi nei quali siano contenuti «sortilegi, istruzioni per fabbricare filtri magici, predizioni, auspici, scongiuri, arti magiche», mentre permettono «le classificazioni e le osservazioni naturali scritte a vantaggio della nautica, dell’agricoltura o della medicina».
Negli stessi anni i penitenziali classificano la superstizione come peccato contro il 1° e il 2° comandamento. Per esempio, nel Trattato sulla confessione del Beato Antonino, vescovo di Firenze, del 1529, leggiamo paragrafi intitolati: De incantationibus; De adoratione creaturae («se adorò qualche creatura, facendo orazione verso di essa, è peccato mortale»); De divinationibus; De superstitionibus; De constellationibus; De incantationibus («se credette che le donne si tramutano in gatte o altri animali e vanno di notte a succhiare il sangue dei bambini»). Analoghe le condanne verso incantesimi, stregonerie, parole magiche, tentativi di predire il futuro, malefici, scongiuri ecc., presenti nella Breve istruzione de’ confessori di Bartolomeo de Medina, stampato Venezia nel 1587, oppure nel Trattato della confessione et comunione di Luis de Granada, stampato anch’esso a Venezia nel 1591.
Risulta chiaro, in conclusione, il ruolo della visione religiosa cristiana come preliminare alla creazione di una mentalità razionale (e quindi anche di una mentalità scientifica).
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«È stato il cristianesimo a creare la civiltà occidentale », senza la sua influenza «la maggior parte di noi non avrebbe imparato a leggere e gli altri leggerebbero ancora papiri scritti a mano. […] il mondo intero sarebbe oggi più o meno dove le società non europee erano, diciamo, nel 1800: un mondo pieno di astrologi e alchimisti, ma non di scienziati. Un mondo di despoti, senza università, banche, fabbriche […]. Un mondo dove la maggior parte dei bambini non raggiunge i cinque anni di vita e molte donne muoiono dando alla luce un figlio, un mondo che vive veramente in secoli bui».
(Rodney Stark, La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza, Lindau, 2006, p. 343).
Per saperne di più…
Cyrille Vogel, Il peccatore e la penitenza nel medioevo, Elle Di Ci, 1988.
Francesco Agnoli, Indagine sul cristianesimo, Piemme, 2010. Rodney Stark, La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza, Lindau, 2006.
Giacomo Samek Lodovici, La Chiesa? Una grande amica della scienza, in il Timone, n. 62 (2007), pp. 36-38, www.iltimone.org .
IL TIMONE N. 103 – ANNO XIII – Maggio 2011 – pag. 50 – 51