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9.12.2024

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La scuola espropriata
1 Febbraio 2014

La scuola espropriata

La scuola è nata dall’amore della Chiesa per la cultura e per l’educazione. Dopo l’Illuminismo è stata occupata dagli Stati e ha percorso lo stesso itinerario delle ideologie. Oggi esiste una scuola di massa per far crescere i giovani secondo un conformismo di massa

Dobbiamo ammettere che la gratitudine è virtù rara. Quando abbiamo ricevuto qualcosa, spesso dimentichiamo chi ce l’ha donata. La scuola, come strumento che permette il trasferimento del sapere da una generazione all’altra, ci è stata offerta dalla Chiesa. Le popolazioni germaniche, attuanti il più grande travaso di popolazione da un continente all’altro prima di quello attuale, non avevano scuole, e trasmettevano solamente quanto era conservato dalla memoria orale. Con la creazione dei monasteri, sempre forniti di scriptorium, la Chiesa assicurò la permanenza della cultura classica e anche di quella germanica perché furono i monaci a trascrivere le saghe di quelle popolazioni.

Il ruolo dei monasteri
Poco dopo il 1000, la società europea conobbe una notevole ripresa demografica accompagnata da intensa colonizzazione delle pianure europee, per opera di monaci cistercensi e premonstratensi. Da quei monasteri venivano gli ordinamenti democratici (i monaci si consideravano fratelli, qualunque fosse il ceto di origine) che suggerirono la formazione dei comuni con la ripresa dell’economia di mercato e la circolazione monetaria per facilitare gli scambi di merci. Sorse acuto il bisogno di regolare i rapporti umani da fondare sul diritto e non sulla forza. Spesso le scuole delle cattedrali e gli studi generali dei nuovi ordini Francescano e Domenicano si trasformarono in Università, ancor oggi alla testa della creazione di cultura nuova.

I Gesuiti e il liceo
A lungo la società apparve fondata sulla nobiltà feudale e sul diritto che cercava di limitare la prepotenza della prima. Con l’umanesimo e l’invenzione della stampa avvenne il ridimensionamento della nobiltà feudale dedita alle armi e abbastanza ignorante. Ci fu l’esplosione di richiesta di cultura, perché il futuro stava dalla parte del libro e non della spada. I Gesuiti compresero per primi che occorreva dare una risposta autorevole alla fame di istruzione e crearono le prime scuole pubbliche in Europa, composte di classi omogenee per età, con curricula di studio comprendenti le lingue classiche e moderne, la storia e la geografia, la matematica e la geometria, l’equitazione e la scherma, il teatro e la retorica, per abilitare i giovani all’ingresso nelle università. Il nostro liceo discende dal modello dei collegi dei Gesuiti.

L’università e la rivoluzione scientifica
Nel XVIII secolo le università presentavano ancora la struttura a piramide che prevedeva una base formata dalle artes (l’antico trivio con grammatica, retorica, dialettica; e il quadrivio con aritmetica, geometria, musica e astronomia); sopra le artes stavano le facultates (diritto civile e canonico, medicina, filosofia), mentre al vertice c’era la theologia come culmine di ogni sapere che subalternava a sé i risultati delle altre scienze.
Le scienze della natura (astronomia, fisica, chimica) rivendicarono la più completa autonomia dalla metafisica, adducendo i risultati dell’unico linguaggio veramente rigoroso, la matematica. Quest’ultima ritenne di possedere il modello definitivo di certezza, fondato sulla misurabilità di ogni asserto posto a base delle scienze della natura. L’altro versante della modernità è rappresentato dall’empirismo anglosassone consistente nell’attribuire certezza solamente a ciò che era costatato dai sensi. La rivoluzione scientifica fu completata da Kant quando dichiarò che la matematica e la fisica erano vere scienze, a differenza della metafisica e della religione, che si fondano su asserti non misurabili empiricamente o matematicamente.
L’ottimismo del secolo XVIII appare strepitoso: si era convinti che la ragione avrebbe trionfato sull’oscurantismo medievale, guidando l’umanità verso un’epoca di felicità per tutti gli uomini, un’avventura conclusa nella rivoluzione francese. La ghigliottina risulta da un concorso per trovare il metodo più democratico e indolore per livellare l’umanità, proprio come si fa con la falciatrice del prato, impiegata non in odio al prato, ma per avere le erbe pareggiate. Non si tiene conto che alcune erbe crescono più in fretta di altre e perciò la falciatrice risulterà di impiego permanente, se si vuole mantenere un prato gradevole alla vista. La rivoluzione, per coerenza ai propri principi, chiuse le chiese, abolì le scuole dei religiosi perché solamente lo Stato doveva essere l’educatore delle future generazioni. Per necessità pratica furono inventate le Grandes écoles come la normale superiore che doveva formare i futuri insegnanti, il politecnico per gli ufficiali di artiglieria, la scuola d’amministrazione per la burocrazia. Si trattava di scuole rigorosamente laiciste, anche se, con la restaurazione, si permise ai religiosi, che nel frattempo si erano rifondati, la creazione di scuole cattoliche che tuttavia dovevano seguire i nuovi programmi statali. In Germania avvenne la creazione dell’Università di Berlino secondo gli ordinamenti di Wilhelm von Humboldt, mentre in Gran Bretagna duravano gli ordinamenti precedenti. L’università perdette la sua struttura piramidale e ne assunse una a parallelepipedo con pari dignità di tutte le scienze, purché impiegassero il nuovo metodo storico-critico elaborato dalla filosofia tedesca.

In Italia

Il Risorgimento italiano si sviluppa seguendo i modelli francesi. Il Regno di Sardegna fin dal 1847 comprese di poter guidare la riunificazione italiana. Nel 1848, durante la Prima Guerra d’Indipendenza, fu decisa la cacciata dei Gesuiti dal regno con chiusura delle loro scuole, comprese quelle delle gesuitanti, le Dame del Sacro Cuore, accusate di praticare gli stessi principi sul versante femminile.
Angela Pellicciari in Risorgimento da riscrivere riporta un episodio. In Savoia c’era una sola scuola superiore femminile, a Chambéry, frequentata anche da allieve svizzere e francesi perché rinomata. Ai deputati della Savoia, lamentanti che con la chiusura di quella scuola non ce ne sarebbero state altre per le ragazze, il ministro rispose che, piuttosto di una scuola di gesuitanti, era meglio nessuna scuola: bisogna ammettere che a quei tempi si sapeva essere chiari.

Dallo storicismo all’ideologia del gender
Dopo l’unità d’Italia occorreva pagare le spese di guerra. Aveva cominciato Cavour confiscando nel 1855 la metà degli stabilimenti ecclesiastici del Piemonte. Proseguì il governo italiano nel 1866 chiudendo monasteri e ordini religiosi, compresi molti seminari che nelle piccole città del sud erano le uniche scuole superiori per accedere all’università. Furono lasciate in vita solamente le parrocchie. Gli edifici sequestrati furono trasformati in caserme, ospedali, carceri, scuole statali senza l’insegnamento della religione. Non si osò chiudere alcuni prestigiosi istituti diretti da ordini religiosi, ma dovevano seguire i nuovi ordinamenti. Fu scelto il modello della scuola superiore tedesca, attuato da due notevoli filosofi, Benedetto Croce (1866-1952) e Giovanni Gentile (1875-1944). Essi operarono la riforma della scuola superiore italiana che doveva imporre la nuova visione del mondo, quella storicista tesa a dimostrare che la Chiesa cattolica in passato aveva avuto una certa funzione, ma che dall’Illuminismo in poi erano altre le forze alla guida del progresso umano. Con lo storicismo si prepara la dittatura del relativismo: chi vince doveva vincere e occupa il potere fino a quando comparirà un nuovo padrone.
Gentile fu anche ideologo del partito fascista, per poco tempo perché Mussolini non delegava ad altri il compito di inventare le parole d’ordine. Gentile influì profondamente su Gramsci che comprese la necessità di modificare la strategia per la conquista del potere da parte del Partito Comunista. Egli suggerì la necessità di occupare prima le leve della cultura perché il potere economico sarebbe venuto in seguito, mediante una rivoluzione indolore, con il successo elettorale, ma dopo aver modificato il senso comune degli italiani, troppo tenacemente cattolico per prestare fede alle favole marxiane. Si può affermare che il disegno gramsciano si è realizzato ai nostri giorni a seguito delle campagne per il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, l’omosessualità e ora, come ultima frontiera, l’ideologia del gender.


Dossier: SCUOLA-EDUCAZIONE: UN PROBLEMA ITALIANO

IL TIMONE N. 130 – ANNO XVI – Febbraio 2014 – pag. 44 – 45

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